IL SOCCORSO DEL 118 LUCANO È IL PIÙ LENTO DI TUTTA ITALIA
In Basilicata una media d’attesa di 33 minuti per un’ambulanza: 18 minuti, il limite per legge
La sanità lucana continua ad aggiungere al suo “albo d’oro” record negativi. Secondo un’indagine di Cittadinanza attiva, a cui ha seguito un’inchiesta del quotidiano “La Stampa”, in Basilicata sarebbero ben 33 i minuti d’attesa in media per ricevere il soccorso di un mezzo del 118. È la regione con più ritardi in Italia, seguita dalla Calabria con 26 minuti, poi Molise con 23, 22 l’Abruzzo, 21 la Valle d’Aosta e 20 il Veneto. In Italia i Lea, ovvero i livelli essenziali di assistenza validi in tutte le regioni, stabiliscono che dal momento della chiamata il mezzo di soccorso debba essere sul posto entro e non oltre 18 minuti, con l’equipe pronta a salire in ambulanza entro 120 secondi. Ciò indipendentemente dal codice assegnato per la gravità dell’intervento. Più di un terzo delle regioni andrebbero oltre questo limite, che in de- terminate situazioni può risultare fatale. Quest’indagine riporta dati pre-pandemici ma il Covid19, secondo gli operatori, ha solamente acuito questa problematica. La mancanza di mezzi ha dilatato i tempi di soccorso, già per forza di cose incrementati vista la necessità di sanificare le ambulanze utilizzate per il trasporto di un paziente positivo. Questa procedura porta via in media circa 20 minuti, con alte probabilità di aumento data la distanza che solitamente intercorre tra le centrali di sanificazione e gli ospedali. In questi ultimi anni, anche dopo aver attraversato i periodi più acuti della pandemia, ci siamo “abituati” ad immagini – in tv e sui social – di code di ambulanze in attesa per l’accesso in Pronto Soccorso. Quello che emerge, dalle varie testimonianze raccolte dall’inchiesta, è un problema strutturale: alla mancanza di posti letto si aggiunge la carenza di personale nelle centrali operative del 118 che dovrebbero smistare le chiamate d’emergenza. Un provvedimento di inizio 2000 ha stabilito la dotazione di un mezzo ogni 60mila abitanti: provvedimento che però non ha tenuto conto della distribuzione della popolazione in alcune aree del Paese. In grandi città come Roma e Milano quel mezzo si trova a coprire un singolo quartiere, diversamente da ciò che accade in piccole aree come la Basilicata dove una minor densità della popolazione, distribuita in piccoli comuni e unita alla mancanza di infrastrutture stradali tali da consentire rapidi spostamenti, rende il tutto più complicato. Come risolvere il problema? In diverse zone d’Italia il soccorso è più capillare grazie al volontariato delle varie “Croci”, ma al Sud questo sistema sembra andare molto più in affanno. È quanto si troverà ad affrontare il neoministro della Salute, Orazio Schillaci: servono più investimenti nella sanità, specialmente al Sud, come il Covid-19 ha già fatto notare. Dopo aver, per certi aspetti, rappresentato un modello di gestione della pandemia in tutta Europa, ora urge fronteggiare i suoi effetti indiretti, e dopo due anni, non più così tanto invisibili.
Di Andrea Carcuro