REGIONE, MAGGIORANZA CERCASI
Se Atene piange Sparta non ride: Cdx ancora spaccato
Come era prevedibile è iniziata nel centrodestra regionale la discussione sul perimetro delle maggioranze. Con il rientro in Consiglio di Bellettieri e la rinuncia alle dimissioni di Francesco Piro, in attesa di eventuali modifiche alle misure cautelari nei confronti di Leone, il Consiglio Regionale torna ad essere di 20 persone. La Severino opera per il solo Rocco Leone e, quindi, la maggioranza necessaria è di 11 persone. Il Generale può contare sul sostegno dei due Consiglieri di Fratelli d’Italia (Coviello e Quarto), su quello del forzista Bellettieri, degli indipendenti Sileo e Baldassarre e dei Consiglieri Cicala, Aliandro e Cariello della Lega, con il voto del Presidente la maggioranza si ferma a 9.
LA POSIZIONE DI PIRO
Francesco Piro, nella sua dichiarazione in Consiglio e nelle successive interviste, non ha fatto nulla per nascondere il suo disappunto verso il suo Partito che si è preoccupato più della sua successione che del suo destino e ha esplicitato la sua volontà di decidere come votare singolarmente su ogni punto. Una posizione che, quindi, esclude la partecipazione organica alla maggioranza e che costringerà la coalizione a dover cercare ogni volta un punto di incontro tra le proposte e la sua volontà. Del resto l’indifferenza mostrata dalla maggioranza e la distanza evidenziata da Bardi nei confronti di Piro giustificano apertamente la sua indifferenza ad ogni logica di coalizione.
VIZZIELLO E ZULLINO TRA DENTRO E FUORI
Con un piede dentro e uno fuori il duo leghista. Durante la discussione sull’accettazione delle dimissioni lo scontro tra Vizziello da una parte e la maggioranza dall’altra ha raggiunto l’apice. Come a volersi togliere un sassolino dalla scarpa il consigliere di Lavello ha evidenziato tutti i punti che lo separano dalla maggioranza e da Bardi. Una posizione che, però, non esclude la partecipazione alla maggioranza ma che pone degli interrogativi seri al Governo Regionale e lo mette nelle condizioni di cogliere lo spazio politico nel quale muoversi. Non chiedono poltrone Vizziello e Zullino, pretendono risposte alle proprie proposte, chiedono un cambio di passo sulla sanità e sui consorzi di bonifica senza i quali non vedono realizzarsi quel cambiamento promesso in campagna elettorale. Alle richieste politiche dei due la Lega, per bocca dei vertici locali Fanelli e Cariello, rispondono con una pretesa di chiarezza della posizione. Invece di aprire il tavolo della discussione, Fanelli e Cariello intimano a Marti e Salvini di decidere cosa fare, chiedendo l’espulsione dei dissidenti. Una posizione che nega la necessità di un dialogo e, soprattutto, sembra logicamente incompatibile con la necessità di non allargare la maggioranza.
FRATELLI D’ITALIA CONTRO L’ALLARGAMENTO?
A leggere le dichiarazioni di Coviello e Quarto sembrerebbe che Fratelli d’Italia apra due fronti polemici contemporaneamente. Da un lato il Partito chiude ad ogni ipotesi di allargamento della maggioranza, dall’altra prendono le distanze da Vizziello e Zullino. Le due posizioni, ovviamente, non stanno in piedi insieme. Se non si allarga la maggioranza e non si apre alle richieste di Vizziello e Zullino non ci sono i numeri per continuare a governare. La matematica continua ad inchiodare la coalizione a 9 consiglieri regionali, due in meno del numero legale e della maggioranza assoluta.
COVIELLO IL TRAGHETTATORE
Il retroscena di Via Anzio, però, ci dice che esiste una differenza sostanziale tra il dire e il fare. Il capogruppo in regione di FdI Coviello, infatti, secondo i bene informati sarebbe il vero artefice dei lavori sotterranei finalizzati ad allargare in modo occulto il perimetro della maggioranza a Braia e Polese. Il compromesso sul quale si starebbe lavorando è quello di fare in modo che i due consiglieri di Italia Viva si limitino a garantire il numero legale in aula. Un apporto che consentirebbe ai centristi di salvare la faccia votando contro i provvedimenti del Governo e al Generale di preservare la propria sopravvivenza al Governo. Un tatticismo che sfrutta i meccanismi consiliari. Se, infatti, Braia e Polese partecipano alle votazioni i 9 voti della maggioranza sono sufficienti a far approvare qualsiasi provvedimento, se i due si alzassero dall’aula la maggioranza non avrebbe i numeri per far votare niente. Ad eseguire gli ordini del Generale e del suo triumvirato e gestire i rapporti in Consiglio è proprio il capogruppo di Fratelli d’Italia, supportato indirettamente dal Senatore Rosa. L’ex assessore all’ambiente, infatti, da spietato accusatore di Bardi si è trasformato in alleato del Generale. Il Senatore, infatti, sbollita la rabbia per l’esclusione dalla Giunta ha oggi l’interesse a difendere la posizione di Galella e farlo crescere per garantirgli l’elezione nel prossimo Consiglio Regionale. L’interesse comune di Rosa e Coviello è quello di garantire la sopravvivenza della Giunta Regionale per tutelare lo- ro stessi. Il compromesso tattico del mantenimento del numero legale da parte di Italia Viva riuscirebbe a salvare la capra del celodurismo di Rosa con la capra dell’allungamento della legislatura e non esporrebbe IV ad accuse di trasformismo. Insomma potrebbe ripetersi all’infinito lo schema visto per la votazione dell’accettazione delle dimissioni e le successive surroghe. Se questi retroscena sono veri lo vedremo nella prossima adunata del Consiglio Regionale dove sarà possibile verificare se IV continuerà a mantenere il numero legale in Consiglio.
LA MOZIONE DI SFIDUCIA
Durante la fase calda delle indagini il M5S presentò una mozione di sfiducia chiedendo alle altre opposizioni di sottoscriverla. Per salvarsi dall’accusa di inciucio Italia Viva ne ha depositata un’altra. Nessuna delle due ha le firme per essere discussa, le firme ci sarebbero soltanto se le due opposizioni si unissero in un’unica mozione. Anche se tutto ciò accadesse, però, sarebbe soltanto una presa in giro finalizzata a coprire il trasformismo sotterraneo. Una mozione di sfiducia, infatti, necessita di 11 voti per essere approvata. L’opposizione si ferma a 8 e nessuno dei Consiglieri di maggioranza ha dichiarato ufficialmente di essere passato all’opposizione. Tutto ciò sia le opposizioni che la maggioranza lo sanno bene. Fino a quando verrà garantito il numero legale in aula sui provvedimenti del Governo niente potrà scalfire la sopravvivenza del Generale. Far mancare il numero legale resta l’unico strumento per l’opposizione per paralizzare Bardi e costringerlo alle dimissioni. Ed è proprio per evitare questo che Coviello avrebbe avviato, su mandato di Bardi, le interlocuzioni con Braia e Polese. Né chiarimento né allargamento, la parola d’ordine è sopravvivenza.
Di Massimo Dellapenna