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CARCINOMI MAMMARI: SULL’UTILIZZO DEI FONDI, LA REGIONE ALLA VERIfiCA DEI FATTI

Emendamento test gratuiti, l’autore fu il lucano De Filippo

L’ex Deputato lucano Vito De Filippo torna ad accendere i riflettori su un tema purtroppo sempre attuale e particolarmente delicato, i carcinomi mammari nelle donne ed i test genomici: «Se il Ministero ha fatto il riparto per Regioni, qual è la struttura preposta in Basilicata ad effettuare i test genomici? E come mai sul tema c’è poca informazione?». Partiamo dall’ultima vicenda e ricostruiamone i fatti. Ieri De Filippo twittava: «Tumore alla mammella: “Cittadinanzattiva” invia istanza di accesso civico nelle Regioni su test genomici. Che succede in Basilicata? Per la salute delle donne è stata un’iniziativa straordinaria» e rilancia la questione. Dalla Gazzetta Ufficiale si evince che «a decorrere dall’anno 2021, le risorse […] sono ripartite tra le Regioni e le Province autonome tenendo conto del numero dei test da somministrare in relazione alla popolazione femminile residente, alla potenziale incidenza e prevalenza del carcinoma mammario e alla stratificazione clinico-patologica secondo la tabella…» E proprio la tabella citata riporta le somme ripartite alle Regioni, sui 20 milioni totali. Per la Basilicata si parla di «141.976 euro; 71 i Test attesi calcolati in base ai casi stimati di tumori alla mammella, alla stratificazione clinico patologica e ai fondi disponibili; 380 i casi stimati di tumori alla mammella, 131,1 i tassi standardizzati di tumori alla mammella e 281.104 la popolazione femminile residente in regione». Ecco che allora De Filippo, tramite le colonne di Cronache torna a chiedere: «Mi sono occupato in prima persona di questo emendamento, ma non saprei dire ad oggi, quale sia la struttura in Basilicata che effettua i test genomici. Ho personalmente incontrato delle donne con tumore al seno – spiega De Filippo- e chiedendo loro se avessero effettuato il test, mi hanno risposto che non erano proprio al corrente di questa possibilità. È davvero un peccato perché ciò vuol dire che se una donna che ha il tumore al seno può fare il test genomico, e si evince che può evitare la chemioterapia, le si eliminano tutte quelle problematiche collaterali alla chemio, quali le trasformazioni fisiche e la perdita di capelli, solo per citarne alcune». Sempre in Gazzetta difatti si legge che «diversi test in grado di valutare l’espressione di geni coinvolti nella regolazione della replicazione cellulare delle cellule tumorali e nella genesi delle metastasi, permettono di individuare profili genomici specifici per «categorie di rischio» di recidiva. Tali strumenti hanno la capacità di identificare pazienti alle quali non è possibile assicurare un significativo beneficio con l’utilizzo della chemioterapia adiuvante, e quindi supportano il clinico e la paziente nel- l’obiettivo di evitare l’esposizione agli effetti tossici dei chemioterapici». L’emendamento che ha istituito il Fondo di 20 milioni di euro per i test genomici è stato presentato proprio da Vito De Filippo, membro della Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati. «La ratio della norma – spiegava l’onorevole- è garantire a una specifica categoria di donne, con determinate caratteristiche del tumore della mammella, di evitare chemioterapie inutili sulla base di informazioni genomiche fornite dai test. Estendere l’utilizzo delle analisi molecolari permettendo un equo accesso a tutte le donne, indipendentemente dalla Regione di residenza, è non solo una questione di civiltà, ma anche un importante strumento di razionalizzazione delle risorse». Il test genomico vince su due fronti: il primo è certamente quello della salute, potendo eventualmente evitare la chemioterapia, e quindi gli effetti sul corpo e sulla psiche delle donne, a causa dei problemi che ne conseguono, la seconda è di tipo economico, giacché i test genomici costavano non meno di un migliaio di euro. Una cifra importante, soprattutto se fatta rientrare nel portafogli di spesa per le cure, gli spostamenti e tutto quanto bisogna affrontare per combattere la malattia. Nel 2020 il deputato Lucano aveva presentato un emendamento per istituire un “fondo per i test genomici per il carcinoma mammario in stadio precoce”. La costituzione di questo fondo avrebbe permesso “a partire dal 2021 nello stato di previsione del Ministero della Salute una dotazione iniziale pari a 20milioni di euro, destinato al “rimborso diretto delle spese per l’acquisto da parte degli ospedali pubblici, che privati convenzionati, di test genomici per il carcinoma mammario ormonoresponsivo in stadio precoce”. Questo emendamento presentato da De Filippo si mostrava come una rivoluzione nel campo dell’oncologia precoce e nel ricorso alla chemioterapia anche nelle pazienti che potrebbero invece individuare ulteriori terapie più adeguate proprio grande all’utilizzo di tali test. Anche il presidente dell’Associazione Nazionale Italiana Senologica Chirurghi, il professor Mario elogiava il lavoro svolto dalla Deputato De Filippo: «Estendere l’utilizzo dei test permettendo un equo accesso a tutte le donne indipendentemente dalla regione di residenza ed dal reddito, ci sembra non solo una questione di civiltà, garantendo un sostanziale e significativo miglioramento della qualità della vita delle pazienti per le quali la chemioterapia risulterebbe inutile. Inoltre vi è un’importante razionalizzazione delle risorse oggi disponibili: sistema infatti un risparmio economico rilevante per il sistema sanitario nazionale dovuto a circa il 50 settantacinque% di chemioterapia in meno». Nel 2021 fu lo stesso Deputato lucano ad annunciare la vittoria del- la battaglia per fare approvare i rimborsi su tutto il territorio nazionale. A darne il via libera, il Decreto attuativo firmato dall’allora Ministro della Salute Roberto Speranza, che sbloccava i 20 milioni di euro inclusi in un fondo specifico istanziati nel dicembre precedente dalla Legge di bilancio per l’applicazione gratuita dei test genomici. Giunse, nello stesso periodo, il plauso da Francesco Cognetti, Presidente “Fondazione insieme contro il cancro” e Direttore Oncologia medica Regina Elena di Roma, per l’impegno di De Filippo nella battaglia: «Ringraziamo tutti i rappresentanti delle istituzioni per il provvedimento preso, primo di tutti l’Onorevole Vito De Filippo e tutti i membri della Commissione affari della Camera, nonché il Sottosegretario alla Salute Sileri». Una notizia che certamente segna una svolta in campo sanitario oncologico considerato che il tumore della mammella è in assoluto il più frequente in Italia. Nel 2020 sono stimati quasi 55mila nuovi casi, davanti al colon retto e al polmone. Va però considerato che la recidiva del tumore al seno può verificarsi fino ad oltre un ventennio dalla diagnosi iniziale, soprattutto nelle donne con carcinoma positivo ai ricettori ormonali. Il trattamento chemioterapico coadiuvante, eseguito cioè dopo la chirurgia, riduce il rischio di recidiva e la decisione circa l’opportunità o meno di effettuarlo è tradizionalmente basata sulle caratteristiche della paziente è del tumore. Alla luce di tutto ciò appare ancor più importante capire la Basilicata come si sta muovendo sul piano dei Test genomici e quali siano le strutture preposte, così da venire incontro a tutte quelle donne che potrebbero beneficiarne.

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