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UN’ALTRA MAZZATA PER AUXILIUM

Sanità, assistenza domiciliare: per il Consiglio di Stato giusta la gara Suarb per scoppiare il “bubbone proroghe”

Nuovo assalto della Cooperativa Sociale Auxilium su uno dei maxi appalti sanitari della Regione Basilicata, ancora un fallimento: il “bubbone” delle proroghe deve scoppiare. Come già aveva stabilito nel maggio scorso il Tribunale amministrativo regionale (Tar) della Basilicata, lo stesso ha fatto il Consiglio di Stato: ricorso infondato e, pertanto, respinto. All’Auxilium che con una riqualificazione terminologica avrebbe voluto che la Regione proseguisse col regime delle proroghe delle proroghe, cambiandone il nome, ma non la sostanza, i massimi giudici amministrativi italiani hanno dovuto ricordare anche l’ovvio, ovvero che è corretto, invece, l’indizione dell’appalto poichè «è la domanda pubblica a determinare l’oggetto del contratto, e non le esigenze dell’offerente». La vicenda è quella del maxi appalto milionario per l’affidamento triennale, con riserva di rinnovo per ulteriori 2 anni, del servizio di assistenza domiciliare sanitaria, farmacologica, infermieristica, riabilitativa, medico, psicologica e di aiuto infermieristico nel territorio delle Aziende Sanitarie locali di Potenza (Asp) e di Matera (Asm). L’appalto, suddiviso in 4 lotti, ha un valore complessivo a base d’asta di oltre 49 milioni di euro ed un valore massimo stimato di 91 milioni e 983 mila euro. Le operazioni di gara, indetta e bandita nello scorso febbraio, sono in corso e l’ultima azione significativa risale ad agosto, coincidendo con il provvedimento di ammissione ed o esclusione dei partecipanti. L’Auxilium, da «gestore del servizio in questione», ha tentato la via della Giustizia amministrativa, tuttavia fallendo doppiamente, al fine di ottenere l’annullamento del bando e dei provvedimenti connessi, quindi, l’azzeramento del maxi appalto volto all’individuazione di nuovi contraenti. In sintesi, voleva «il rinnovo del contratto», che in altri termini è come la proroga della proroga, al posto «di una nuova procedura selettiva per l’affidamento dello stesso», cioè «la Regione non avrebbe dovuto bandire una nuova gara».

L’APPALTO

La Cooperativa ha principalmente basato il cavillo della presunta legittimità, non riconosciuta dal Consiglio di Stato, della proroga della proroga o del riaffidamento all’Auxiulium mediante nuove forme, bypassando l’appalto pubblico, sul fatto che data la necessità di adeguare il proprio ordinamento regionale al nuovo regime fondato sull’accreditamento e sull’autorizzazione, introdotto per le cure domiciliari dalla relativa legge del 2020, la Regione «non avrebbe giammai potuto indire una gara di appalto di servizi», ma avrebbe dovuto optare per «altri strumenti» al fine di coprire il periodo transitorio fino all’entrata a regime del nuovo sistema. Per il Consiglio di Stato, invece, riguardo al primo tema, sul punto, nessuno spazio per sindacare le valutazioni discrezionali dell’Amministrazione in relazione alla scelta delle modalità per assicurare il servizio nelle more del recepimento del nuovo sistema fondato sull’accreditamento e l’autorizzazione. La scelta dell’appalto, di conseguenza, «non può essere qualificata sic et simpliciter come illegittima», tanto più che la gara bandita è stata espressamente configurata come gara-ponte attraverso la richiamata clausola di recesso esplicitamente ricollegata all’entrata a regime del nuovo sistema. Per una più approfondita comprensione, il ricorso alla gara ponte «non solo è legittimo, ma è l’unico allo stato possibile per garantire la prestazione del servizio: e ciò a maggior ragione in forza della “clausola risolutiva” prevista». Anche sulla clausola risolutiva, per l’Auxilium un buco nell’acqua. Per la società cooperativa la previsione dell’eventuale risoluzione anticipata dal contratto d’appalto con i futuri gestori, colorerebbe la gara di un elemento di «intollerabile aleatorietà, tale da rende- re impossibile alle imprese formulare un’offerta». Il Consiglio di Stato oltre a notare la contraddizione in cui è caduta l’Auxilium che «un’offerta la ha presentata», ha ritenuto infondata l’argomentazione della società Cooperativa perchè, in va generale, la clausola è consentita per i contratti pubblici, con il solo limite di tenere indenne l’appaltatore dalle conseguenze economiche della risoluzione anticipata del rapporto con modalità normativamente e specificamente indicate, «che non consta nella specie non siano state rispettate o, comunque, l’Auxilium non ne ha lamentato il mancato rispetto».

LA SUDDIVISIONE IN LOTTI

L’ultimo assalto all’ago, il maxi appalto, che farà scoppiare il “bubbone delle proroghe”, l’Auxilium l’ha riservato alla suddivisione della gara in lotti sostenendo che non si possano frammentare le cure domiciliari unitariamente considerate. Motivo di ricorso, liquidato agevolmente dal Consiglio di Stato che ha mostrato all’Auxilium i giusti riferimenti normativi. Nel merito, la distinzione normativa tra le cure domiciliari, come da relativo Dpcm del 2017, e le cure palliative, come da altro articolo del medesimo Dpcm, rende plausibile la scelta della Stazione unica appaltante della Regione Basilicata (Suarb), anche in considerazione dell’esigenza di «integrazione dell’approccio assistenziale propriamente intesa». Per questi e altri motivi, Il ricorso infondato e come tale respinto e Auxilium condannata anche al pagamento in favore della Regione delle spese del giudizio, liquidate in complessivi 5mila euro, oltre accessori come per legge.

Ferdinando Moliterni

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