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AAA NUMERO LEGALE CERCASI

Oggi Consiglio, Piro non autorizzato dal Gip comunque non sarà in Aula fino alle motivazioni del Riesame. Dissidenti o Italia Viva: il bivio. Intanto pezzi di FdI s’impuntano col Gen a partire dal caso Perri

Il Gip Reggio, in sostituzione di Amodeo non in sede in questi giorni, ha rigettato la richiesta del capogruppo regionale di Forza Italia, Francesco Piro, di partecipare ai lavori del consiglio regionale che si terrà oggi. La decisione è stata presa dopo che il Pubblico ministero, Vincenzo Montemurro, aveva espresso parere negativo alla istanza presentata dall’avvocato Sergio Lapenna nell’interesse di Piro. Piro era stato autorizzato a derogare momentaneamente al divieto di dimora a Lagonegro nello scorso Consiglio regionale, adducendo quale motivazione quella di dover spiegare in aula le motivazioni legate alle sue dimissioni poi ritirate. Questa volta però, avendo ritirato le dimissioni, i magistrati hanno ritenuto non ricorressero le circostanze per concedergli l’autorizzazione. L’avvocato Sergio Lapenna a Cronache Lucane ha precisato che «la richiesta è stata fatta perché convocato, ma comunque Piro aveva già deciso di non partecipare ai lavori fino al deposito delle motivazioni del Riesame» che ricordiamo aveva per altri imputati annullato l’ordinanza, mentre Piro non vi aveva fatto proprio ricorso. Nelle scorse settimane, per altri fatti, il presidente del Tribunale del Riesame che ha deciso sulle ordinanze, Gubitosi, è stato trasferito a Salerno per incompatibilità ambientale con decisione del Tribunale regionale amministrativo (Tar) Lazio a conferma di quanto disposto dal Consiglio Superiore della Magistratura.

LE PAROLE DI ZULLINO

Tornano nella mente le parole di Zullino che, nel chiedere all’aula di respingere le dimissiono di Cupparo, aveva nobilmente e con grande onestà intellettuale fatto riferimento alle dimissioni presentate sotto minaccia cautelare, non libere nella sostanza. Torna alla mente la vicenda che colpì Marcello Pittella che (da innocente) fu colpito da una misura restrittiva che fu revocata soltanto quando diede le dimissioni e annunciò di non volersi più candidare alla Presidenza della Regione. Un gioco pericoloso tra giustizia e politica con la quale la magistratura decide non soltanto chi debba essere indagato e perché ma anche chi, ancora prima di una condanna, possa fare il Consigliere Regionale. La magistratura potentina sembra dire a Piro che gli aveva consentito di andare a Potenza perché aveva detto che si sarebbe dimesso. Il Gip insomma non si fida di Piro. La sua libertà è incompatibile con lo svolgimento del mandato, un messaggio analogo a quello lanciato a Rocco Leone che, indagato per gli stesso fatti di Cupparo, è ancora col divieto di dimora proprio perché non si è dimesso.

BARDI SENZA MAGGIORANZA

Il risultato della decisione del Gip è quella di lasciare Bardi senza maggioranza in aula e costretto a dover nuovamente decidere tra Italia Viva e il duo Vizziello-Zullino per sopravvivere. Con la sospensione del solo Leone, infatti, il numero legale necessario per poter far continuare l’attività del Consiglio è 11. Serve tutta la maggioranza (compreso Vizziello e Zullino) o il solito aiuto responsabile di Italia Viva. I due dissidenti della Lega sono stati duramente bastonati dal capogruppo della Lega e da quello di FdI subito dopo l’accettazione delle dimissioni di Cupparo e la conseguente surroga di Bellettieri. Coviello e Cariello, convinti di non averne più bisogno, hanno praticamente spinto fuori dal perimetro della maggioranza i due consiglieri. Braia, parlando in Consiglio, ha giustificato la sua presenza in aula e il suo voto favorevole alla proposta della maggioranza con esigenze tecniche. Se i due consiglieri dissidenti e i due esponenti renziani vorranno essere conseguenziali con quanto esposto nell’ultima seduta, nessuno dei quattro dovrebbe adoperarsi per salvare Bardi garantendo il numero legale. Nulla di difficile quindi che il Consiglio di oggi possa saltare.

IL DIKTAT DI FRATELLI D’ITALIA

Intanto si è consumata una mezza frattura tra Fratelli d’Italia e il Governatore. In un pranzo tenuto venerdì scorso, il Generale ha incassato dai vertici locali del partito l’ultimatum di ridurre il potere dei tecnici e di condividere con Fdi ogni prossima scelta. Tradotto dal politichese è stata chiesta la testa di Perri, la revoca in sostanza della pieni poteri con il generale e la condivisione delle prossime nomine. Il generale ha negato il problema e si è rivelato dell’atteggiamento. Nel suo stile ha preso per ora tempo, serafico. Anche perché FdI non è proprio unito. Se, infatti, sono schierati sulla linea del Partito i tre parlamentari e il segretario regionale Quarto, il capogruppo Coviello e gli assessori Galella e Latronico sembrano meno disposti a rimettere in discussione la propria posizione. Intanto dentro Fratelli d’Italia prende corpo la discussione tra falchi e colombe con i primi che dicono espressamente che, se il Governo si salverà solo grazie a IV, il partito dovrebbe uscire dalla Giunta e avviare la discussione seria sulla maggioranza.

Di Massimo Dellapenna

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