L’INFLAZIONE FRENA IN BASILICATA
Istat meglio solo la Valle D’Aosta: preoccupano i rialzi del “carrello della spesa”
La morsa dell’inflazione continua ad attanagliare l’Italia. Ma mentre cresce in tutto il Paese in Basilicata frena. A fare meglio della Lucania ci sarebbe solo la Valle d’Aosta. Secondo l’Istat, nel mese di ottobre il rincaro dei prezzi salirà all’11,8% su base annua toccando livelli che prima di oggi si erano osservati solo nel 1984. Nuova fiammata per il carrello della spesa, che si attesta an- ch’esso ai massimi da quasi 40 anni in scia al rincaro dei beni alimentari. La stima preliminare di ottobre era +11,9% su base annua e +3,5% su base mensile. L’inflazione acquisita per il 2022 si conferma pari a +8,0% per l’indice generale e a +3,7% per la componente di fondo. «È necessario risalire a marzo 1984 (quando fu +11,9%) per una variazione tendenziale dell’indice generale NIC superiore a +11,8%” commenta l’Istat diffondendo i dati definitivi sull’inflazione di ottobre». Nei dati definitivi di ottobre l’Istat ha ritoccato al ribasso anche le prime stime sui prezzi del cosiddetto carrello della spesa di ottobre che restano comunque su livelli record mai registrati dall’83. A ottobre, beni alimentari, per la cura della casa e della persona sono aumentati da +10,9% a +12,6% (+12,7% precedente stima) e quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto da +8,4% a +8,9%. “È necessario risalire a giugno 1983 (quando registrarono una variazione tendenziale del +13,0%) per trovare una crescita su base annua dei prezzi del carrello della spesa superiore a quella di ottobre 2022” fanno sapere dall’Istat. L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), al netto dei tabacchi, registra un aumento del 3,3% su base mensile e dell’11,5% su base annua.
I DATI
Nel mese di ottobre l’Istituto nazionale di statistica stima che l’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), calcolato al lordo dei tabacchi, registri un aumento del 3,4% su base mensile e dell’11,8% su base annua dal +8,9% messo a segno a settembre. Il dato risulta leggermente al ribasso rispetto alle precedenti previsioni formulate dall’ente per il periodo in esame, che fotografavano un aumento dell’11,9%, ma si porta comunque su livelli registrati solo nel marzo 1984, confermando come la pressione inflazionistica su famiglie ed imprese sia lontana dall’attenuarsi. “Sono per lo più i beni energetici a spiegare il fenomeno”, spiega l’Istat, secondo cui la cui crescita di questi prodotti passa da +44,5% di un me- se fa a +71,1%. Per l’intero anno, il carovita acquisito è invece pari a +8% con riferimento al Nic e a +3,7% considerando solo la componente di fondo (senza ci- bo ed energia).
IL CASO BASILICATA
La Basilicata riesce almeno per il mese di ottobre a tirare un sospiro di sollievo. A riscontrare un buon risultato sono soprattutto i Beni energetici che grazie all’introduzione del “Bonus gas” si abbassano di molto rispetto a quelli delle altre regioni. La misura introdotta dal governatore lucano Vito Bardi secondo l’Istat starebbe risollevando le tasche dei lucani che già a partire dal mese di ottobre avrebbero ricevuto dei benefici. A pesare come del resto in tutto il Paese sono invece i Beni Alimentari. In questo caso per i lucani il sollievo sembra non esserci e si allinea a costi elevati come quello delle altre regioni.
CARRELLO DELLA SPESA IN FIAMME
Oltre ai beni energetici, a corre- re è soprattutto il cosiddetto ‘carrello della spesa’. Come spiega l’Istat, è infatti necessario “risalire a giugno 1983” per trovare una crescita su base annua dei prezzi superiore a quella stimata per il mese scorso. Secondo l’istituto, la spesa per i prodotti alimentari, destinati alla cura della casa e della persona ha infatti accelerato da +10,9% a +12,6% mentre quelli ad alta frequenza d’acquisto si sono apprezzati ulteriormente da +8,4% a +8,9%. IL COMMENTO Sono per lo più i Beni energetici, sia quelli regolamentati sia quelli non regolamentati, a spiegare la straordinaria accelerazione dell’inflazione di ottobre 2022 in tutta Italia. Anche i prezzi dei Beni alimentari (sia lavorati sia non lavorati) continuano ad accelerare, in un quadro di tensioni inflazionistiche che attraversano quasi tutti i comparti merceologici (frenano solo i Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona). È necessario risalire a giugno 1983 (quando registrarono una variazione tendenziale del +13,0%) per trovare una crescita su base annua dei prezzi del “carrello della spesa” superiore a quella di ottobre 2022 e a marzo 1984 (quando fu +11,9%) per una variazione tendenziale dell’indice generale NIC superiore a +11,8%.