LA “PAZZA IDEA” DI GUARENTE SULL’UDP
Per l’elezione del Presidente, il sindaco puntava alla modifica dello Statuto ma il Ministero lo boccia
Il Consiglio comunale di Potenza non ha un Ufficio di Presidenza regolarmente eletto dallo scorso mese di dicembre ovvero da quando Francesco Cannizzaro ha terminato il suo mandato. 11 mesi di tentativi, tutti andati a vuoto, in cui il sindaco Mario Guarente, con la sua maggioranza prima e con le opposizioni poi ha provato a cercare un nome che fosse accettato da tutti senza però riuscirci. Secondo, infatti, l’attuale Regolamento l’Ufficio di Presidenza può essere eletto da tre quarti dei consiglieri, dunque 22 ma attualmente la maggioranza ne conta soltanto 19. Guarente ha bisogno dunque di 3 componenti dell’opposizione che votino il nome indicato. Ipotesi remota tanto che si pensa di intraprendere un’altra strada: quella della modifica dell’articolo 17 dello Statuto comunale che regolamenta appunto l’elezione dell’Ufficio di Presidenza.
L’idea sarebbe quella di abbassare il quorum e portarlo ad un numero tale che la maggioranza possa in tranquillità votare un nuovo presidente del Consiglio senza incontrare il favore dell’opposizione. Una idea che balenava già da tempo in testa all’Amministrazione Guarente
L’unico problema è che una modifica della Statuto durante l’attuale consiliatura per eleggere il presidente secondo nuove condizioni pare non sia possibile. Qualsiasi modifica delle norme statutarie dovrebbe essere valida dalla consiliatura successiva in poi. A smontare l’Amministrazione non sono soltanto le opposizioni, che pure hanno avvisato il primo cittadino dell’impossibilità di una manovra del genere, ma anche il prefetto Campanaro in persona dopo aver chiesto il parere al Dipartimento per gli Affari interni e Territoriali del Ministero dell’Interno. Parere espressamente chiesto su insistenza dei consiglieri di opposizione. La pazza idea di Guarente è stata bocciata osservando «il principio d’irretroattività, secondo cui le modifiche statutarie in materia di quorum relativo all’elezione del Presidente del Consiglio, se approvate dal Consiglio comunale , entreranno in vigore successivamente al rinnovo dello stesso. Svaniscono così i sogni del primo cittadino che dovrà trovare ora altre strade da percorrere.