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CAMPANARO STOPPA GUARENTE

Il sindaco prova a modificare lo Statuto per l’elezione con nuove regole: ecco perchè non può farlo. Presidente del Consiglio comunale, il Prefetto stronca il trucchetto del leghista sul nascere

Cambiare le regole mentre la partita è in corso equivale a barare, è un principio piuttosto elementare della vita. Soltanto nelle leggendarie partite di strada, il proprietario del pallone può decidere quando finisce la partita. Evidentemente il sindaco di Potenza, il leghista Mario Guarente ha la stessa cultura giuridica del proprietario del pallone nelle partite rionali.

IL CONSIGLIO È MIO E IO CAMBIO LE SQUADRE

Mutatis mutandis, infatti, Mario Guarente ha provato esattamente a fare ciò che fa il proprietario del pallone, se sta perdendo la partita cambia le squadre, se ha vinto la partita finisce. In questo caso la partita è l’elezione del Presidente del Consiglio Comunale, una partita che il sindaco e la sua maggioranza stanno miseramente e ripetutamente perdendo, disperdendo pezzi della maggioranza durante il percorso. È passato un anno e mezzo dalla scadenza del Presidente del Consiglio e la sede è ancora vacante, in balia dell’inettitudine politica della maggioranza e della sua incapacità di trovare i voti necessari ad eleggerlo. Servirebbe una figura che piaccia anche all’opposizione, che funga da garante e da arbitro e non soltanto da tifoso o giocatore. La maggioranza non è in grado di trovare questa figura. Il Sindaco, allora, ha ben pensato di provare a modificare il regolamento in modo da eleggere una persona con regole diverse. Il Consiglio Comunale, però, non è il campetto nel parcheggio, non è lo slargo della scuola Torraca dove in tanti di noi hanno trascorso indimenticabili pomeriggi da ragazzini. Il Consiglio Comunale non è il fantastico Super Santos con il quale abbiamo trascorso i nostri lunghi pomeriggi con zaini al posto dei pali a formare le porte.

IL PREFETTO STOPPA IL TENTATIVO DI FRODE

Non sappiamo se c’è un giudice a Berlino, sicuramente c’è un Prefetto a Potenza. Non è più il tempo del potere alle prefetture ma neanche l’epoca dei sindaci sceriffi di texana memoria che possono essere lo sceriffo, il giudice e la legge. Le Prefetture rappresentano lo Stato e il Ministero dell’Interno, nessuno può accusarle di faziosità in nessuna circostanza, ancora meno quando il Ministro dell’Interno è l’uomo di fiducia di Salvini e il Sindaco di Potenza è un esponente della Lega. Il Prefetto di Potenza, in nome della Repubblica Italiana e dello Stato di Diritto, con una nota del 17 novembre, ha ricordato al Sindaco Guarente che “il giudice amministrativo (chiamato a pronunciarsi su un caso analogo ndr) ha richiamato il principio di irretroattività della Legge stabilito dall’art.11 delle disposizioni sulla legge in generale, osservando che la deroga al suddetto principio, ammessa per le fonti primarie del diritto, non è consentita all’attività regolamentare”. Nella nota il Prefetto ha stabilito con chiarezza che “in ossequio al principio di irretroattività le modifiche statutarie in materia di quorum relativo all’elezione del Presidente del Consiglio Comunale, entreranno in vigore successivamente al rinnovo del Consiglio Comunale”.

UNO SCHIAFFO AL SINDACO

Uno schiaffo in pieno volto al Sindaco Guarente quello inflitto dal Prefetto di Potenza, una calata a terra senza precedenti che spiega chiaramente che essere Sindaco non determina i pieni poteri sulla città e sulle regole. Del resto l’età delle partite nelle piazze con il Super Santos, gli zaini a terra a delimitare le porte e il proprietario del pallone a decidere le regole è stata superata da Mario Guarente. È forse il caso che capisca che deve fare quel definitivo salto di qualità mentale che gli consenta di uscire definitivamente dall’età dell’incoscienza.

Di Massimo Dellapenna

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