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ERRARE HUMANUM EST, PERSEVERARE AUTEM DIABOLICUM : NUOVA BUFERA GIUDIZIARIA SUL CARCERE DI IVREA CON 45 INDAGATI PER TORTURE SUI DETENUTI

Sono 45 gli indagati tra appartenenti alla polizia penitenziaria, medici, funzionari e direttori pro-tempore del carcere di Ivrea nell’ambito di una nuova inchiesta, coordinata dalla procura, in merito ai pestaggi subiti dai detenuti della casa circondariale

Bufera giudiziaria sul carcere di Ivrea: 45 indagati per torture sui detenuti

Errare humanum est, perseverare autem diabolicum

Le ipotesi di reato contestate riguardano fatti che sarebbero avvenuti tra il 2018 e l’estate scorsa

Sono 45 gli indagati tra appartenenti alla polizia penitenziaria, medici, funzionari e direttori pro-tempore del carcere di Ivrea nell’ambito di una nuova inchiesta, coordinata dalla procura, in merito ai pestaggi subiti dai detenuti della casa circondariale

Botte e torture ai detenuti del carcere di Ivrea, 45 indagati
Eseguite nella notte 36 perquisizioni a carico degli indagati


Sono 45 gli indagati tra appartenenti alla polizia penitenziaria, medici, funzionari e direttori pro-tempore del carcere di Ivrea nell’ambito di una nuova inchiesta, coordinata dalla procura, in merito ai pestaggi subiti dai detenuti della casa circondariale.

I reati ipotizzati sono quelli di tortura con violenze fisiche e psichiche nei confronti di numerosi detenuti, falso in atto pubblico e reati collegati.Nella notte personale della polizia penitenziaria, dei carabinieri e della guardia di finanza, su disposizione della Procura di Ivrea, ha eseguito 36 perquisizioni, all’interno del carcere e nelle abitazioni degli indagati.

La nuova indagine, che segue quella della Procura Generale riferita a fatti del 2015, riguarda diversi episodi dell’ultimo biennio, fino all’estate 2022. Le indagini hanno permesso di raccogliere numerosi elementi a conferma delle denunce presentate nel corso degli anni, anche in merito all’esistenza di una “cella liscia” e di una cella “acquario”, all’interno delle quali i detenuti venivano picchiati e rinchiusi in isolamento senza poter avere contatti nemmeno con i legali.

“I reati risultavano tuttora in corso, situazione che ha reso inevitabile l’intervento degli inquirenti”, fanno sapere dalla procura di Ivrea.

Carcere di Ivrea, botte e torture ai detenuti: 45 indagati

Al momento gli indagati iscritti sono 45, tra appartenenti alla polizia penitenziaria, medici in servizio presso la Casa circondariale di Ivrea, funzionari giuridico pedagogici e direttori pro-tempore

Avrebbero rinchiuso detenuti dentro apposite celle, picchiandoli e impedendo loro di vedere anche i difensori: per questo diversi agenti della polizia penitenziaria in servizio al carcere di Ivrea sono indagati per tortura,; oltre ad altre persone tra cui medici, educatori e direttori-pro tempo (in tutto 45), cui vengono contestati altri reati, tra cui il falso in atto pubblico.
Episodi che – secondo la Procura di Ivrea – continuavano ad accadere, nonostante le indagini della Procura Generale riferite a fatti del 2015, in cui erano già finite indagate 25 persone per  pestaggi ai detenuti avvenuti nello stesso carcere di Ivrea.
Per questo, nel cuore della notte scorsa (22 novembre), personale del Nucleo investigativo centrale della polizia penitenziaria, del comando provinciale dei carabinieri di Torino e della guardia di finanza di Torino, hanno dato esecuzione a 36 perquisizioni domiciliari, notificando altrettante informazioni di garanzia.
Gli accessi sono avvenuti nella casa circondariale e nelle abitazioni degli indagati. 

La nuova indagine riguarda numerosi fatti riferiti agli anni successivi (a quelli oggetto di accertamento da parte della Procura Generale), e in particolare diversi episodi dell’ultimo biennio, alcuni anche recentissimi, sino all’estate scorsa.

Al momento gli indagati iscritti sono 45, tra appartenenti alla polizia penitenziaria, medici in servizio presso la Casa circondariale di Ivrea, nonché funzionari giuridico pedagogici e direttori pro-tempore: i reati ipotizzati sono quelli di tortura con violenze fisiche e psichiche nei confronti di numerosi detenuti, falso in atto pubblico e reati collegati.

Le indagini finora svolte – secondo gl investigatori, coordinati dal pubblico ministero Valentina Bossi – hanno consentito di raccogliere precisi e gravi elementi probatori oggettivi che hanno fornito riscontro alle denunce prodotte alla Procura nel corso degli anni (da alcuni detenuti), permettendo così di individuare la c.d. “cella liscia” nonché il c.d. “acquario”, celle entro le quali i detenuti venivano picchiati e rinchiusi in isolamento senza poter avere contatti con alcuno, nemmeno con i loro difensori.

I reati risultavano tuttora in corso, situazione che ha reso ineludibile l’intervento degli inquirenti.

Le indagini proseguono, per meglio chiarire le responsabilità di ognuno in relazione ai fatti già noti ed altresì per verificare l’eventuale sussistenza di ulteriori episodi in danno dei detenuti.

Eseguite nella notte 36 perquisizioni
Ivrea, botte a detenuti: 45 indagati

Sono 45 gli indagati tra appartenenti alla polizia penitenziaria, medici, funzionari e direttori pro-tempore del carcere di Ivrea, nell’ambito di una nuova inchiesta sui pestaggi subiti dai detenuti della casa circondariale.

I reati ipotizzati sono: tortura con violenze fisiche e psichiche, falso in atto pubblico e reati collegati. Nella notte personale della polizia penitenziaria, dei carabinieri e della Guardia di Finanza, su disposizione della Procura, ha eseguito 36 perquisizioni nel carcere e nelle case degli indagati.

Ivrea.

Botte ai detenuti del carcere di Ivrea. Nuova inchiesta: 45 indagati

Eseguite nella notte 36 perquisizioni a carico di agenti, medici e direttori

Ivrea.

Botte ai detenuti del carcere di Ivrea. Nuova inchiesta: 45 indagati

Eseguite nella notte 36 perquisizioni a carico di agenti, medici e direttori

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Dopo le indagini della Procura Generale riferite a fatti dell’anno 2015, in cui sono state indagate 25 persone per riferiti pestaggi ai detenuti avvenuti presso il carcere di Ivrea, nel cuore della notte personale del Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria, del Comando Provinciale dei Carabinieri di Torino e del Nucleo P.E.F. della Guardia di Finanza di Torino, su disposizione della Procuratore della Repubblica di Ivrea Gabriella Viglione, ha dato esecuzione a 36 perquisizioni domiciliari notificando altrettante informazioni di garanzia. 

La nuova indagine riguarda numerosi fatti riferiti agli anni successivi (a quelli avocati dalla Procura Generale di Torino), ed in particolare  diversi episodi dell’ultimo biennio, alcuni anche recentissimi, sino all’estate 2022.

Al momento gli indagati iscritti sono 45, tra appartenenti alla polizia penitenziaria, medici in servizio presso la Casa circondariale di Ivrea, nonché  funzionari giuridico pedagogici e direttori pro-tempore:  i reati ipotizzati sono quelli di tortura con violenze fisiche e psichiche nei confronti di numerosi detenuti,  falso in atto pubblico e reati collegati.

Le indagini finora svolte hanno consentito di raccogliere  precisi e gravi elementi probatori oggettivi che hanno fornito riscontro  alle denunce prodotte alla Procura di Ivrea nel corso degli anni, permettendo  altresì di individuare la c.d. “cella liscia” nonché il cosiddetto “acquario”, celle entro le quali i detenuti venivano picchiati e rinchiusi in isolamento senza poter avere contatti con alcuno, nemmeno con i loro difensori.

“I reati – commenta Viglione – risultavano tuttora in corso, situazione che ha reso ineludibile l’intervento degli inquirenti.Le indagini proseguono, per meglio chiarire  le responsabilità di ognuno in relazione ai fatti già noti ed altresì per verificare l’eventuale sussistenza di ulteriori episodi in danno dei detenuti. Il procedimento penale è attualmente nella fase delle indagini preliminari e ovviamente gli  indagati sono da considerare non colpevoli fino a sentenza di condanna divenuta irrevocabile…”.

La reazione di uno dei sindacati della Polizia Penitenziaria non s’è fatta attendere. Mentre era ancora in corso la perquisizione il Sinappe raccontava di un’altra aggressione ai danni del personale del carcere di Ivrea.

“Un agente – segnalava il segretario regionale Raffaele Tuttolomondo – l’altro giorno, è stato aggredito durante il servizio da un detenuto che lo ha colpito con calci, pugni e sputi. Il poliziotto è stato costretto a ricorrere alle cure del pronto soccorso. Come se ciò non bastasse, il detenuto ha continuato a danneggiare i beni dell’amministrazione. La situazione delle carceri è disastrosa. Abbiamo informato il sottosegretario alla giustizia, Andrea Delmastro, da sempre dalla parte dei poliziotti, con l’auspicio che il nuovo Governo presti attenzione quanto prima alle condizioni in cui i nostri colleghi sono costretti a lavorare”.  

 Un’altra bufera giudiziaria si abbatte sul carcere di Ivrea. Dopo l’inchiesta della procura generale di Torino chiusa nel mese scorso con 25 indagati per una decina di episodi di violenze in carcere risalenti al 2016 e al 2017, un’altra indagine, stavolta della procura eporediese ha portato a decine di perquisizioni, stamattina, 22 novembre, a carico di altrettanti tra agenti, funzionari e dirigenti della polizia penitenziaria ed ex direttori. Stavolta si indaga per tortura, gli indagati sono in totale 45 e stamattina i carabinieri di Torino e di Ivrea, su delega del procuratore capo, hanno eseguito 36 perquisizioni ad altrettanti iscritti nel registro degli indagati. Le ipotesi di reato contestate riguardano fatti che sarebbero avvenuti tra il 2018 e l’estate scorsa. Le presunte torture contestate sarebbero state connotate da violenze fisiche e psichiche nei confronti di numerosi detenuti, falso in atto pubblico e reati collegati.

“Le indagini finora svolte – scrive la procura di Ivrea in una nota – hanno consentito di raccogliere precisi e gravi elementi probatori oggettivi che hanno fornito riscontro alle denunce prodotte nel corso degli anni, permettendo altresì di individuare la c.d. “cella liscia” nonché il c.d. “acquario”, celle entro le quali i detenuti venivano picchiati e rinchiusi in isolamento senza poter avere contatti con alcuno, nemmeno con i loro difensori”

Le perquisizioni sono avvenute perché

“i reati risultavano tuttora in corso, situazione che ha reso ineludibile l’intervento degli inquirenti”
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