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QUESTIONE DI GENERE, L’ANTIDOTO: «ESSERE ALL’ALTEZZA DEL RUOLO»

Impatto 1000 ospite la funzionaria regionale Lo Vecchio

Affrontare la crisi. Quella economica, effetto diretto della crisi sanitaria e poi geopolitica. Le famiglie e le imprese premono, l’Europa provvede, gli Stati programmano, gli enti progettano e così a scalare fino all’ultimo motore operativo che poi è il primo, la linea cioè di quelli che si preoccupano, scritto col trattino, a intendere quell’occuparsi della specificità dei bisogni dei territori un attimo prima che le cose precipitano. Com’è messa la Basilicata? Nel fiume dei ristori regionali che si aggiungono a quelli nazionali e a quelli europei c’è un lavoro enorme che è stato fatto ed è fatto “dietro le quinte”, oltre quello che si annuncia nelle conferenze stampa. Bene o male, soddisfacente o meno, parliamo di quella burocrazia speso bistrattata, considerata il male del Paese, spesso marginalizzata come fannullona. Non è così, non sempre. E non è solo questione di lavoro ma di competenze necessarie, di quel tecnicismo indispensabile supporto alla politica per operare. E oggi noi vi presentiamo una di queste professionalità che si occupa di: crisi industriali, riconversioni, bandi, avvisi, progetti, transizioni ecologica, insomma il cuore delle attività produttive di un territorio. E’ un ingegnere ed è donna. Questo il servizio introduttivo della seconda puntata di Impatto zero, la trasmissione ideata e condotta da Lucia Serino, andata in onda ieri sera su Cronache tv, che ha avuto come ospite l’ingegnere Giusy Lo Vecchio, funzionaria regionale del dipartimento Attività produttive. Una figura tecnica indispensabile alla politica per supportarne la programmazione e la strategia nel quadro delle risorse disponibili e delle normative vigenti. Con puntualità di dati e numeri l’ingegnere Lo Vecchio ha spiegato la fragilità del tessuto produttivo lucano fatto prevalentemente di medie e piccole imprese che sono state accompagna- te nel periodo drammatico della crisi economica nata in questi anni di tempesta perfetta tra pandemia e guerra. «Ci tengo a sottolineare che il mio è un lavoro di squadra», ha detto, ricordando i numerosi “tavoli” aperti al confronto delle parti sociali per trovare soluzioni di reindustrializzazione e tenuta dei posti di lavoro. Parliamo di risorse pubbliche, ha detto più volte, «quindi è inimmaginabile che ci siano affidamenti di fondi a pioggia, c’è bisogno di istruttorie rigorose dei requisiti in base ai bandi che vengono adottati. Non sempre è facile spiegarlo, la crisi morde, i bisogni sono molti, contemperarli non è facile, neppure breve e non sempre le risorse sono sufficienti, ma lo sforzo regionale è enorme e, soprattutto per una economia come quella lucana, indispensabile per immaginare uno sviluppo futuro strutturale e non episodico». L’ingegnere Lo Vecchio ha raccontato la sua sto- ria personale di forte motivazione. Arrivata in Basilicata da Torino a undici anni, e laureatasi, dopo il liceo pedagogico, in ingegneria all’Università della Basilicata. «E’ stata una sfida con me stessa, le condizioni economiche della mia famiglia non mmi consentivano di studiare fuori, ma sono soddisfatta, all’unibas ho trovato la formazione giusta che mi ha consentito di arrivare dove sono arrivata. Non era semplice affrontare gli studi di ingegneria venendo dal tipo di liceo che avevo scelto, ce l’ho fatta e spero che la mia esperienza possa essere di stimolo e modello anche per mia figlia che ha ancora solo nove anni. Lo Vecchio è un volto noto per gli “addetti ai lavori” cioè per sindacati e confindustria. «Un ambiente, quello delle vertenze di lavoro, all’inizio decisamente poco agevole per ruoli come il mio svolti da una donna. Anche sotto questo punto di vista è stato un percorso di adattamento e consapevolezze non facile. Oggi nessuno più ci fa caso. Ma non per abitudine. Se sei all’altezza del tuo ruolo, la questione di genere passa in second’ordine. Anzi, per quel che mi riguarda, non è proprio più in discussione».

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