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IRAN MESSO A MORTE IL PRIMO MANIFESTANTE DA INIZIO PROTESTE “GUERRA CONTRO DIO”

Mohsen Shekari aveva 23 anni

#ègiustoinformare
Iran 🇮🇷 eseguita la prima condanna a morte di un manifestante 

Mohsen Shekari aveva 23 anni

Masih Alinejad
@AlinejadMasih
Aveva solo 23 anni. Questa mattina, poco prima dell’alba, il regime islamista in Iran ha giustiziato #MohsenShekari, un manifestante che avevano arrestato a #Teheran
Mohsen ha dato la vita per la libertà. Voleva una vita normale. Un’altra anima coraggiosa uccisa da questo regime sanguinario
#RivoluzioneIran

Mohsen Shekari aveva 23 anni

Teheran ~ Iran, messo a morte il primo manifestante da inizio proteste: “Guerra contro Dio”

Un tribunale rivoluzionario aveva giudicato Mohsen Shekar colpevole del reato di “guerra contro Dio” per aver bloccato una strada “con l’intento di creare terrore e uccidere”

La magistratura della Repubblica islamica ha annunciato che Mohsen Shekari – arrestato nell’ambito delle manifestazioni che, da quasi tre mesi, chiedono maggiori libertà in Iran – è stato giustiziato.

Mohsen Shekari aveva 23 anni

Si tratta della prima esecuzione di un manifestante dall’inizio delle proteste anti-governative nel Paese, scattate a metà settembre dopo la morte, in custodia della polizia morale, di Mahsa Amini.

Come ricorda la Bbc nella sua edizione in farsi, un tribunale rivoluzionario aveva giudicato Shekari colpevole del reato di “guerra contro Dio” per aver bloccato una strada “con l’intento di creare terrore e uccidere” e aver ferito “intenzionalmente”, con un’arma da taglio, un membro della forza paramilitare dei Basij, mentre era in servizio. Secondo la magistratura, l’imputato avrebbe confessato.

La sentenza era stata poi confermata dalla Corte Suprema.

Gli attivisti avvertono che anche altri manifestanti potrebbero essere presto giustiziati: sono almeno sette le persone arrestate nell’ambito delle manifestazioni e finora condannate alla pena capitale. “Bisogna rispondere in modo forte, con misure concrete a livello internazionale, all’esecuzione di Mohsen Shekari, altrimenti dovremo affrontare esecuzioni quotidiane di manifestanti”, ha scritto Mahmood Amiry-Moghaddam, direttore del gruppo di attivisti Iran Human Rights con sede a Oslo.

• Mahmood Amiry-Moghad
Le autorità iraniane hanno giustiziato un manifestante, condannato a morte in processi farsa senza alcun giusto processo. Le sue accuse:
Moharebeh” per aver chiuso la strada e ferito un agente con un coltello. Si chiama #MohsenShekari – È stato impiccato stamattina presto. #IranRevolution2022

Shekari era stato arrestato il 25 settembre, poi condannato il 20 novembre con l’accusa di “moharebeh”, una parola farsi che significa appunto “guerra contro Dio”, accusa che comporta la pena capitale.
Le autorità iraniane stanno reprimendo con violenza il movimento di protesta, iniziato con le donne che manifestavano per maggiori libertà e il rispetto dei loro diritti umani e arrivato ormai a coinvolgere anche gli uomini e diverse classi sociali uniti dalla richiesta di mettere fine al sistema stesso della Repubblica islamica.

Secondo le Ong per i diritti umani, le vittime della repressione da metà settembre sono oltre 400, di cui una sessantina minorenni.

Era stato arrestato durante le proteste che, da quasi tre mesi, si svolgono nel Paese.
Il tribunale lo aveva giudicato colpevole del reato di “guerra contro Dio”.

La reazione delle Ong di tutto il mondo

La magistratura della Repubblica islamica ha annunciato che Mohsen Shekari – arrestato nell’ambito delle manifestazioni che, da quasi tre mesi, chiedono maggiori libertà in Iran – è stato giustiziato.

Si tratta della prima esecuzione di un manifestante dall’inizio delle proteste anti-governative nel Paese, scattate a metà settembre dopo la morte, in custodia della polizia morale, di Mahsa Amini.

Punito per il reato di “guerra contro Dio”
Iran, la polizia morale è stata abolita? Nessuna conferma da Teheran

Come ricorda la Bbc nella sua edizione in farsi, un tribunale rivoluzionario aveva giudicato Shekari colpevole del reato di “guerra contro Dio” per aver bloccato una strada “con l’intento di creare terrore e uccidere” e aver ferito “intenzionalmente”, con un’arma da taglio, un membro della forza paramilitare dei Basij, mentre era in servizio. Secondo la magistratura, l’imputato avrebbe confessato. La sentenza era stata poi confermata dalla Corte Suprema.

Altri due detenuti a rischio

La notizia arriva mentre altri detenuti rischiano la pena di morte per il loro coinvolgimento nelle proteste, diventate una delle sfide più serie alla teocrazia iraniana dalla Rivoluzione islamica del 1979.
Gli attivisti avvertono che anche altri manifestanti potrebbero essere presto giustiziati: sono almeno sette le persone arrestate nell’ambito delle manifestazioni e finora condannate alla pena capitale.

Le reazioni

“Bisogna rispondere in modo forte, con misure concrete a livello internazionale, all’esecuzione di Mohsen Shekari, altrimenti dovremo affrontare esecuzioni quotidiane di manifestanti”, ha scritto Mahmood Amiry-Moghaddam, direttore del gruppo di attivisti Iran Human Rights con sede a Oslo.

Mahmood Amiry-Moghad
Le autorità iraniane hanno giustiziato un manifestante, condannato a morte in processi farsa senza alcun giusto processo. Le sue accuse:
Moharebeh” per aver chiuso la strada e ferito un agente con un coltello. Si chiama #MohsenShekari – È stato impiccato stamattina presto. #IranRevolution2022

Shekari era stato arrestato il 25 settembre, poi condannato il 20 novembre con l’accusa di “moharebeh”, una parola farsi che significa “guerra contro Dio”, accusa che comporta la pena capitale.

Le autorità iraniane stanno reprimendo con violenza il movimento di protesta, iniziato con le donne che manifestavano per maggiori libertà e il rispetto dei loro diritti umani e arrivato ormai a coinvolgere anche gli uomini e diverse classi sociali uniti dalla richiesta di mettere fine al sistema stesso della Repubblica islamica.
Secondo le Ong per i diritti umani, le vittime della repressione da metà settembre sono oltre 400, di cui una sessantina minorenni.

Iran, prima esecuzione dopo le proteste
Un uomo accusato di aver ferito un paramilitare è stato giustiziato: altre 11 persone rischiano la stessa sorte per aver partecipato ai disordini che scuotono il paese

L’Iran ha giustiziato questa mattina, giovedì, un uomo accusato di aver ferito un paramilitare dopo aver bloccato il traffico in un viale di Teheran durante i disordini che hanno scosso il Paese per quasi tre mesi, secondo quanto riportato da Mizan Online, l’agenzia della magistratura.
Si tratta della prima esecuzione legata alle manifestazioni.

Altre 11 persone rischiano la stessa sorte

Secondo l’agenzia giudiziaria, il verdetto preliminare è stato emesso il 1° novembre dal Tribunale rivoluzionario di Teheran e l’appello è stato respinto dalla Corte suprema il 20 novembre, rendendo la sentenza esecutiva.

L’Iran è teatro di proteste scatenate dalla morte, il 16 settembre, di Mahsa Amini, una donna curda iraniana di 22 anni, deceduta in circostanze poco chiare dopo essere stata arrestata dalla polizia morale per aver violato il rigido codice di abbigliamento della Repubblica islamica, che prevede l’uso del velo per le donne.

Le autorità, che denunciano “disordini“, accusano regolarmente gli Stati Uniti e i loro alleati occidentali, nonché i gruppi curdi con sede all’estero, di essere gli istigatori di questo movimento di protesta senza precedenti.

Iran: giustiziato un manifestante

L’Iran ha giustiziato un manifestante arrestato durante le proteste contro il regime: Mohsen Shekar

Mohsen Shekari aveva 23 anni

Si tratta della prima condanna di questo tipo eseguita da Teheran.

Gli attivisti avvertono che anche altri detenuti rischiano la pena di morte per il loro coinvolgimento nelle proteste.

L’uomo era stato accusato di aver bloccato una strada, di disordini, di aver estratto un’arma con l’intenzione di uccidere e di aver ferito intenzionalmente un ufficiale in servizio.

La magistratura ha fatto sapere che l’udienza si è tenuta il 10 novembre e l’imputato ha confessato le sue accuse.

Le proteste, iniziate contro la polizia morale, sono dilagate fino a diventare una delle più serie sfide alla teocrazia iraniana dalla rivoluzione islamica del 1979

“All’esecuzione di Mohsen Shekari devono seguire immediate reazioni a livello internazionale”

ha commentato Mahmood Amiry-Moghaddam, direttore di Iran Human Rights.

L’Iran è travolto dalle proteste scoppiate per la 22enne Mahsa Amini, morta dopo essere stata arrestata dalla polizia morale.

L’Iran ha giustiziato il primo manifestante dall’inizio delle proteste

Shekari era stato ritenuto colpevole del reato di “guerra contro Dio” per aver bloccato una strada “con l’intento di creare terrore e uccidere” e aver ferito “intenzionalmente“, con un’arma da taglio, un membro della forza paramilitare dei Basij

La magistratura della Repubblica islamica ha annunciato che Mohsen Shekari – arrestato nell’ambito delle manifestazioni che, da quasi tre mesi, chiedono maggiori libertà in Iran – è stato giustiziato.

Mohsen Shekari aveva 23 anni

Si tratta della prima esecuzione di un manifestante dall’inizio delle proteste anti-governative nel Paese, scattate a metà settembre dopo la morte, in custodia della polizia morale, di Mahsa Amini.

Come ricorda la Bbc nella sua edizione in farsi, un tribunale rivoluzionario aveva giudicato Shekari colpevole del reato di “guerra contro Dio” per aver bloccato una strada “con l’intento di creare terrore e uccidere” e aver ferito “intenzionalmente”, con un’arma da taglio, un membro della forza paramilitare dei Basij, mentre era in servizio.

Secondo la magistratura, l’imputato avrebbe confessato.

La sentenza era stata poi confermata dalla Corte Suprema.

Ad annunciare l’esecuzione è stata l’agenzia di stampa legata alla magistratura iraniana Mizan.

La notizia arriva mentre altri detenuti rischiano la pena di morte per il loro coinvolgimento nelle proteste, diventate una delle sfide più serie alla teocrazia iraniana dalla Rivoluzione islamica del 1979.

Gli attivisti avvertono che anche altri manifestanti potrebbero essere presto giustiziati: sono almeno sette le persone arrestate nell’ambito delle manifestazioni e finora condannate alla pena capitale.
“Bisogna rispondere in modo forte, con misure concrete a livello internazionale, all’esecuzione di Mohsen Shekari, altrimenti dovremo affrontare esecuzioni quotidiane di manifestanti”, ha scritto Mahmood Amiry-Moghaddam, direttore del gruppo di attivisti Iran Human Rights con sede a Oslo.

Shekari era stato arrestato il 25 settembre, poi condannato il 20 novembre per “moharebeh“, una parola farsi che significa “guerra contro Dio“, accusa che comporta la pena capitale.

Le autorità iraniane stanno reprimendo con violenza il movimento di protesta, iniziato con le donne che manifestavano per maggiori libertà e il rispetto dei loro diritti umani e arrivato ormai a coinvolgere anche gli uomini e diverse classi sociali uniti dalla richiesta di mettere fine al sistema stesso della Repubblica islamica.


Secondo le Ong per i diritti umani, le vittime della repressione da metà settembre sono oltre 400, di cui una sessantina minorenni.

#sapevatelo2022

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