ITINERARI E SVILUPPO DEL TURISMO LUCANO
L’approfondimento di Tanino Fierro
La presenza di numerose testimonianze storiche. paesaggistiche, ambientali sparse sul territorio ci portano, con una forzata immaginazione, a raffigurare turisticamente, in base al nostro ragionamento, la Basilicata come una grande raggiera. In una raggiera, metaforicamente parlando, partendo da un punto centrale il raggio arriva ad un limite che per noi significa un luogo, un posto turistico, un sito religioso, un reperto archeologico, una dimora fortificata, un frantoio dismesso, un agriturismo, una spiaggia tranquilla, un mulino ad acqua. In pratica partendo da Potenza o da un qualsiasi altro luogo della Basilicata, seguendo degli itinerari individuati, è possibile conoscere pezzi di territori che raccontano le loro storie e le loro diversità. Così si innerva la nostra tesi che, proprio in riferimento ai piccoli numeri che la Basilicata ha in dotazione, intende promuovere, attraverso l’individuazione di 17 itinerari turistici, un lembo di territorio in cui vive una area antica e, nello stesso tempo, moderna per aiutarla ad esistere. Nel contesto della macroarea interna della Basilicata intendiamo indicare dei comprensori che, per tradizioni socio-economiche consolidate, si presentano come realtà territorialmente omogenee. Essi sono: il Vulture Alto- Bradano; il Marmo-Platano; il Potentino; la Val D’Agri; il Senisese; il Lagonegrese; il Pollino; la Collina Materana; il Metapontino. Ognuno di questi comprensori si caratterizza per la presenza di peculiarità storico-ambientali di eccellenza, che noi valutiamo non per aree separate ma come un unicum che viene trasversalmente promosso per il tramite di una serie di relazioni territoriali trasversali. Gli itinerari che presentiamo sono diversi e pensiamo di specificarli secondo questa elencazione: l’itinerario delle nevi (Rifreddo-Volturino-Sirino-Pollino); l’itinerario delle città d’arte (Melfi-Venosa Acerenza-Potenza); l’itinerario dell’Aglianico (Rionero-Barile-Rapolla-Ginestra-Maschito-Acerenza-Venosa); i luoghi delle Dolomiti Lucane (la Grancia-il Volo dell’Angelo); la via Francigena (i cammini religiosi d’Europa); Viggiano-Avigliano-Lauria-Calvello-Lagonegro; le strade del grano e del pane; le strade dell’olivo; l’itinerario della Magna Grecia; l’itinerario dei castelli e dimore fortificate (Federico II); l’itinerario dei laghi (Monticchio-Camastra-Pertusillo-Sirino-San Giuliano); i sentieri dei boschi e dei parchi (Pollino, Val D’Agri, Gallipoli Cognato); l’itinerario dei Sassi di Matera e delle chiese rupestri; i luoghi della poesia e della pittura (Valsinni-Tursi-Montemurro-Aliano); il progetto del Golfo di Policastro; l’itinerario delle isole linguistiche (comunità albanesi); i luoghi termali e i ristori della salute (la dieta mediterranea); itinerari della pietra e dell’acqua (Pietrapertosa Castelmezzano; Rotonda-Viggianello). Ritornando alle politiche generali del turismo fin qui realizzate, in questi anni sicuramente dei buoni risultati si sono conseguiti e, proprio alla luce di questi, aggiornare la legislazione regionale vigente, in materia di turismo, opportuno anche avvalendosi dello scenario costituzionale attuale che, con l’introduzione del Titolo V, apre nuove collaborazioni tra gli Enti locali, definendo per questi compiti e responsabilità sicuramente più vicini agli interessi della gente e dei rispettivi territori. Infatti, la legge regionale numero 7 del 2008 sul turismo ha l’obiettivo di disegnare una nuova prospettiva legislativa precisando, in modo più marcato, i compiti della Regione che sono di «indirizzo e di coordinamento» e quelli dell’Agenzia di Pro- mozione Turistica regionale. L’A.P.T., rappresentando il braccio operativo dell’Assessorato al Turismo, «promuove» sul territorio, con l’aiuto diretto di Province, Comuni, Pro Loco, Parchi Letterari e Parchi le azioni definite nel Piano triennale e attuate, con stralci, anno per anno. Con la definizione dei nuovi compiti, siamo passati, così, da una visione “centralistica” delle politiche del turismo ad una impostazione più decentrata delle stesse; ogni Ente ha il proprio lavoro e i propri doveri da assolvere sul territorio di competenza, coordinati da una regia regionale garante di tutti le azioni in atto. Dalle esperienze del passato la “nuova programmazione” del turismo ha appreso che: la conoscenza dei bisogni e delle opportunità, la cui chiara identificazione va posta al centro di ogni scelta di investimento pubblico, non è patrimonio di alcun centro di governo ma è diffusa fra i suoi diversi livelli, fra le parti sociali, fra le varie forme di associazione della società; solo il confronto fra queste diverse parti può consentire a questa conoscenza di venire alla superficie; solo una chiara attribuzione di responsabilità crea condizioni sufficienti a garantire la qualità e l’attuazione degli interventi. Si tratta di un metodo che rifugge da ogni centralismo e che si caratterizza per un grado elevato di sussidiarietà che rafforza le responsabilità dei livelli decentrati di governo e che ricerca, quando possibile, il vaglio di mercato. I principi ispiratori di questa aggiornata governance rimettono al centro delle attenzioni il ruolo diretto degli Enti locali sia quando si pianifica sia quando si realizza. Sentirsi più coinvolti nella fase di programmazione è un aspetto culturale ed amministrativo vincente che dà spessore al ruolo dell’Ente locale che non si sente più terminale dell’iniziativa bensì promotore ed ideatore della medesima. Si dà voce, così, alle esigenze dei territori e delle comunità locali che si sentono direttamente più coinvolti nella buona riuscita della programmazione turistica da promuovere. Seguendo, come si accennava, questo percorso legislativo, sicuramente attuale, alcuni principi fondamentali del federalismo vengono sanciti. Ci riferiamo al principio della cooperazione e a quello della sussidiarietà, attraverso cui l’Ente Regione, sia a livello delle proprie strutture interne, trasversalmente rappresenta nel Comitato di indirizzo (articolo 13), sia a livello di distribuzione e di assegnazione di risorse economiche certe (articolo 29), applica il federalismo in modo articolato e compiuto garantendo soprattutto alle istituzione delle aree interne, meno vocate al turismo, sostegni reali e, altresì, creando le premesse di crescita per quelle aree in ritardo ma sempre suscettibili di sviluppo.
Di Gaetano Fierro