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STOP AI CELLULARI IN CLASSE : CIRCOLARE DEL MINISTERO INVIATA ALLE SCUOLE A FIRMA GIUSEPPE VALDITARA

Giovani schiavi resi drogati e decerebrati: gli studenti italiani. I nostri figli, i nostri nipoti. In una parola, il nostro futuro

STOP CELLULARI IN CLASSE


Scuola, circolare del ministero: stop ai cellulari in classe

Ministro Prof. Giuseppe Valditara:

“No sanzioni ma rispettare le norme”
Il Ministro dell’Istruzione e del Merito Prof. Giuseppe Valditara

Secondo il ministro, il cellulare rappresenta un “elemento di distrazione propria e altrui e di una mancanza di rispetto verso i docenti

A scuola arriva il divieto di utilizzare il cellulare in classe durante le lezioni.
È stata infatti diffusa in tutti gli istituti una circolare, firmata dal ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, contenente le indicazioni sull’uso dei telefoni e di analoghi dispositivi elettronici.

Secondo il ministro, il cellulare rappresenta un “elemento di distrazione propria e altrui e di una mancanza di rispetto verso i docenti, a cui è prioritario restituire autorevolezza”

🔹Con la circolare non si introducono sanzioni disciplinari.

🔹L’uso dei dispositivi può essere consentito per finalità didattiche.

È dunque confermato nella circolare ministeriale il divieto di utilizzare il cellulare durante le lezioni, “trattandosi di un elemento di distrazione propria e altrui e di una mancanza di rispetto verso i docenti”, come già stabilito dallo Statuto delle studentesse e degli studenti del 1998 e dalla circolare ministeriale numero 30 del 2007

“L’interesse delle studentesse e degli studenti, che noi dobbiamo tutelare, è stare in classe per imparare – ribadisce il ministro Valditara – distrarsi con i cellulari non permette di seguire le lezioni in modo proficuo ed è inoltre una mancanza di rispetto verso la figura del docente, a cui è prioritario restituire autorevolezza. L’interesse comune che intendo perseguire è quello per una scuola seria, che rimetta al centro l’apprendimento e l’impegno.

Una recente indagine conoscitiva della VII commissione del Senato ha anche evidenziato gli effetti dannosi che l’uso senza criterio dei dispositivi elettronici può avere su concentrazione, memoria, spirito critico dei ragazzi. La scuola deve essere il luogo dove i talenti e la creatività dei giovani si esaltano, non vengono mortificati con un abuso reiterato dei telefonini. Con la circolare, non introduciamo sanzioni disciplinari, ci richiamiamo al senso di responsabilità. Invitiamo peraltro le scuole a garantire il rispetto delle norme in vigore e a promuovere, se necessario, più stringenti integrazioni dei regolamenti e dei Patti di corresponsabilità educativa, per impedire nei fatti l’utilizzo improprio di questi dispositivi”

STOP AI CELLULARI IN CLASSE : CIRCOLARE DEL MINISTERO INVIATA ALLE SCUOLE A FIRMA GIUSEPPE VALDITARA 

Valditara: “Tuteliamo l’apprendimento dei ragazzi e il rispetto per i docenti”

Martedì, 20 dicembre 2022

È stata diffusa oggi alle scuole la circolare, firmata dal Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, contenente le indicazioni sull’utilizzo dei telefoni cellulari e di analoghi dispositivi elettronici nelle classi.

È confermato il divieto di utilizzare il cellulare durante le lezioni, trattandosi di un elemento di distrazione propria e altrui e di una mancanza di rispetto verso i docenti, come già stabilito dallo Statuto delle studentesse e degli studenti del 1998 e dalla circolare ministeriale n. 30 del 2007

 

dichiara il Ministro Giuseppe Valditara :

“L’interesse delle studentesse e degli studenti, che noi dobbiamo tutelare, è stare in classe per imparare. Distrarsi con i cellulari non permette di seguire le lezioni in modo proficuo ed è inoltre una mancanza di rispetto verso la figura del docente, a cui è prioritario restituire autorevolezza.
L’interesse comune che intendo perseguire è quello per una scuola seria, che rimetta al centro l’apprendimento e l’impegno.

Una recente indagine conoscitiva della VII commissione del Senato ha anche evidenziato gli effetti dannosi che l’uso senza criterio dei dispositivi elettronici può avere su concentrazione, memoria, spirito critico dei ragazzi.

La scuola deve essere il luogo dove i talenti e la creatività dei giovani si esaltano, non vengono mortificati con un abuso reiterato dei telefonini. Con la circolare, non introduciamo sanzioni disciplinari, ci richiamiamo al senso di responsabilità. Invitiamo peraltro le scuole a garantire il rispetto delle norme in vigore e a promuovere, se necessario, più stringenti integrazioni dei regolamenti e dei Patti di corresponsabilità educativa, per impedire nei fatti l’utilizzo improprio di questi dispositivi”

L’utilizzo dei cellulari e di altri dispositivi elettronici può essere ovviamente consentito, su autorizzazione del docente, e in conformità con i regolamenti di istituto, per finalità didattiche, inclusive e formative, anche nell’ambito degli obiettivi del Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD) e della “cittadinanza digitale”

I rischi per la salute dei ragazzi che possono derivare dall’uso perdurante dei cellulari sono evidenziati dalla relazione finale, diffusa in allegato alla circolare, dell’indagine conoscitiva realizzata nella scorsa legislatura dalla 7ª Commissione del Senato

“Sull’impatto del digitale sugli studenti, con particolare riferimento ai processi di apprendimento”

Di seguito riportiamo: il testo completo della circolare e la relazione

Il Ministro dell’istruzione e del merito

All.:1 Roma, 19 dicembre 2022

Ai Dirigenti e ai Coordinatori didattici

delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado del sistema nazionale di istruzione
Ai Direttori generali e ai Dirigenti titolari degli Uffici scolastici regionali
Al Sovrintendente scolastico per la scuola in lingua italiana e agli Intendenti scolastici per la scuola
in lingua tedesca e in lingua ladina
della Provincia autonoma di Bolzano
Al Dirigente generale del Dipartimento istruzione e cultura della Provincia autonoma di Trento
Al Sovrintendente scolastico per la Regione Valle d’Aosta

OGGETTO: Indicazioni sull’utilizzo dei telefoni cellulari e analoghi dispositivi elettronici in classe

In considerazione della sempre maggiore diffusione dell’utilizzo di telefoni cellulari e analoghi dispositivi elettronici nelle classi delle scuole italiane, si rende utile fornire indicazioni volte a contrastarne utilizzi impropri o non consentiti.
Al riguardo, già con circolare del 15 marzo 2007, n. 30, sono state emanate da questo Ministero “linee di indirizzo ed indicazioni in materia di utilizzo di telefoni cellulari e di altri dispositivi elettronici durante l’attività didattica, irrogazione di sanzioni disciplinari, dovere di vigilanza e di corresponsabilità dei genitori e dei docenti”.
Tale documento precisava come: “il divieto di utilizzo del cellulare durante le ore di lezione risponda ad una generale norma di correttezza che, peraltro, trova una sua codificazione formale nei doveri indicati nello Statuto delle studentesse e degli studenti, di cui al D.P.R. 24 giugno 1998, n. 249”; “l’uso del cellulare e di altri dispositivi elettronici rappresenta un elemento di distrazione sia per chi lo usa che per i compagni, oltre che una grave mancanza di rispetto per il docente configurando, pertanto, un’infrazione disciplinare sanzionabile attraverso provvedimenti orientati non solo a prevenire e scoraggiare tali comportamenti ma anche, secondo una logica educativa propria dell’istituzione scolastica, a stimolare nello studente la consapevolezza del disvalore dei medesimi”


Pertanto, come si evince dalla suddetta circolare, vige in via generale un divieto di utilizzo in classe di telefoni cellulari.
Al riguardo si allega, altresì, la relazione finale dell’indagine conoscitiva della 7a Commissione Permanente del Senato della Repubblica “sull’impatto del digitale sugli studenti, con particolare riferimento ai processi di apprendimento” (All.1), della XVIII Legislatura: il documento evidenzia gli effetti dannosi derivanti dal perdurante uso di telefoni cellulari, tra cui, perdita di capacità di concentrazione, di memoria, di spirito critico, di adattabilità, di capacità dialettica.
È viceversa consentito l’utilizzo di tali dispositivi in classe, quali strumenti compensativi di cui alla normativa vigente, nonché, in conformità al Regolamento d’istituto, con il consenso del docente, per finalità inclusive, didattiche e formative, anche nel quadro del Piano Nazionale Scuola Digitale e degli obiettivi della c.d. “cittadinanza digitale” di cui all’art. 5 L. 25 agosto 2019, n. 92.
Conclusivamente si invitano le SS.LL. a favorire l’osservanza di quanto rappresentato, promuovendo, ove occorrano, le necessarie integrazioni dei Regolamenti delle rispettive istituzioni scolastiche e dei Patti di corresponsabilità educativa, volte a contrastare utilizzi impropri o non consentiti dei dispositivi suindicati.
Si ringrazia sin d’ora della consueta, responsabile attenzione, rivolta a promuovere il rispetto delle relative indicazioni, nell’ottica di assicurare la qualità delle attività didattiche e, con questa, l’effettiva garanzia del diritto allo studio, in un contesto sicuro, dignitoso e sereno, nell’ottica del consolidamento di una sempre più sinergica alleanza tra scuola, famiglie, alunne e alunni.

prof. Giuseppe Valditara

DOCUMENTO APPROVATO DALLA 7a COMMISSIONE PERMANENTE
(Istruzione pubblica, beni culturali) nella seduta del 9 giugno 2021
Relatore: CANGINI
A CONCLUSIONE DELL’INDAGINE CONOSCITIVA
proposta dalla Commissione stessa nella seduta del 9 aprile 2019, svolta nelle sedute del 9 maggio 2019, 11 giugno 2019, 2 e 24 ottobre 2019, 27 novembre 2019, 14 gennaio 2020, 22 settembre 2020, 21 ottobre 2020, 2 dicembre 2020, 7 aprile 2021 e conclusasi nella seduta del 9 giugno 2021

SULL’IMPATTO DEL DIGITALE SUGLI STUDENTI, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO AI PROCESSI DI APPRENDIMENTO

(Articolo 48, comma 6, del Regolamento)
Comunicato alla Presidenza il 14 giugno 2021

TIPOGRAFIA DEL SENATO

Atti Parlamentari – 2 – Senato della Repubblica XVIII LEGISLATURA – DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI – DOCUMENTI – DOC. XVII, N. 2

I RISULTATI DELL’INDAGINE

Ci sono i danni fisici: miopia, obesità, ipertensione, disturbi muscolo- scheletrici, diabete.
E ci sono i danni psicologici: dipendenza, alienazione, depressione, irascibilità, aggressività, insonnia, insoddisfazione, diminuzione dell’empatia.

Ma a preoccupare di più è la progressiva perdita di facoltà mentali essenziali, le facoltà che per millenni hanno rappresentato quella che sommariamente chiamiamo intelligenza: la capacità di concentrazione, la memoria, lo spirito critico, l’adattabilità, la capacità dialettica…

Sono gli effetti che l’uso, che nella maggior parte dei casi non può che degenerare in abuso, di smartphone e videogiochi produce sui più giovani.
Niente di diverso dalla cocaina.
Stesse, identiche, implicazioni chimiche, neurologiche, biologiche e psicologiche.


È quanto sostengono, ciascuno dal proprio punto di vista «scientifico», la maggior parte dei neurologi, degli psichiatri, degli psicologi, dei pedagogisti, dei grafologi, degli esponenti delle Forze dell’ordine auditi.

Un quadro oggettivamente allarmante, anche perché evidentemente destinato a peggiorare.

C’è stato un tempo in cui, per capire come saremmo diventati, noi italiani guardavamo alla Germania, poi alla Francia, poi, dal secondo dopoguerra, agli Stati Uniti.

Ora, per la prima volta, il nostro sguardo abbandona le nazioni occidentali per volgersi ad Oriente. Corea del Sud, Cina, Giappone.

Sono questi, oggi, i nostri modelli.

Modelli avanzatissimi già da anni quanto a diffusione della tecnologia digitale, perciò anticipatori degli effetti che il crescente uso di smartphone e videogiochi produrrà fatalmente sui nostri figli, sui nostri nipoti, sui nostri amici, su di noi e di conseguenza sulla società in cui viviamo.

I numeri impressionano

In Corea del Sud il 30 per cento dei giovani tra i dieci e i diciannove anni è classificato come «troppo dipendente» dal proprio telefonino: vengono disintossicati in sedici centri nati apposta per curare le patologie da web. 

In Cina i giovani «malati» sono ventiquattro milioni

Quindici anni fa è sorto il primo centro di riabilitazione, natural- mente concepito con logica cinese: inquadramento militare, tute spersona- lizzanti, lavori forzati, elettroshock, uso generoso di psicofarmaci. Un campo di concentramento.
Da allora, di luoghi del genere ne sono sorti oltre quattrocento.

Analoga situazione in Giappone, dove per i casi più estremi è stato coniato un nome,

hikikomori

Significa «stare in disparte»

Sono giovani tra i dodici e i venticinque anni che si sono completamente isolati dalla società. Non studiano, non lavorano, non socializzano.

Vegetano chiusi nelle loro camerette perennemente connessi con qualcosa che non esiste nella realtà.

Gli hikikomori in Giappone sono circa un milione. Un milione di zombi.

Tutte le ricerche internazionali citate nel corso del ciclo di audizioni giungono alla medesima conclusione: il cervello agisce come un muscolo, si sviluppa in base all’uso che se ne fa e l’uso di dispositivi digitali (social e videogiochi), così come la scrittura su tastiera elettronica invece della scrittura a mano, non sollecita il cervello.

Il muscolo, dunque, si atrofizza

Detto in termini tecnici, si riduce la neuroplasticità, ovvero lo sviluppo di aree cerebrali responsabili di singole funzioni.

Analogo effetto si registra nei bambini cui è stata limitata la «fisicità»

Nei primi anni di vita, infatti, la conoscenza di sé e del mondo passa attraverso tutti e cinque i sensi: sollecitare prevalentemente la vista, sottoutilizzando gli altri quattro sensi, impedisce lo sviluppo armonico e completo della conoscenza.

È quel che accade nei bambini che trascorrono troppo tempo davanti allo schermo di un iPad o simili.

Per quest’insieme di ragioni, non è esagerato dire che il digitale sta decerebrando le nuove generazioni, fenomeno destinato a connotare la classe dirigente di domani.

Mai prima d’ora una rivoluzione tecnologica, quella digitale, aveva scatenato cambiamenti così profondi, su una scala così ampia e in così poco tempo.
Il motivo è evidente, lo smartphone, ormai, non è più uno strumento, ma è diventato un’appendice del corpo. Soprattutto nei più giovani.
Un’appendice da cui, oltre ad un’infinita gamma di funzioni, in larga parte dipendono la loro autostima e la loro identità.
È per questo che risulta così difficile convincerli a farne a meno, a mettere da parte il telefonino almeno per un po’: per loro, privarsene è doloroso e assurdo quanto subire l’amputazione di un arto.

Usarlo incessantemente è dunque naturale.
È naturale perché questo li inducono a fare le continue sollecitazioni di algoritmi programmati apposta per adescarli e tenerli connessi il più a lungo possibile.

È naturale perché a disconnettersi percepiscono la sgradevole sensazione di essere «tagliati fuori», esclusi, emarginati.
È naturale anche e soprattutto perché essere connessi è irresistibilmente piacevole, dal momento che l’uso del digitale che ne fanno i più giovani, prevalentemente social e videogiochi, favorisce il rilascio di dopamina, il neurotrasmettitore della sensazione di piacere.

Ma si tratta di un piacere effimero.
Dal 2001, anno in cui le console per videogiochi irrompono nelle camerette dei ragazzi, e con un’accelerazione impressionante dal 2007, anno in cui debutta lo smartphone, depres- sioni e suicidi tra i giovanissimi hanno raggiunto percentuali mai viste prima.
Sono quasi raddoppiati, e quel che preoccupa è che il trend appare in costante ed inesorabile ascesa.

Stessa tendenza, in rapida crescita, riguarda i casi di autolesionismo, di anoressia, di bulimia.
Manifestazioni di disagio giovanile sempre esistite, ma che oggi si autoalimentano sui social e nelle chat esaltando anziché scoraggiando i ragazzi e in modo particolare le ragazze dal metterli in pratica.

A tutto ciò vanno sommate le conseguenze sui più giovani dell’essere costantemente a contatto con chiunque e con qualsiasi cosa. Istigazione al suicidio, adescamento, sexting, bullismo, revenge porn: tutti reati in costante crescita.
Reati facilitati dal fatto che nelle nuove piazze virtuali non trovano spazio le regole in vigore nelle vecchie piazze reali: vige l’anonimato, i controlli sono scarsi, i minori vi si avventurano senza alcuna sorveglianza da parte dei genitori.

Dal ciclo delle audizioni svolte e dalle documentazioni acquisite, non sono emerse evidenze scientifiche sull’efficacia del digitale applicato all’insegnamento.
Anzi, tutte le ricerche scientifiche internazionali citate dimostrano, numeri alla mano, il contrario. Detta in sintesi: più la scuola e lo studio si digitalizzano, più calano sia le competenze degli studenti sia i loro redditi futuri.


CONCLUSIONI

Rassegnarsi a quanto sta accadendo sarebbe colpevole. Fingere di non conoscere i danni che l’abuso di tecnologia digitale sta producendo sugli studenti e in generale sui più giovani sarebbe ipocrita.
Come genitori, e ancor più come legislatori, avvertiamo il dovere di segnalare il problema, sollecitando Parlamento e Governo ad individuare i possibili correttivi.


Avanziamo alcune ipotesi:

– scoraggiare l’uso di smartphone e videogiochi per minori di quattordici anni;
– rendere cogente il divieto di iscrizione ai social per i minori di tredici anni;
– prevedere l’obbligo dell’installazione di applicazioni per il con- trollo parentale e l’inibizione all’accesso a siti per adulti sui cellulari dei minori;
– favorire la riconoscibilità di chi frequenta il web;
– vietare l’accesso degli smartphone nelle classi;
– educare gli studenti ai rischi connessi all’abuso di dispositivi
digitali e alla navigazione sul web;
– interpretare con equilibrio e spirito critico la tendenza epocale a
sopravvalutare i benefici del digitale applicato all’insegnamento;
– incoraggiare, nelle scuole, la lettura su carta, la scrittura a mano e l’esercizio della memoria.

Non si tratta di dichiarare guerra alla modernità, ma semplicemente di governare e regolamentare quel mondo virtuale nel quale, secondo le ultime stime, i più giovani trascorrono dalle quattro alle sei ore al giorno.

Si tratta di evitare che si realizzi fino in fondo quella «dittatura perfetta» vaticinata da Aldous Huxley quando la televisione doveva ancora entrare in tutte le case e lo smartphone aveva la concretezza di un’astrazione fantascientifica:

«Una prigione senza muri in cui i prigionieri non sognano di evadere. Un sistema di schiavitù nel quale, grazie al consumismo e al divertimento, gli schiavi amano la loro schiavitù»

Giovani schiavi resi drogati e decerebrati: gli studenti italiani. I nostri figli, i nostri nipoti. In una parola, il nostro futuro.
LE PRIME DICHIARAZIONI A CALDO 

da Orizzonte Scuola

Stop ai cellulari in classe: comportamenti illeciti sanzionati dai regolamenti di istituto. Come già si fa ma con integrazioni più stringenti

Stop ai cellulari in classe. Il Ministero dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ribadisce, quanto già in vigore. In realtà, dunque, non cambia nulla. È confermato il divieto di utilizzare il cellulare durante le lezioni, “trattandosi di un elemento di distrazione propria e altrui e di una mancanza di rispetto verso i docenti, a cui è prioritario restituire autorevolezza”, afferma il ministro.

Allo stato attuale in nessun istituto scolastico italiano è permesso utilizzare lo smartphone in classe, senza autorizzazione: si tratta di una delle regole presenti in qualsiasi patto di corresponsabilità che viene sottoscritto da genitori e docenti a inizio anno o qualsiasi circolare della dirigenza scolastica

“Con la circolare, non introduciamo sanzioni disciplinari, ci richiamiamo al senso di responsabilità. Invitiamo peraltro le scuole a garantire il rispetto delle norme in vigore e a promuovere, se necessario, più stringenti integrazioni dei regolamenti e dei Patti di corresponsabilità educativa, per impedire nei fatti l’utilizzo improprio di questi dispositivi”.

L’utilizzo dei cellulari e di altri dispositivi elettronici può essere ovviamente consentito, su autorizzazione del docente, e in conformità con i regolamenti di istituto, per finalità didattiche, inclusive e formative, anche nell’ambito degli obiettivi del Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD) e della “cittadinanza digitale”.

All’interno delle scuole dovranno essere gli stessi regolamenti di istituto a sanzionare i comportamenti illeciti, come già accade. Sono esclusi dalla sanzione quei comportamenti volti ad acquisire filmati, immagini o suoni per fini esclusivamente personali, autorizzati dal dirigente scolastico o dall’insegnante.

La circolare ministeriale emanata da Valditara ricalca sostanzialmente quella di Fioroni che a sua volta faceva riferimento allo Statuto degli studenti e delle studentesse del 1998 secondo cui “l’uso del cellulare e di altri dispositivi elettronici rappresenta un elemento di distrazione sia per chi lo usa che per i compagni, oltre che una grave mancanza di rispetto per il docente configurando, pertanto, un’infrazione disciplinare sanzionabile”.

La direttiva non vieta di portare il cellulare a scuola, a patto che venga tenuto spento durante le lezioni e che non venga utilizzato a scuola per scattare foto, dare filmati o violare la privacy dei presenti. Pertanto lo smartphone nell’ambiente scolastico (aule, corridoi, bagni, cortile…) deve essere tenuto spento e riposto nello zaino/borsa: l’uso del dispositivo può essere autorizzato dall’insegnante in caso di necessità o per finalità didattiche.

Tale disposizione trova giustificazione, oltre che sulla base di ovvi principi di buon senso e di buona educazione, anche nel fatto che il telefono cellulare può essere occasione di distrazione.

Va precisato che l’uso improprio del cellulare e/o similari, ad esempio per riprese o foto non autorizzate dai diretti interessati, e la loro eventuale pubblicazione in rete, oltre che essere oggetto di provvedimenti disciplinari per violazione del Regolamento interno, può costituire reato per violazione della privacy (Codice della Privacy, D.Lgs. 196/2003 e art.10 del Codice Civile) ed essere soggetto a possibili denunce presso l’autorità giudiziaria da parte dell’interessato.

La circolare dell’allora ministro della Pubblica Istruzione indicava anche il divieto di utilizzare telefoni cellulari durante lo svolgimento di attività di insegnamento – apprendimento, del resto, opera anche nei confronti del personale docente (cfr. circolare n. 362 del 25 agosto 1998), in considerazione dei doveri derivanti dal CCNL vigente e dalla necessità di assicurare all’interno della comunità scolastica le migliori condizioni per uno svolgimento sereno ed efficace delle attività didattiche, unitamente all’esigenza educativa di offrire ai discenti un modello di riferimento esemplare da parte degli adulti.

*^*

🔴 Valditara ricicla la circolare sullo stop ai cellulari in classe: l’effetto è prevedibile‼️

di Saverio Mauro Tassi su Il Fatto Quotidiano

Reminiscenze, guarda caso proprio scolastiche, mi riconducono alle “gride” dei “Promessi sposi”, le leggi spagnole secentesche, così chiamate perché venivano gridate nelle piazze: tanto altisonanti, pompose e minuziose quanto inefficaci.

Insomma, per dirla alla buona, utili solo a dar aria ai polmoni dei banditori pubblici.
E degli Azzeccagarbugli.

Una nuova grida manzoniana mi pare, infatti, l’ultima circolare emessa dal Miur, a firma del ministro Valditara, che vieta di fare uso improprio dei cellulari durante le lezioni scolastiche.

La nuova circolare-grida non a caso si richiama all’analoga circolare-grida emanata 15 anni fa (!) dall’allora ministro Fioroni, che già aveva introdotto il medesimo divieto.

Se Valditara oggi ricicla, meglio ricircola, la circolare Fioroni, senza cambiare nulla, ossia senza nemmeno aggiungere sanzioni per chi la trasgredisce, egli con ciò certifica, in primo luogo, che per 15 anni la circolare Fioroni ha avuto l’effetto dell’incenso per i defunti;
e in secondo luogo e soprattutto che la sua ricircolata circolare produrrà lo stesso formidabile effetto.

Ma il punto dolente è un altro.

La gravità della circolare-grida valditariana consiste nell’essere un sintomo allarmante della condizione media (non nego le eccezioni, ma il grave è proprio che siano eccezioni) dei nostri istituti scolastici, perché se dopo 15 anni si deve ribadire, senza alcuna modifica attuativa, una regola di così smaccato buon senso e di così banale applicazione, non può che voler dire che essa, nondimeno, è stata largamente e incredibilmente disattesa, e che, per sovrappiù, tale rimarrà ancora.

Per motivarla, Valditara ha dichiarato:

“Distrarsi con i cellulari non permette di seguire le lezioni in modo proficuo ed è inoltre una mancanza di rispetto verso la figura del docente, a cui è prioritario restituire autorevolezza“

Tralascio l’umoristica tautologia della prima proposizione (equivalente a: non seguire le lezioni non fa seguire le lezioni), per notare che la sua coordinata è un’implicita denuncia del degrado culturale e etico delle nostre scuole.

Una denuncia che tuttavia non denuncia tanto gli studenti – da che scuola è scuola quasi tutti hanno sempre cercato di distrarsi con qualsivoglia gingillo – quanto la condizione psicologica e deontologica dei professori.

Non vengono rispettati?
Ma chi deve farli rispettare?
Bisogna restituirgli autorevolezza?
Ma chi gliel’ha tolta e chi gliela può ridare?
È possibile “restituire” l’autorevolezza?

L’autorevolezza appartiene all’interiorità di un professore, se la può dare solo lui, non gli può essere conferita come un attestato.

Se un professore ha, come dovrebbe avere prioritariamente, se non proprio passione almeno dedizione all’insegnamento, e inoltre la necessaria competenza disciplinare, nonché la maturità dell’adulto e almeno un pizzico di umanità, allora non può che essere autorevole.

Se in alcuni casi l’autorevolezza non è sufficiente, basta ritirare un cellulare allo studente che ne fa uso improprio, ed eventualmente comminare una nota disciplinare per evitare che il misfatto si ripeta.

Dunque, niente di trascendentale. Solo la più scolastica normalità.

O almeno quella che dovrebbe essere la normalità scolastica, ma che forse è proprio ciò che è venuto meno.

Ciò che mi preoccupa veramente di questa circolare-grida è che segnala lo status anormale, anzi anomalo, della classe docente.

Se una classe docente non è in grado di essere autorevole e di farsi rispettare vuol dire che la scuola non solo non educa ma diseduca.

Questo è il vero pericolo che la ricircolare Valditara annuncia.

#sapevatelo2022 

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