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CASO PRIORE, VIA LA POLVERE

Il presidente del Parco, voluto dall’ex Ministro a cinquestelle, supererà la prova Meloni? Appennino lucano, dalle ombre sulla trasparenza alla gestione e ai post sessisti

Nuovo anno, vecchio caso presidente Priore al Parco nazionale dell’Appennino lucano, ma soprattutto nuovo Governo nazionale, a guida della leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, nuovo ministro dell’Ambiente e sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin. Così la richiesta di vagliare nel complesso la pratica Priore, come più volte esternata anche dalla Basilicata, chissà possa ora trovare accoglimento. Le “protezioni” in larga parte di fattura pentastellata, potrebbero essere destinate a cadere. Un Ministro lo ha elevato dal gruppo lucano della Protezione civile a presidente del Parco, il 5stelle Costa, un altro ministro Pichetto Fratin avrebbe ora, invece, il potere di decretare la revoca del conferimento dell’incarico che è un atto che si caratterizza per il notevole tasso di discrezionalità della scelta, tale da risultare di carattere essenzialmente fiduciario. Se, tuttavia, la revoca della nomina di Priore ritenuto un atto non politico, ma di alta amministrazione, come a dire non rientrante neanche nello spoil system, allora necessario un supporto motivazionale. Non poi così difficile, date comunque le informazioni contenute nella pratica Priore che in più occasioni ha attirato l’attenzione degli Uffici ministeriali a partire dalla particolarità del suo insediamento. Avvenne quasi 2 anni dopo la nomina ministeriale di Costa risalente al giugno del 2020. L’allora Ministro si preoccupò di piazzare Priore, dimenticandosi del Commissariamento del Parco che è proseguito per ben oltre un anno da quell’estate, tanto che le nomine del Consiglio direttivo dell’Appennino lucano sono del febbraio del- l’anno scorso. Priore è diventato ufficialmente presidente del Parco, dopo l’insediamento del Consiglio direttivo. Poco male per lui, tanto nel frattempo che la nomina a futura memoria divenisse efficace, sulla vicenda mai chiariti i dubbi relativi alla prolungata validità della stessa trascorso un così largo lasso temporale, nel mentre è cambiato pure il Ministro, al Parco faceva il Commissario. La sola ricerca del Curriculum vitae del presidente Priore, è una caccia al tesoro. Dettaglio che può sembrare piccolo, ma che acquista rilevanza se lo stesso collegato ad altri analoghi che uniti punto dopo punto restituiscono un quadro trasparenza più no, che sì. Il Parco nazionale dell’Appennino lucano non ottempererebbe, tra le altre cose, a tutti gli obblighi normativi in materia. Oltre che per alcune questioni gestionali, riguardanti sia il periodo da Commissario che l’attuale in corso da presidente, come il caso di certi rimborso o la vicenda del medico aziendale, Priore è risaltato alle cronache nazionale anche per determinati suo atteggiamenti non consoni col ruolo istituzionale che ricopre. Dai post Facebook deliranti, il primo fu quello sul mullah «Salvini ommemerda», con tanto di fotomontaggio, ai più recenti post sessisti come quello sulle fisicamente prosperose sedicenti ucraine, il conflitto con la Russia era già iniziato, a quello su Cicciolina e «i cazzi nostri» fino all’attacco personale alla Consigliera regionale di Parità, Ivana Pipponzi. Non solo social, da ricordare, risale allo scorso novembre, anche l’aggressione con pugno a colui che l’ha sostituito nella carica di presidente del Gruppo Lucano della Protezione civile, l’avvocato Pierluigi Martoccia. Cronache Lucane nel numero speciale di fine anno, ha inserito il presidente Priore tra i Flop: «Post razzisti, poi sessisti… un turpiloquio continuo. E per il Parco? Nulla di nulla. I poveri agricoltori dell’Appennino lucano hanno del Parco solo i vincoli, tra cui il maldestro presidente. A quando una guida più autorevole ed efficiente?». Col cambio di Governo, ci sarà un cambio di azione sulla pratica Priore? La domanda sorge spontanea, per la risposta, attendere.

A. Carponi

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