AttualitàBasilicataBlog

DIVARIO NORD-SUD, UNIBAS E DINTORNI

La riflessione di Paride Leporace

Inizio del 2023. Neve e freddo al Nord, caldo a bagni al Capodanno del Sud. Due Italie ma forse è il riscaldamento globale. Certo che il meteo del Sud va in un modo, quello del Nord in tutt’altro. E influisce sulla vita delle persone che spesso nel nome dei servizi essenziali preferiscono lavorare su al Nord e abbandonare il Mezzogiorno nonostante la differenza metereologica esistenziale. Nel 2022 in Italia si sono pagate più pensioni che stipendi, 22,7 milioni contro 22,5 milioni; ma la differenza è molto più marcata al Sud: 1,5 milioni. Gli anziani poveri restano al Sud e sopravanzano i salariati. Molto banalmente i giovani vanno a laurearsi in trasferta e spesso restano a vivere e lavorare lontano da casa. Nel discorso di fine anno il presidente ha ricordato i 75 anni della Costituzione. Poi ha aggiunto: “Le differenze legate a fattori sociali, economici, organizzativi, sanitari tra i diversi territori del nostro Paese – tra Nord e Meridione, per le isole minori, per le zone interne – creano ingiustizie, feriscono il diritto all’uguaglianza… Ci guida ancora la Costituzione, laddove prescrive che la Repubblica deve rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che ledono i diritti delle persone, la loro piena realizzazione. Senza distinzioni. La Repubblica siamo tutti noi. Insieme.” In quirinale se istituzionale il presidente ha lanciato un messaggio all’autonomia differenziata senza mai citarla. Ci ragioni Bardi con la sua autonomia temperata. Il Sud non può rimanere inerte. La freccia è scoccata. Il ministro Calderoli ha già consegnato il disegno di legge in 11 articoli. Il Parlamento e la Conferenza Stato Regioni a leggere autorevoli analisti sono stati bypassati e potranno dare semplici pareri. In meno di un anno l’autonomia differenziata potrebbe essere già attuata quasi senza colpo ferire . Non si può lasciare la questione in mano solo al presidente del Consiglio a temperare Salvini e Calderoli con le loro teorie. Da un recente studio sappiamo che il 79 per cento delle medie imprese meridionali è alla seconda o terza generazione. Sono maledettamente poche, 316, ma è un nucleo da tutelare per non permettere arretramenti. Il Mezzogiorno non è una palla al piede. Altro studio altri dati: ogni 100 euro investiti nel manifatturiero meridionale generano un impatto economico in Italia pari a 493. Bisogna investire al Sud ancora. Start up e pmi innovative non mancano, vanno potenziate e raccordate ai settori più in salute che da tempo sono posizionate sul mercato globale. Imprese e giovani vanno incrociati e declinati insieme. Ma non si deve aspettare che si risolva tutto per decreto. Le università meridionali per risolvere il divario tra Sud e Nord hanno un ruolo chiave. A Ragusa una compagine che unisce pubblico e privato e che vede la partecipazione dell’Università di Catania ha intercettato oltre 10 milioni di euro di fondi complementari al Pnnr per far sorgere nell’ex sede della Banca d’Italia uno dei più importanti poli italiani per il trasferimento tecnologico in ambito green ed agritech, con l’obiettivo di promuovere la ricerca accademica e favorire l’incontro tra capitale umano qualificato per soddisfare i fabbisogni del mondo imprenditoriale, coinvolgendo i giovani e promuovendo le pari opportunità di genere, oltre che valorizzare i beni culturali e le esigenze del territorio. Purtroppo osserviamo che all’Unibas il finanziamento di esistenza regionale legato alle royalty del petrolio blocca crescita di brevetti, ricerca e sviluppo oltre a non favorire l’aumento delle iscrizioni. Un ruolo accademico propulsivo del giovane ateneo lucano è strettamente necessario. Altrimenti, anche per l’Unibas il suo tramonto potrebbe essere non lontano.

Social Media Auto Publish Powered By : XYZScripts.com
error: Contentuti protetti