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BUROCRAZIA E GIUSTIZIA, DOPO 10 ANNI OTTIENE IL MEZZO MILIONE D’EURO CHE LA REGIONE GLI NEGÒ

Fondi Ue e papocchi a via Verrastro, tocca alla Giunta Bardi saldare il conto all’agricoltore incappato nell’«assoluta confusione» dei funzionari regionali

Burocrazia regionale e tempi della giustizia: dopo oltre 10 anni, un allora, nel 2010, giovane agricoltore lucano al primo insediamento con azienda ad inizio attività, riceverà il finanziamento che era a valere sul Programma di sviluppo rurale 2007- 2013, che, per errore, gli fu negato dalla Regione Basilicata. Alla base della decennale vicenda, il micidiale incrocio dell’operato dei competenti Uffici di via Verrastro. La domanda di aiuto candidata dalla ditta individuale Romano Romeo, il progetto riguardava terreni in agro di Picerno, ha subito ben tre istruttorie da parte di differenti funzionari. Meglio abbondare, ma invece no. Le tre risultanze delle istruttorie, come appurato in 2 giudizi della Giustizia amministrativa, prima il Tar di Basilicata nel 2014, poi il Consiglio di Stato nel 2021, «si sono puntualmente e rispettivamente smentite e contraddette». La prima istruttoria ha avuto come risultato la non ammissione del progetto a finanziamento mentre la seconda, a seguito di accoglimento del ricorso presentato dalla ditta, ha avuto come risultato l’ammissione dell’intero progetto e l’intera finanziabilità dello stesso con penalizzazione di punteggio e limite dell’effettivo finanziato a soli 50 mila euro, e la terza, infine, smentendo le precedenti risultanze istruttorie, dispose nuovamente la non ammissione della domanda di aiuto presentata. Un fuori, quasi dentro, ancora fuori ma per diversi motivi, letale per un contributo di poco più di 777 mila euro finalizzato al progetto, in estrema sintesi, inerente ad un allevamento biologico di razza caprina nel comparto zootecnia da carne. Già il Tar lucano aveva evidenziato le «lacune tecniche» in Regione, tali da evidenziare «profili di assoluta inadeguatezza» poichè la matrioska di istruttorie «condotta con arbitrarie interpretazioni del tutto distanti dalle previsioni di Bando e dalle specifiche deroghe in esso previste». Per esempio, «con assoluta confusione», persino l’equivoco sull’attività zootecnica da intraprendere che da allevamento biologico di caprini «è stato confuso con l’estemporaneo allevamento di animali razza alpaca». Il ricorso fu parzialmente accolto e i giudici disposero la riammissione della ditta nella graduatoria, salvi gli ulteriori provvedimenti della Regione. Dopo 6 anni, nel 2021, il Consiglio di Stato ha notato, però, che effettivamente il Tar non aveva precisato «l’ampiezza dell’accoglimento parziale», sia, per esempio, in merito al punteggio assegnato al progetto che al calcolo delle unità lavorative Ula d’investimento. Nel 2021, i massimi giudici amministrativi lucani hanno rifatto i conti inerenti al periodo di 36 mesi che ormai, sulla carta e non solo, era già trascorso da anni. Progetto in ordine, punteggi anche, ricorso accolto in pieno. Così, è toccato adesso alla Giunta regionale di centrodestra mettere mano al portafoglio di soldi pubblici e saldare il conto di una “grana” ereditata dal passato. Bardi e assessori hanno, a distanza decennale, modi- ficato un atto di Giunta del 2011, l’approvazione della graduatoria giovani agricoltori del Bando in questione, per inserire la ditta Romano Romeo nell’elenco delle istanze ammesse a finanziamento, e, corretto il punteggio assegnato al progetto hanno riscritto: «Spesa ammessa pari a 777 mila e 369 euro, contributo concesso pari a 466 mila e 421 euro».

Ferdinando Moliterni

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