BONACCINI-PICIERNO TRA I SASSI, PASSERELLA DELUDENTE SUI TEMI CALDI CONGRESSUALI
Il candidato alla segreteria Pd a Matera insieme alla vice presidente del parlamento Eu propone: «Saranno gli elettori di questa regione a scegliere in maniera democratica»
Va bene lo stop «a un linguaggio incomprensibile sia di chi ha 2 Lauree che da chi non ha avuto la possibilità di studiare», ma anche basta ai luoghi comuni come «a noi serve dare il senso di una rigenerazione del Pd, serve un partito più popolare e che stia di più tra la gente perchè troppo spesso il Pd è sparito dai luoghi dove la gente vive, lavora e soffre». Non un disastro, ma non del tutto convincente Stefano Bonaccini che da presidente dell’Emilia Romagna ieri ha fatto tappa a Matera nell’ambito del tour nazionale di presentazione della sua candidatura alla segreteria nazionale del Partito democratico. Con lui anche la vice- presidente del Parlamento Europeo, Pina Picierno, che nella Città dei Sassi non ha resistito a recitare anche lei il cliché di «Matera è il simbolo del riscatto possibile». Ad ogni modo, da Bonaccini più di un’idea, dal salario minimo alle assunzioni nella Pubblica amministrazione, fino alle Zes e alla decontribuzione fiscale per i dipendenti, nonché alla scuola e all’ambiente, e soprattutto tanta autocritica politica che da tempo mancava a sinistra. «Se diventerò segretario nazionale – ha dichiarato a Matera -, cambierà il gruppo dirigenziale nazionale perché veniamo da troppe sconfitte. Potrà capitare che chi è da tanto in Parlamento, per esempio, vada in panchina. Non vinciamo da troppi anni le politiche, ma governiamo più di due terzi dei Comuni italiani. Le stesse persone che votano nei territori danno fiducia alle donne e agli uomini che candidiamo a guidare una Regione o un Comune, e la tolgono in parte quando dobbiamo guidare un Paese. Vuol dire che gli amministratori locali con credibilità riescono a raccogliere consenso e non si può non ripartire da loro». Dal protagonismo dei sindaci, anche perché, ha ricordato, «basta guardare alle candidature alle ultime elezioni politiche, non c’è un solo dirigente di partito nazionale che abbia avuto il coraggio di candidarsi in un collegio per essere eletto con i voti dei cittadini», alla promessa: «Al Governo ci torneremo solo quando vinceremo nelle urne, abbiamo pagato la strategia di questi anni che ha dato l’impressione di essere aggrappati al potere». Per quanto il Pd possa riemergere dal declino, impensabile una vittoria, nelle urne, senza alleanze e i numeri hanno ribadito l’ovvio: gli ex dissidenti di Articolo Uno non bastano. Sulle alleanze, strade aperte. Per Bonaccini «Non si fanno a tavolino, ma si fanno sui programmi per battere gli alleati, e se il Pd è forte, di conseguenza vedrete che sarà più facile allearsi».
CIRO MERLO