GRUPPO LUCANO DI PROTEZIONE CIVILE, LA «GUERRA» DI PRIORE
Appennino lucano, il presidente e la sede occupata
Al presidente del l’Appennino lucano, Giuseppe Priore, più che il Parco continua ad interessare, non è una novità, ma una conferma, il Gruppo Lucano della Protezione civile nel quale ha ricoperto l’incarico apicale per un lunghissimo lasso temporale. Ora, però, da circa 1 anno, presidente del Gruppo non lo è più e pure continua a comportarsi come se l’associazione di Protezione civile fosse ancora cosa sua. Il tarlo di Priore, la riconquista della presidenza persa, quella del Parco, invece, formalmente ancora ce l’ha, ha assunto per lui tratti così bellicosi, tanto da definirla una «guerra». Così dal fronte, come fosse un Generale in esilio, ha incominciato a inviare alle “truppe” i suoi bollettini scritti. Lunghe epistole sul tradimento di alcuni, tra cui quelli della «mia ex banda», sui circensi, i “nemici” che hanno «ignobilmente tramato», su un certo «patto d’acciaio» e via discorrendo. Priore e il golpe in stile casereccio in Val d’Agri: si è come autoproclamato presidente, una sorta di dittatore ad interim, disconoscendo colui che ne ha ereditato la carica, l’attuale presidente del Gruppo Lucano della Protezione civile, l’avvocato Pierluigi Martoccia, e pure il Consiglio direttivo «per l’assenza di autorevolezza dei suoi componenti che nel corso di questi mesi hanno agito alterando ogni verità a danno certamente di tutti». Un abbattimento di ruoli e gerarchie operative che poi fisicamente, così riportano le notizie da Viggiano, dove il Gruppo ha la sede, si è concretizzato con una sorta di “barricamento” all’interno della stessa: Priore avrebbe cambiato la serratura. Il presidente Martoccia, ma non soltanto lui, anche gli altri che ne custodivano le chiavi, non possono entrare. Anche il telefono del coordinamento è stato chiuso. Che sia stato Priore o meno, comunque la serratura è stata cambiata. La conclusione verrebbe naturale se si considerare che in uno dei suoi bollettini, lo stesso Priore specificava che «all’avvocato sarà per sempre interdetto l’accesso». Una guerra alla o si fa l’Italia, o si muore. Per il “Napoleone” nostrano, Priore, o «la fine della mia esistenza in questo mondo» o «le dimissioni» dei “nemici” a partire da quelle del presidente Martoccia. Il Parco dell’Appennino lucano è un Parco nazionale che dipende dal Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica. È un Ente che, nonostante l’istituzione risalga a più di una decade fa, è, bisogna considerare anche il lungo commissariamento dalla fine del 2018 al febbraio scorso, ancora abbastanza fantasma. Mentre a Roma il Ministro Gilberto Pichetto Fratin è intento a vagliare la ricevuta terna dei candidati tra i quali scegliere il direttore del Parco, il presidente Priore invece che pensare all’importante ruolo nell’Ente e spendere energie per l’Appennino lucano, anche la sua nomina è stata ministeriale, nel 2020 gli conferì l’incarico Costa, gioca, ma nemmeno poi tanto, alla guerra per la riconquista del Gruppo Lucano della Protezione civile. L’attuale presidente Martoccia, contattato da Cronache Lucane per spiegazioni in merito vicenda del golpe di Priore, ha preferito non rilasciare dichiarazioni. Ad ogni modo, nuovo anno, vecchio Priore
A. CARPONI