REDDITO MINIMO DI INSERIMENTO E TIS: NULLA DI CERTO, MA POSSIBILE SBLOCCO
La regione s’impegna sul divieto di cumulo dei sussidi
Ieri mattina si è tenuto presso la sala Inguscio della Regione Basilicata l’incontro tra il presidente Vito Bardi e i rappresentanti sindacali (USB e altri) e i lavoratori RMI/TIS che hanno potuto rappresentare le proprie istanze e confrontarsi direttamente con il vertice dell’amministrazione regionale. Il presidente ha istituito nell’immediato un coordinamento tecnico con i rappresentanti dei lavoratori e i lavoratori stessi, per «rivedere la questione del divieto di cumulo tra reddito di cittadinanza e RMI/TIS, previsto dalla DGR 1011/2017 e quindi adottata dalla precedente amministrazione, in cui è previsto per l’appunto un divieto di cumulo generale con ogni sussidio nazionale, a qualsiasi titolo erogato. Su questo faremo ogni approfondimento possibile, anche con il governo», ha assicurato il presidente Bardi. Su mandato del presidente della Regione e su sua precisa direttiva, il comitato tecnico elaborerà delle proposte per l’inserimento diretto dei lavoratori nelle attività delle società partecipate della Regione Basilicata e degli enti strumentali. Il presidente ha infine espresso la ferma volontà, a garanzia dei diritti fondamentali dei lavoratori, di risolvere immediatamente tutte le condizioni inique poste al rapporto di lavoro che disconoscono a questi lavoratori il diritto alla assenza per malattia e alle ferie. Lavoratori in protesta dopo l’annuncio dell’assessore regionale alle Attività produttive Alessandro Galella di trasferire la platea di circa 1.400 persone dai progetti di pubblica utilità a società private che, secondo il sindacato Usb, non garantirebbero alcun futuro ai lavoratori. A tal proposito ai microfoni di Cronache Tv il sindacalista di Usb Donato De Stradis dichiara: «Siamo qui perchè ai lavoratori è stato chiesto di firmare un documento in cui prendono atto che non hanno la possibilità di essere regolarizzati e che perderanno l’integrazione del reddito di cittadinanza come integrazione del sussidio che percepiscono attualmente. Noi riteniamo che quel documento sia sbagliato e ne chiediamo al presidente Bardi l’annullamento. I lavoratori non devono cedere». A parlare anche i lavoratori tra cui l’impiegata Antonietta Scazzariello che afferma: «Vogliamo una stabilizzazione. Sono anni che siamo inseriti in questo progetto. Siamo stanche di questa situazione di precarietà. Noi lavoriamo allo stesso modo in cui lavorano i dipendenti comunali oppure gli operatori scolastici ma percepiamo soltanto 550€ al mese e sfido chiunque a vivere con questa cifra al giorno d’oggi».