RIFLETTORI RAI SU POTENZA
Il fratello Gildo scettico sulla riapertura del caso Orlandi da parte del Vaticano: «Le stesse parole che dissero a me». Una serie tv sull’omicidio di Elisa: al via i casting per le comparse lucane
L’ omicidio di Elisa Claps, che ha sconvolto la Basilicata e l’Italia intera, diventerà una fiction Rai che narrerà le vicende di quella studentessa di Potenza che tutti abbiamo imparato a conoscere, nata nel 1977 e morta troppo presto, all’età di soli 16 anni. Fu uccisa, e soltanto dopo molto tempo ritrovata nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità, nel cuore del centro storico del capoluogo potentino. La serie, stando alle prime notizie giunte, dovrebbe intitolarsi “Il caso Claps” e le riprese si terranno chiaramente a Potenza. Scomparsa nel 1993, di Elisa si persero le tracce per oltre 16 anni fino a quando il cadavere della ragazza fu rinvenuto il 17 marzo 2010. Le indagini successive appurarono che la morte avvenne lo stesso giorno della sua scomparsa. Una ferita che non si chiude, un dolore troppo grande per cicatrizzare.
IL CASO DI ELISA CLAPS E DI EMANUELA ORLANDI: DUE SCENARI DALLO STESSO TRAGICO EPILOGO
Subito salta alla mente un altro caso terribile, diventato docufilm, quello di Emanuela Orlandi, sparita nel nulla appena concluse le lezioni di musica in piazza Sant’Apollinare a Roma, il 22 giugno 1983. Disponibile da qualche tempo sulla piattaforma mondiale di film, “Netflix” con il titolo «Vatican Girl. La scomparsa di Emanuela Orlandi». Un mistero che attraversa quattro decenni di storia tra intrighi internazionali, Chiesa e mafia. Insomma, due ragazze giovanissime, due scenari che hanno come tragico epilogo una tragedia orribile. Il pubblico si divide, tra contrari e favorevoli: i primi ritengono le pellicole una teatralizzazione dell’orrore, del dolore della famiglia, degli amici cari, delle città intere che sono state ferite da gesti così atroci; i secondi spingono sull’importanza di parlarne e di far vedere al mondo cosa è successo. Sperando magari che qualcosa si possa ancora fare per gettare luci su troppe ombre, per accendere voci su questioni ancora “tabù”. Ed in effetti su Emanuela Orlandi con il “documentario true crime , “vero crimine”, come lo classifica il colosso Netflix, qualcosa si è mosso: dalla miniserie alla Commissione Parlamentare d’Inchiesta fino ai nuovi elementi acquisiti sul caso. La magistratura Vaticana ha deciso di riaprire l’inchiesta, decisione presa dalla Gendarmeria e dal promotore della giustizia Vaticana a seguito delle numerose denunce e istanze presentate dalla famiglia Orlandi. La riapertura delle indagini avviene a quarant’anni dalla scomparsa di Emanuela, e dopo otto dalla chiusura dell’ultima, archiviata nel 2015. La grande attenzione mediatica dunque ha avuto un buon fine, viene da chiedersi. Al- le tante piste già esistenti, se ne sono aggiunte di nuove. Sono molte le informazioni inedite rese pubbliche negli ultimi mesi e sollevate proprio dopo l’uscita della serie Tv. Emanuela e Elisa. Due giovani vite inghiottite nel nulla. Anzi no, nulla non è, perché mani esecutrici ci sono state. Due giovani vite inghiottite nell’orrore più cupo. Le loro vite spezzate e sepolte da anni di menzogne, camuffamenti, indagini che seguivano piste in vicoli ciechi. I loro corpi maltrattati due volte: prima quando sono scomparse, e dopo quando non hanno avuto da subito una degna sepoltura. Tanti restano ancora i dubbi che come ragnatele impolverate avvolgono queste terribili morti. E tantissimi sono gli appelli, le denunce, le battaglie che i familiari hanno affrontato. La famiglia Orlandi che non ha mai mollato e la famiglia di Elisa che non si è data mai pace. Anche nell’ultima puntata di “Chi l’ha visto?” si è parlato del misterioso dossier del Vaticano su Emanuela: «Non è stato mai reso noto semplicemente perché non esiste» scrive Monsignor Georg Ganswein nel suo libro, e la conduttrice del programma Federica Sciarelli si interroga sui motivi di questa riapertura del caso Orlandi dopo più di quarant’anni e se c’è effettivamente un collegamento con la morte del Papa emerito Benedetto XVI.
LO SCETTICISMO DEL FRATELLO DI ELISA, GILDO CLAPS
Il fratello di Elisa, Gildo Claps, ha però asserito, smorzando ogni tipo di entusiasmo: «Sono molto scettico sull’inchiesta del Vaticano, le parole rivolte a Pietro (l’altro fratello di Emanuela)sono le stesse che tante volte sono state rivolte a me. La loro occupazione principale è delegittimare chi cerca la verità». Intanto la produzione della serie su Elisa è confermata: Potenza si prepara a rivivere, attraverso attori e set cinematografici, quella che fu una delle pagine più tetre e funeste del capoluogo di regione. Una ferita che non ha mai smesso di sanguinare, che si acuisce ad ogni passaggio nel centro storico, che si accompagnerà sempre alle immagini impresse negli occhi di quegli uomini della scientifica che in tuta bianca, riportavano alla luce il corpo di Elisa dal sottotetto della chiesa, luogo che ben lo nascose così a lungo. Un “ritorno in superficie” che fece eco in tutti i tele- giornali e le trasmissioni nazionali e internazionali. Chi sapeva? Chi poteva aiutare le indagini? Chi avrebbe potuto mettere fine a un calvario del genere? È vero, Elisa non c’è più e non tornerà più, ma nella mente e nel cuore dei lucani, questa ragazza è diventata la sorella, la figlia, l’amica di tutti. Il suo volto così familiare e quel sorriso limpido, accompagneranno sempre il suo ricordo.