TRIBUNALE DI MELFI: SI RIACCENDE CONCRETAMENTE LA SPERANZA
Il già presidente dell’Ordine degli avvocati Di Ciommo: «Sono 10 anni esatti che portiamo avanti questa battaglia. La soppressione è ingiusta»
Si riaccendono concretamente le speranze di riapertura per il Tribunale di Melfi. Il nuovo governo, ha dichiarato ufficialmente che la soppressione dei tribunali, 30 sull’intero territorio nazionale, tra cui quello federiciano, avvenuta 10 anni fa, è stata un azione totalmente fallimentare. Melfi, per storia, importanza, collocazione, sarebbe in graduatoria solamente dopo Rossano Calabro, quindi in posizione assai utile per vedere di nuovo riaperte le porte del suo tribunale. Il concetto lo esplicita ulteriormente Dino Di Ciommo, già presidente dell’ordine del foro federiciano. «Sono 10 anni esatti che portiamo avanti questa battaglia, contro la soppressione che si rivela sempre più ingiusta e frutto di errate valutazioni. La legge stessa prevedeva che dopo 3 anni , ci fosse da parte del governo, una verifica, circa la funzionalità della riforma . I criteri erano sostanzialmente due. Efficienza e risparmio di spesa. Entrambi gli obiettivi sono stati clamorosamente falliti . Ne anno preso atto tutti i 60 parlamentari che noi abbiamo incontrato in questi 10 anni e. tutti gli 8 ministri della giustizia che io ho incontrato personalmente. Tutti hanno convenuto che la riforma fosse fallita, però non hanno messo in atto il passaggio successivo che è quello di riaprire le sedi giudiziarie soppresse. Oggi siamo arrivati alla certificazione ufficiale, attraverso l’interrogazione parlamentare dell’onorevole Scutellà che questa riforma è fallita, e lo stesso ministro Nordio, ha affermato che la riforma è fallita e deve essere profondamente rivista e rivisitata. In questo quadro dopo Rossano Calabro, Melfi ha la situazione più critica, perché dalle carte ed dai numeri verificati, si è accertato, che le spese si sono triplicate, rispetto a quelle che vi erano con il tribunale di Melfi aperto ed i tempi della giustizia, che a Melfi erano di 3 anni per le cause civili ad esempio, adesso sono di oltre 10 anni. Nel penale le cose pressoché identiche. Tempi di risposte inaccettabili». Ora non resta che anche la politica, comunale, e soprattutto regionale faccia il suo, perché un presidio di assoluta valenza come quello di Melfi, venga riaperto, tanto più che il palazzo che lo ospitava è ancora lì pronto, di fatto evitando un aggravio di spesa, che a Melfi non vi sarebbe.