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POTENZA E IL GENIUS LOCI DELLA PARATA

L’approfondimento di Antonella Pellettieri

L’ articolo titolato “Potenza e i Luoghi della Cultura” uscito su Cronache di lunedì 16 Gennaio a mia firma, ha provocato alcuni confronti e discussioni in alcuni gruppi Whatsapp e vorrei ringraziare per le belle parole usate nei miei confronti così come sono grata verso coloro che hanno pensato di dovermi ringraziare perché erano nell’elenco dei luoghi di produzione e consumo della Cultura del capoluogo lucano. Qualcuno ha anche dissentito ma non ho capito il perché, altri mi hanno spinta a continuare a scrivere sull’argomento. Ho dimenticato alcuni luoghi negli elenchi, ad esempio le Biblioteche e gli Archivi della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio dove sono conservati libri, documenti cartacei e fotografici molto antichi. Altri ancora hanno specificato che vi sono luoghi di lunghe tradizioni culturali ma non hanno presidenti e direttori all’altezza dell’incarico che ricoprono. Ma queste sono beghe pregne di paesanità e invidie sociali di bassissima cucina. In definitiva, ho ricevuto tante risposte inattese da un articolo che era la parte iniziale di un progetto più vasto che prevedeva un censimento di tutti i luoghi della cultura della Basilicata da riversa- re in un GIS che li mostrava su uno schermo – se vi capita vi consento di copiarlo e di realizzarlo bene! Rispondendo a chi mi invitava a continuare a scrivere su Potenza ho risposto che per scrivere su un argomento bisogna avere degli stimoli e sulla città mi sembra di essermi concessa a lungo. Ma i confronti degli ultimi giorni mi hanno spinta a riflettere su un particolare e cioè quale sia il genius loci di Potenza città accogliente che ha consentito, sin dall’inizio del XIX secolo, che molti lucani provenienti dai 130 paesi si trasferissero a Potenza per motivi di lavoro insieme alla famiglia specie nel terziario. Quando succede questo un luogo finisce per perdere qualche tradizione e/o trasformarla assorbendo altre tradizioni provenienti da altri luoghi. La sempre bistrattata Potenza – città di grande bruttezza e dove conta solo il potere, ahinoi (meglio precisare che è ironia) – sembra essere l’unico luogo al mondo a non avere il suo genius loci… Se penso al genius loci di Roma penso sia il Colosseo, a Venezia la laguna con i suoi ponti, a Torino la Mole Antoneliana, a Milano il Duomo, a Napoli il Vesuvio, a Bari San Nicola, a Salerno il castello di Arechi, a Siena il Palio, a Cagliari la festa di sant’Efisio, a Palermo Santa Rosalia, a Matera la Bruna, a Praia a mare l’isola Dino, a Pignola la Madonna e il lago del Pantano. E dunque il genius loci di Potenza non può che essere la Storica Parata dei Turchi, festa nella quale tutti i potentini si riconoscono per la leggenda legata al Santo Patrono, il vescovo Gerardo che regalò l’identità cittadina a Potenza, e ai Turchi di Civuddine che mai occuparono la città. Una festa che pone Potenza piena- mente nella cultura mediterranea anche se è una città di montagna e il mare ci sembra lontanissimo ma non così lontano da non consentire a una barca con a bordo il Santo Patrono di “navigare” per la città senza mare. Spero che quest’idea di identificare uno spiritello del luogo non sia causa di dissidi e strambi confronti (qualcuno dirà che è la Torre de’ Guevara, altri le scale della città verticale, altri i tre monti su cui si espande la città, altri il Leone che ruggisce a Piazza XVIII Agosto e allo Stadio Viviani, altri il Basento, altri l’acqua e le sue tantissime fontane, altri chissà cosa…) e serva a unire la città in nome della sua festa, del suo dies natalis, e a sperare, inoltre, che il piccolo censimento dello scorso articolo faccia diventare la cultura la componente più importante dello spazio pubblico potentino anche in compagnia del- le solite polemiche di chi ama borbottare mentre prende tanta luce dai suoi noiosi borbogli…

Di Antonella Pellettieri

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