GRASSANO, CULTURA E RINASCITA POSSIBILE
L’approfondimento di Maria De Carlo
Sono stata a Grassano in tempi passati, sia allo scalo (utilizzato come punto di incontro per riunioni e organizzazioni di attività) sia in paese. Ho avuto modo di conoscere amici davvero in gamba. In questo appuntamento mi piace ripercorrere Grassano attraverso gli occhi di due persone speciali. Un sognatore amante delle tradizioni, della storia, della Cultura, quella che arricchisce il tempo e alimenta la bellezza e la profondità dell’umano, parlo di Alberto Garambone, una storia ventennale di passione per la storia del proprio paese. Presidente dell’associazione culturale Crassanum, punto di riferimento della sezione del Parco letterario Carlo Levi di Aliano. Grassano custodisce la memoria di quei 45 giorni che videro Carlo Levi destinato “al confino”. Si potrebbe fare un romanzo di quel periodo attraverso la preziosa documentazione di corso Umberto I col suo museo virtuale, carte, videoclip, cdrom e tanto altro ancora, oltre poi a quanto custodito nel museo autobiografico di Le- vi a Palazzo Materi. C’è tanto altro ancora da visitare ma sicuramente è una tappa fondamentale per le scolaresche tutte, e non solo della Basilicata, oppure per studiosi e cultori della materia. Una promozione attraverso i canali del volontariato e della generosità di alcuni, ma ci chiediamo perché non istituzionalizzare i percorsi culturali? Quale l’impegno delle istituzioni locali e regionali in merito? Non si parla tanto di cultura quale volano economico e di crescita dei nostri borghi? Ci sono Comuni che hanno delle “perle” preziose che non possono essere lasciate in fondo al mare, con gioia accogliamo ed estendiamo l’invito di Garambone a visitare Grassano e il suo ricco patrimonio di libri (dieci mila volumi) che conservano “la memoria della storia di un paese” che chiede l’impegno di “ricordare” quale atto di giustizia, come insegna il filosofo Paul Ricoeur. L’altro personaggio è il poeta Carmine Donnola. La sua testimonianza è diventata un simbolo di riscatto per quei tanti che sono caduti nel vizio e nella dipendenza dell’alcool. Lavapiatti, muratore e infine bidello. Queste le sue attività lavorative. Carmine parla con semplicità della sua storia e lo fa in modo empatico, per essere di aiuto a chi come lui ancora continua a vive- re in un baratro. Un percorso interessante da far visionare soprattutto ai giovani: https://youtu.be/6d3BynHQW8Y Un video dal titolo: “L’ex bidello diventato poeta dopo 20 anni di alcolismo”. Oggi Carmine svolge la sua missione controcorrente “distribuisce poesia invece di violenza”, come lui stesso dice di sé. I dati ci dicono che c’è un “abuso” di alcool soprattutto nella fascia giovanile. La dipendenza da alcool (un po’ come tutte) non è un problema solo individuale ma è una questione sociale. Di qui i numerosi gruppi che si vanno for- mando sia di autoaiuto (come gli alcolisti anonimi) che le comunità (diverse presenti in Basilicata), oppure come centri simili a villa Silvia a Senigallia dove ha accolto Carmine e lo ha liberato ridandogli una seconda nascita “…quando uscii da lì posai la valigia, feci un inchino – racconta Carmine-. Ci sono anch’io su questa terra e lo farò udire”. La sua poesia nasce da “un’ispirazione che arriva dalla disperazione”, come narra. Con la sua barba sembra un essere che esce da uno di quei libri di favole, una sorta di gnomo da poteri magici. Carmine narra nelle sue poesie animi e vicende di uomini che hanno segnato la storia, liriche nate anche dall’ascolto delle “pietre” e di chi vi ha camminato. Penso ad esempio a “Comunicazione limitata” dove rievoca le maschere del carnevale di Tricarico con “Cupa cupa e tamburelli/tric trac e tarantelle/radici della terra crepano il cemento”. E tra i riferimenti, una dedicata a Rocco Scotellaro “Rocco trascina popolo/ pelo rosso/ hai donato la tua mente/alla tua gente/ la tua testa all’odissea del paese”. Narra degli incontri e della natura, dell’amore per la vita e per la bellezza. In una sua poesia dal titolo “Il vizio del dannato” Carmine mette in versi la sua storia. Di seguito ripropongo due passaggi: “Me meschino mi specchiavo/nella cantina a buon mattino/nel riflesso della botte/(…)L’alba ed il tramonto/con un gran sospiro/uscii dal peso di quel vortice(…)”.
Maria De Carlo