LA CICALA CANTA, GLI EQUILIBRI CAMBIANO
Regione, in Consiglio pure il Re abbraccia la Meloni: si rafforza Forza Italia. Da uomo ombra del fratello Amedeo, Carmine lo segue e formalizza l’addio alla Lega: ecco gli effetti non solo in Giunta
La Lega in Basilicata ha un solo “cavallo di razza”: Pasquale Pepe. Un uomo proveniente dall’amministrazione del territorio, dalla militanza politica e anche dalla selettiva formazione di quella che fu la Destra Sociale in Alleanza Nazionale e di Azione Giovani di cui è stato il segretario regionale. Intorno a lui un circuito di mezze figure, personaggi secondari in cerca di autore e attoruncoli senza personalità, cercatori di gloria senza scorza. Nelle Sliding Doors della politica che hanno caratterizzato la storia politica della Lega, del centrodestra e della Regione Basilicata c’è la sua elezione al Senato e quel tentativo di febbraio del 2019 di fare il candidato Governatore. Ci provò Pepe, ma le dinamiche della politica non vollero che ciò accadesse e non sapremo mai come sarebbe stata questa legislatura se il Governatore fosse stato lui.
UNA SCELTA CHE HA DISTRUTTO LA LEGA
Forte del consenso nazionale e del radicamento territoriale, il Sen. Pepe portò la Lega ad essere il primo partito in Regione, ad esprimere il Sindaco di Potenza e il Vice Presidente della Giunta Regionale. La ubris fu quella di credere di poter mettere figure opache in ruoli che richiedevano brillantezza ma quella è una costante (purtroppo) della politica. Non è mai stato chiaro perché la Lega ha negli anni evitato di affidare la guida del Partito a Pepe, preferendo commissari esterni che hanno favorito la disgregazione del Partito, lacerato in mai risolte guerre intestine.
LA LUNGA FUGA
Il primo ad uscire fu Tommaso Coviello che pure era il capogruppo della Lega. Nessuno diede gran peso alla cosa. In realtà il disagio era legato anche all’eccesso di protagonismo e di centralità di Fanelli e agli ingovernabili mal di pancia di Zullino e Sileo. Marti non scelse di affrontare la questione, Coviello andò via. Poi toccò a Dina Sileo, anche lei era in crisi esistenziale per la presenza ingovernabile di Zullino e del neo entrato Vizziello (che, in una transumanza al contrario, aveva lasciato FDI per approdare nella Lega). Alla fine sono usciti dal Gruppo anche Vizziello e Zullino.
VIA PURE CICALA, LA LEGA NON ESISTE PIÙ
Era nell’aria da qualche mese, è ufficiale adesso che anche Carmine Cicala, dopo il fratello Amedeo, è uscito dalla Lega. Sembra certo che segua il suo mentore e uomo ombra Amedeo in FdI. Il risultato finale è che la Lega è passata da 6 Consiglieri Regionali di inizio legislatura a 2 consiglieri regionali.2 consiglieri regionali per 2 assessori. Un rapporto decisamente sproporzionato per i rapporti di forza.
GIUNTA, UNA GRANA NON SEMPLICE CHE VEDE IN POLE FORZA ITALIA
Il clima da saldi di fine legislatura e la mediocrità del dibattito politico non consentono di immaginare nessun rimpasto, ma la logica politica vorrebbe che la Lega lasciasse uno dei due dipartimenti che governa.Non accadrà. Nessuno ha la forza di chiedere e chi l’avrebbe (come Fdi) è in realtà ben collocata in logica Cencelli. Tanto più che con Cicala in FdI, la Meloni avrebbe 3 postazioni. 2 assessori più la new entry che porta in dote la Presidenza del Consiglio. E così addio sogni di altre postazioni. Svanisce per i fratellini la possibilità di tentare di mettere mano all’assessorato per l’agricoltura, dipartimento caro al partito che ha come segretario regionale l’ex leader della Coldiretti, Piergiorgio Quarto, ed ha recentemente espresso come parlamentare Aldo Mattia, già direttore sempre di Coldiretti.A questo punto sempre più probabile che la casellina rimasta vuota in giunta venga attestata a Forza Italia. Che ora è rimasta l’unica formazione che, pur avendo il Presidente, conta un solo assessore in Giunta.
D’altro canto l’assessorato rimasto vacante dopo le dimissioni di Cupparo era appannaggio proprio degli azzurri. Dunque non è difficile immaginare che il passaggio in Fratelli d’Italia di Cicala favorisca la nomina di uno tra Casino (voluto dal partito) e Acito (più gradito a Bardi per le sue competenze). Tanto più che i ben informati raccontano che il capogruppo di FI Piro avrebbe deciso di non partecipare più ai Consigli regionali fino a quando al partito non sarà riconosciuto l’assessorato rimasto vacante, preferibilmente nella persona di Acito.
PEPE PER RICOSTRUIRE
Lo abbiamo detto all’inizio Pasquale Pepe è l’unico cavallo di razza della Lega, uno dei pochi del centrodestra e forse la migliore ipotesi per una candidatura alternativa a quella di Bardi se le dinamiche nazionale del centrodestra non facessero riconfermare in capo a Forza Italia la candidatura apicale.
Una Sliding Door diversa per il centrodestra, per la Lega e per la Basilicata. Certamente una sfida difficile per vincere la quale dovrà anche avere il coraggio di affrontare i fantasmi dei propri errori, a partire dalle mezze figure messe in ruoli apicali e che ora, al di là delle dichiarazioni formali, sono i suoi principali nemici interni.