INDAGATI I FRATELLI CICALA
Covid, 1ª ondata: «ricatti mediatici», «fake news» e altro ancora. L’accusa regge. II Gip impone l’iscrizione per i post social di Amedeo, Carmine e dell’ex portavoce Foglietta che diffamarono Cronache
La pandemia di covid-19 ha attaccato in maniera insidiosa il mondo del giornalismo. Dall’inizio del 2020 è stato un susseguirsi di eventi annullati, di accessi vietati o limitati, di conferenze stampa virtuali e di telelavoro entrati nella quotidianità delle redazioni. Le restrizioni sanitarie, pur comprensibili, hanno stravolto l’esercizio del nostro mestiere. È possibile che in alcuni casi siano state eccessive e usate come pretesto per tenere lontani i mezzi d’informazione? Il dubbio è legittimo. Eppure ci siamo adeguati e abbiamo continuato a svolgere con profondo amore di verità l’informazione giornaliera che spettava al nostro Paese. Cronache Lucane, come tutte le altre testate giornalistiche, nel periodo della pandemia (nonostante le notevoli difficoltà) ha provato a mettere in campo un’informazione che puntava ad aiutare a “leggere” i diversi risvolti della pandemia, a vederne i contorni lucani, nazionali e internazionali. A qualche politico. però, il racconto certamente diverso e privo di censura svolto da questa testata non è piaciuto molto. Oggi però, dal Tribunale di Potenza un segnale per ora positivo verso il lavoro che abbiamo svolto duramente durante questi ultimi anni. Sono indagati, infatti, per diffamazione ai danni di Cronache Lucane Amedeo e Carmine Cicala e Eleonora De Paolis Foglietta.
LE OFFESE A CRONACHE
Durante la pandemia Cronache Lucane, soprattutto nel periodo di massima restrizione, ha raccontato ai lucani quello che avveniva in Basilicata. A fine marzo (durante le restrizioni del Governo Conte e dopo la morte di diversi cittadini della Val d’Agri) da queste colonne, nel rispetto del diritto di critica, abbiamo sollevato la questione dell’opportunità che il presidente del Consiglio regionale Carmine Cicala si ritraesse in un selfie all’Ospedale di Villa d’Agri in seguito alle note vicende relative alla pandemia e di postarlo sui social ufficiali del Consiglio regionale. Articolo che è bene ricordare riprendeva anche il comportamento di altri esponenti politici regionali in giro per la Basilicata. Il primo a commentare con disprezzo la notizia pubblicata dalla nostra testata Amedeo Cicala, sindaco di Viggiano e fratello di Carmine , che dalla sua pagina Facebook ha scritto: «Quando il ricatto mediatico di Cronache Lucane non si ferma davanti a nulla, neanche davanti al Covid-19». Un lungo post quello di Amedeo Cicala in cui a questa testata veniva pubblicamente accusata di essere «sciacalli seriali dell’informazione… ». E ancora: «…Ma tutto ciò a Cronache Lucane (e a chi vi è dietro al giornale) non interessa, a loro interessa demolire le persone che non si piegano al loro volere pertanto per essere pratici, se qualcuno non ottiene una determinata carica alla Regione sulla comunicazione ecco partire la macchina del fango, una macchina appunto in moto da un anno e mai fermata…». Nel suo post social, il sindaco di Viggiano ha espresso numerose considerazioni personali non solo verso la testata ama anche nei confronti di chi ci lavora. Il suo post è stato poi ripreso e condiviso integralmente dall’allora portavoce del presidente del Consiglio Carmine Cicala, Eleonora De Paolis Foglietta che per rafforzare il concetto ha scritto poi: «In questo momento di emergenza ognuno di noi ha il diritto dovere di affidarsi ad un’informazione veritiera e responsabile. Per questo in Basilicata Cronache Lucane sta decretando il proprio declino non solo per le fake news, sciacallaggio e titoloni del più trash dei gossip, ma per il continuativo tentativo di ricattare le istituzione per raggiungere i loro fini personali …». Aggiungendo: «L’auspicio è che se ci fossero dei politici asserviti ai loro fini, abbiano il coraggio di riacquisire la consapevolezza del proprio ruolo, al servizio sempre e solo dei cittadini». A concludere le offese verso Cronache il post social del presidente del Consiglio Carmine Cicala, che anche lui tramite il suo profilo scriveva: «…sentire polemiche, leggere accuse infondate e addirittura qualcuno che ci dice di rimanere a casa, ci fa capire quanto una cattiva disinformazione sia lesiva per il bene comune».
BARDI E CUPPARO, LE DISTANZE DALLE OFFESE DEI CICALA
Le affermazioni dei fratelli Cicala all’articolo di Cronache Lucane, non sono passate inosservate alla politica lucana. Che si è voluta discostare da parole e metodi. Non a caso dal presidente della Regione Bardi e dall’allora assessore alle Attività produttive Cupparo giunsero immediatamente parole di stima verso gli operatori dell’informazione. I due esponenti della Giunta hanno voluto sottolineare e riconoscere che «da parte dell’intero settore sia venuta una bella prova di responsabilità senza lasciare minimamente spazio alle “fake news”(…). Un sentito riconoscimento ai giornalisti e agli operatori dell’informazione che stanno svolgendo un lavoro importante per informare i cittadini su quanto accade nella nostra regione e nel Paese per contrastare il coronavirus». LA DECISIONE DEL TRIBUNALE
Il Gip del Tribunale di Potenza, opponendosi alla richiesta di archiviazione depositata dal Pm, c’è stato anche un equivoco chiarito dal Giudice in merito agli autori da non ritenere più ignoti, data la documentazione vagliata, ha ordinato l’iscrizione di Carmine e Amedeo Cicala e di Eleonora De Paolis Foglietta nel registro degli indagati. Il Gip ha perciò deciso di non archiviare il fatto e di indagare i tre per diffamazione nei confronti di Cronache Lucane, ritenendo la notizia di reato, non manifestatamente infondata. Consci che il nostro lavoro resta profondamente incondizionabile e al servizio della democrazia. E come ben dice lo studioso e giornalista Bartoloni. il giornalismo non è immortale –ma è duro a morire, resiste e contrattacca.