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MESSINA DENARO, QUANDO E PERCHÈ LO STATO VINCE

Oltre il giardino/2 il sottosegretario e il magistrato

Cronache alza sempre di più l’asticella dell’informazione, in Basilicata e non solo. Nella puntata andata in onda ieri di “Oltre il Giardino” sul 76 in Puglia e Basilicata, sul 80 in Abruzzo e Molise, sul 177 nel Lazio e sul 187 in Campania, dibattito a due voci sull’arresto di Matteo Messina Denaro e sulla situazione della lotta alla mafia in Italia.

LA FERMEZZA DI WANDA FERRO

L’On. Ferro è una donna che in una terra difficile come la Calabria, ha fatto della distanza da ogni fenomeno mafioso l’essenza stessa del suo impegno politico e del contrasto alla mafia il tratto distintivo del suo ruolo istituzionale, prima in Commissione Parlamentare Antimafia, adesso come sottosegretario al Viminale. Una caratteristica di fermezza ed irriducibilità contro la Mafia che è il tratto distintivo della destra italiana, basti ricordare che il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha più volte affermato che la sua decisione di impegnarsi in politica nasce proprio dalla voglia contrasto ad ogni delinquenza organizzata affermatasi fortemente in lei dopo l’attentato che costò la vita a Paolo Borsellino. Non usa mezzi termini la Ferro: «L’arresto di Matteo Messina Denaro è una grande vittoria dello Stato, afferma che lo Stato c’è e che è in grado di arrestare i boss, quello che ora serve è affiancare alla risposta dello Stato una grande risposta sociale e popolare contro la mafia». Soddisfatta dell’arresto di Matteo Messina Denaro, ritiene opportuno non abbassare la guardia contro ogni criminalità organizzata. “Confermare il carcere duro e l’ergastolo ostativo per i mafiosi ma anche procedere alla confisca dei beni e al loro affidamento ad enti sociali e alle strutture dello Stato” per dimostrare non soltanto che la lotta alla mafia continua ma anche che è possibile e necessario colpire la mafia nei suoi interessi economici. La confisca dei beni dei mafiosi fu un’idea di un altro sottosegretario agli interni di Alleanza Nazionale, l’On. Alfredo Mantovano, attualmente sottosegretario alla Presidenza del Consiglio ed è proprio la delega all’agenzia per i beni confiscati alla mafia quella che l’On. Ferro ha chiesto ed ottenuto da Piantedosi. L’On. Ferro ha evidenziato con un senso d’orgoglio la differenza che c’è tra il segnale dello Stato che confisca i beni ai mafiosi e la sconfitta dello Stato che ha fretta di far uscire dall’ergastolo persone colpevoli di reati gravi per tutelarli dalla pandemia. Risposte chiare e precise quelle di Wanda Ferro a dimostrazione della cultura dello Stato che non ammette nessuna forma di compromesso con l’anti stato che da sempre caratterizza Fratelli d’Italia e la Destra Italiana nella sua storia.

LE ANALISI DI GIANFRANCO DONADIO

Il dottor Donadio, attualmente procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Lagonegro, ha svolto in passato l’attività di sostituto procuratore presso la Direzione Nazionale Antimafia, ha condotto lavori di consulenza ed indagini proprio sulle stragi sul continente ed in particolare su quella di Firenze. «In quell’attentato a Firenze – ha detto Donadio – gli stragisti mafiosi fecero partire dalla Sicilia un carico di tritolo di scarsa qualità in ordigni piuttosto rudimentali, il danno che comportò la morte di un’intera famiglia e un cratere di 5 metri, fu determinato da esplosivo militare che fu aggiunto a quello della mafia» «Nell’attentato a Milano – ha aggiunto il Procuratore di Lagonegro – c’è la prova della presenza di una donna tra gli attentatori, la Mafia non aveva in quel periodo donne nel suo esercito» Una serie di elementi che, secondo il dottor Donadio, hanno fatto sì che la commissione antimafia all’unanimità ed in modo bipartisan licenziasse una risoluzione nella quale si è parlato di strage mista, nella quale cioè, «oltre all’intervento della mafia ci fu la collaborazione di forze stragiste di altro tipo». Ed è proprio alla borghesia mafiosa che il Procuratore della Repubblica fa riferimento, utilizzando la locuzione coniata da Giovanni Falcone, quando parla dei medici e degli altri professionisti che hanno collaborato con Cosa Nostra e hanno garantito coperture alla latitanza di Matteo Messina Denaro.

CASTELVETRANO DA OGGI TORNA AD ESSERE IL PAESE DI GIOVANNI GENTILE

Ed è certo uno strano scherzo della storia il fatto che Castelvetrano, il luogo dove si è nascosto ed è stato arrestato l’ultimo grande boss del periodo stragista dell’antistato, sia la città che ha dato i natali a Giovanni Gentile, il grande filosofo italiano teorico della superiorità dello Stato. Si può dire con certezza che da qualche giorno Castelvetrano torna ad essere soltanto la città di Giovanni Gentile e che, a distanza di anni, ancora una volta lo Stato ha vinto la sua battaglia contro Cosa Nostra. La guerra ancora non è finita ma restano le parole di soddisfazione di Wanda Ferro che ha ricordato che Matteo Messina Denaro è il figlio di Francesco Messina Denaro, anch’egli capo mandamento della mafia che, però, è morto a casa sua da latitante mentre il figlio dovrà scontare ciò che gli resta da vivere dietro le sbarre. Una cosa della quale ogni italiano dovrebbe essere fiero perché non è una vittoria della destra, della sinistra o del centro ma è una vittoria dello Stato e della legalità.

Di Massimo Dellapenna

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