GUARENTE IL CENSORE E LA CRITICA MAL DIGERITA
L’editoriale di Lucia Serino
Insomma, sindaco, vogliamo finirla con le ciuoterie o vogliamo continuare? La scudi- sciata – metaforica – che lei ha fatto l’altro giorno a un ragazzo impertinente può an- che essere divertente. Anzi, lo è stata. L’ostracismo di ieri nei confronti di una collega di questa testata alla quale ha rifiutato una battuta a una conferenza stampa istituzionale no, non fa ridere affatto. Innanzitutto non esiste una responsabilità per interposta persona, quale colpa – dunque – aveva la collega nel presentarsi a un appuntamento aperto alla stampa convocato dal Prefetto su un argomento importante che tra l’altro riguardava proprio i giovani? Bisogna farci i conti con la critica, così come con gli sberleffi pronunciati “in de vulgare eloquentia” dal malcapitato studente che non aveva voglia di andare a scuola con la neve. È però triste – no, non voglio fare il pippone sulla libertà di stampa e di critica – è solo triste che la reazione di un’istituzione a un fatto raccontato (che a questo punto cerchiamo di analizzare meglio) sia quello di una ritorsione ai danni di chi si è presentata a una conferenza stampa non per capriccio ma, evidentemente, per lavoro. Giochiamo a carte scoperte, meglio. Riconosco che questa testata non è indulgente con la sua attività. E dunque? Si può replicare, dire la propria, spiegarsi, chiarire. Sul fatto specifico quale occasione migliore per chiarire? Per- ché parlare con alcuni colleghi ed escludere altri? Chiarimento che sicura- mente andrebbe fatto sulla minacciata sospensione scolastica che anticipava al ragazzo per quell’espressione non gradita, “ciuoto”. Un sindaco non educa, un sindaco parla, argomenta possibilmente. Ma lei comprerebbe un’auto usata da chi non dice la verità? Perché a questo punto – e la questione l‘ho già posta – è opportuno sapere se l’altra studentessa alla quale lei faceva riferimento è stata effettivamente sospesa come lei ha affermato. Sulla base di quale inescusabile offesa? Questo passaggio non è secondario, se proprio vogliamo metterla su un piano educativo. E la questione non è privata, è pubblica, molto pubblica. Sono due giorni che tra gli studenti della città che lei amministra non si parla d’altro. Le restituisco, per diretta conoscenza, più sgomento che divertimento. Sono la parte debole, i ragazzi, gli basta uno scappellotto per sentirsi umiliati. Non è con la paura che un sindaco si rapporta ai suoi giovani concittadini. Vera o meno la questione della sospensione già avvenuta – ma perché non chiarisce?- sarebbe utile parlarne col dirigente scolastico, ma collettivamente, magari fare un incontro proprio con lei, un altro sull’uso dei social, ma così no, chiudere la conversazione con la minaccia di una sospensione non va bene. Quella conversazione è girata in decine e decine di chat WhatsApp. Tra l’altro mettiamoci d’accordo. Se la conversazione era privata, tale confidava che rimanesse anche lo sventurato studente. Non si capisce perché lei sarebbe legittimato a spifferare la questione al preside se non – e torniamo al tema principale – nel nome di una pretesta autorità educativa che mai e poi mai può essere affidata a un’autorità politica. Le questioni penali sono altro, vogliamo augurarci, non voglio proprio pensarci. Se il tema è il comportamento – la condotta si diceva una volta – allora ci si relaziona, è faticoso, lo sappiamo, più semplice mettere in castigo esercitando d’autorità un ruolo. Ruolo che lei non deve dimenticare di avere, qui parliamo di adulti e di lavoro, quando incontra un collega, una collega che è davanti a lei per lavoro. Non da- vanti al signor Guarente, ma al sindaco Guarente. Finiamola qui. Per la cultura che mi ritrovo mi auguro che la minacciata sospensione scolastica non affievolisca l’ardore dei giovani della sua città. Sarebbe comunque un nostro diritto sapere se ha detto la verità. Scelga lei. Se non lo farà, noi no, non andremo a fare rapporto a Salvini.