TRAMANDARE LA VERITÀ SENZA AVERE PAURA
L’intervento di Antonella Pellettieri
Il giorno della Memoria è uno di quei giorni nei quali l’Umanità dovrebbe provare una sorta di vergogna collettiva e ricordare fortemente il 27 Gennaio 1945 quando le truppe sovietiche arrivarono nel campo di concentramento di Auschwitz, per prime, e scoprirono il terribile genocidio nazista. Sul campo di concentramento campeggiava la scritta Arbeit macht frei e cioè il lavoro rende liberi. L’istituzione di questa ricorrenza internazionale è stata designata dalla risoluzione 60/7 dell’ONU il 1° Novembre 2005 perché nessuno dimentichi la shoah che ha sterminato fra i 4 e i 6 milioni di Ebrei e l’olocausto (per chi non lo ricorda olocausto significa bruciato interamente) insieme agli Ebrei anche dei popoli Slavi dei Balcani e dell’Europa orientale, delle minoranze etniche come jenisch, rom e sinti, dei Testimoni di Geova, di coloro che avevano handicap fisici e mentali, degli omosessuali, dei massoni e de- gli avversari politici. Uno sterminio reale che lasciò il segno su tutte le classi delle società europee e i pochi sopravvissuti timbrati sulla pelle con un numero. Perché chi finiva nei campi di concentramento e sterminio era un numero e non più un essere umano. Esiste anche chi, ancora oggi e di fronte a prove inconfutabili, dichiara che questo sterminio non ci sia mai stato, negazionisti che fanno vibrare il miocardio e ci rendono ancora più tri- sti. Eppure una dei comportamenti che da sempre si riscontrano fra i peggiori comportamenti del genere umano è quello che gli antichi romani definivano damnatio memoriae, una pena del diritto romano che consisteva nel cancellare ogni traccia dei traditori dello Stato. Questa condanna della memoria vi era anche in società precedenti a quella romana e la damnatio consisteva nel cancellare tutte le tracce, ogni ricordo dalle iscrizioni o dalle monete degli uomini più noti che si era macchiati di atti molto gravi nei confronti dello Stato. Questo succede ancora ai giorni nostri se pensiamo alle immagini televisive che ci mostrano l’abbattimento di statue e stele commemorative se vi è un cambiamento nei governi e qualche rivoluzione. Come se bastasse distruggere una statua per nascondere il passato… Queste cancellazioni recenti non sono uguali alla damnatio memoriae che era un decreto dello stato: infatti sono definite cultura della cancellazione o del boicottaggio e sono cresciute moltissimo con l’arrivo di Internet. Ma con Internet che tutto conserva e non perde alcuna traccia è nato anche il fenomeno opposto e cioè il diritto all’oblio, una forma di garanzia verso le persone con dati sensibili personali. Senza fare nessun tentativo di riassumere in poche e insufficienti parole tutto ciò che esiste intorno alla parola memoria in senso lato, ritengo, invece, che sia molto importante e umano non nascondere il passato in tutte le sue for- me perché la storia dovrebbe insegnare “a fare meglio” principalmente dagli errori e orrori commessi dall’umanità. Ci sono luoghi dove si cercano tutti i modi possibili per dimenticare il passato recente: ad esempio alcuni nuovi lavoratori quando arrivano in un nuovo posto di lavoro difficilmente si informano su cosa sia successo in quel posto prima del loro arrivo. E molto spesso sono alcuni più anziani ad aiutare nella dimenticanza perché negli anni precedenti non erano stati valorizzati da un capo. Ma tutti noi sappiamo che un luogo senza radici salde rischia di non crescere e, addirittura, di scomparire. Ma se le radici sono salde prima o poi verranno fuori e smaschereranno coloro che hanno nascosto e mentito. La storia non perdona e da sola sceglie chi dannare e chi osannare per sempre. Come ci insegna il nostro più importante corregionale Quinto Orazio Flacco “Non omnis moriar, multaque pars mei vitabit”( non morirò del tutto, la maggior parte di me vivrà) riferendosi ai suoi libri e ai suoi scritti che sono immortali. Speriamo non restino immortali tutti gli inutili scritti che sui social regalano luce a violenti e ignoranti. Bisognerebbe riflettere in tutte le scuole di ogni ordine e grado sul valore della memoria e sulla sua dannazione per imparare a tramandare la verità senza paura.
Di Antonella Pellettieri