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SANITÀ, BARDI HA UN PIANO

Alla presenza del Dg Agenas, illustrata la “riforma” tra criticità e opportunità. Sono 4 le linee strategiche sulle quali punta la Regione, ma per sindacati e opposizione c’è ancora molto da fare

DI MARIA FEDOTA

POTENZA. Ha preso il via il confronto sul nuovo Piano sanitario regionale. La due giorni di incontri svolti dalla Giunta Bardi, alla presenza anche del Direttore Generale di Agenas, si è conclusa ieri all’Auditorium “Potito Petrone” dell’Ospedale San Carlo di Potenza. Dopo la componente politica, sono state infatti illustrate le linee guida della stesura del nuovo Piano Sanitario Regionale anche agli ordini dei medici di Potenza e Matera, dei farmacisti, degli infermieri, i sindaci dei comuni lucani, le organizzazioni sindacali della regione, i direttori delle aziende sanitarie del territorio e i rappresentanti delle strutture private accreditate. Inutile dire che l’attesa è stata enorme per le novità da introdurre in un settore quotidianamente nel mirino di critiche. Un incontro, fortemente voluto dal presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi e dall’ assessore alla Salute e Politiche della Persona, Francesco Fanelli, che segna l’inizio di un dialogo partecipato con tutti i portatori di interesse operanti nel campo sanitario.

IL NUOVO PIANO

Quattro le linee strategiche su cui punta la Regione per il rilancio del sistema sanitario: lo scenario del Pnrr; prossimità e reti; l’integrazione dei servizi sanitari e l’integrazione con il sociale; accessibilità e mobilità dei pazienti. Il nuovo Piano Sanitario ha infatti l’obiettivo di ottimizzare i servizi sanitari presenti sul territorio, creare nuove opportunità, potenziare le strutture e a rendere fruibili le scelte operativo- organizzative ai cittadini lucani.

LA FOTOGRAFIA AGENAS

Nel corso della giornata è stata fornita un’attenta analisi dei dati relativi alla sanità lucana, presentata dal Direttore Generale di Agenas, Domenico Mantoan. Tra i numerosi argomenti trattati, la situazione della rete oncologica territoriale, i fabbisogni e la mobilità regionale, la rete dell’emergenza- urgenza, delle cure palliative e la rete della riabilitazione, punti nascita e l’assistenza territoriale. «Ci sono novità importanti che vanno inserite in ogni Piano sanitario e perciò anche in Basilicata -ha sottolineato Mantoan- che è il Piano del Pnrr e il Piano della nuova organizzazione terrtioriale come le case di comunità e l’organizzazione dei distretti.Una implementazione territoriale grazie ai fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Poi ci sono investimenti previsti per la telemedicina ». «Tutte cose che secondo me e per come è fatta la Basilicata, soprattutto considerando che ha una bassa densità abitativa, troverà grande beneificio inquesti nuovi modelli organizzativi. Certamente c’è da mettere a punto la rete ospedaliera -ha evidenziato- ma senza fare stravolgimenti. Ma un affinamento e ammodernamento che in realtà è d’pbbligo per tutti i sistemi sanitari . Chi si ferma è perduto». Primo elemento da modificare secondo Agenas è l’eccesiva migrazione sanitaria partendo da quella delle patologie tumorali. C’è bisogno di realizzare un piano oncologico e un registro tumorale (soprattutto per quello alla mammella). Il ruolo di coordinamnto regionale spetterebbe certamente al Crob ma subito dopo andrebbero individuati gli altri centri di riferimento per la cura. Utilizzo inappropriato del Dh per chemioterapie. Pe Mantoan «il Crob deve svolgere un ruolo molto importante nel coordinamento della rete oncologica lucana». Non solo. È stato sottolineato come l’emigrazione sanitaria riguarderebbe anche le operazioni chirurgiche programmate per patoligie ortopediche. La speranza però arriva anche dai nuovi fondi disponbili su cui Agenas consiglia di indirizzare verso l’assistenza territoriale. «Deve esserci una nuova medicina territorilae -ha evidenziato- con l’roganizzazione delle case della comunità e bisogna portare vicino al cittadini il modello organizzativo. Entrerà in funzione anche la nuova figura dll’infermiere di famiglia. Serve un modello che vada dentro le case e al fianco delle famiglie per comprendere le necessità e organizzare i percorsi di cura e assistenza» Da risolvere poi anche la questione che investe tutto il Paese sulla carenza di personale sanitario: «Tra due tre anni il problema dei medici dovrebbe essere risolto, è invece un dato di fatto che ad oggi i cittadini non considerano appetabile come mestiere quello dell’infermiere ».

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