MAGLIONE: PRIORITA’ POTENZIARE L’OSPEDALE DI MELFI
Potenziare il San Giovanni di Dio, rappresenta aspetto fondamentale per tutta l’area Nord della Basilicata
Potenziare l’Ospedale di Melfi è una necessità, assolutamente inderogabile. Una priorità per tutta l’area nord di Basilicata, voluta da tutti i sindaci dell’area e condiviso pienamente dalla giunta regionale, come ribadito anche nell’ambito dell’ultima riunione svolta lo scorso 27 gennaio. Ecco a riguardo l’opinione di Giuseppe Maglione, sindaco di Melfi “ I riflettori si sono accesi sul Vulture-Melfese, sull’Alto Bradano, sulle quattro strutture importanti, Pescopagano, Venosa, Rionero e Melfi. Noi abbiamo centrato l’attenzione in particolare sul nostro presidio ospedaliero che deve essere considerato una eccellenza, sia per quanto riguarda la qualità delle prestazioni erogate, ma anche soprattutto della competenza e professionalità del personale medico e paramedico. Quindi occorre lavorare su questo piano, sulla tutela e sul potenziamento di tutti i settori del nostro ospedale, dal pronto soccorso, alla medicina, alla chirurgia, alla cardiologia, dall’ostetricia al punto nascite. Quest’ultimo molto importante. Perché nell’ambito del piano strategico regionale è previsto un punto nascita nell’area Nord, quindi a Melfi. Questo indipendentemente dal decreto 70 che prevede la famosa soglia dei 500 parti per evitare la chiusura. Aldilà che Melfi ha fatto registrare 410 parti lo scorso anno, non pochi nel contesto di una regione piccola come la Basilicata), l’idea è quello di andare non verso una chiusura, o sospensione, ma verso un potenziamento di questo punto nascita che deve restare saldamente in questa zona Nord della nostra Regione. E’ chiaro che occorre lavorare per raggiungere un adeguato fabbisogno di personale medico e paramedico, che è un po’ il cruccio di questa situazione, ma bisogna lavorare soprattutto sulla telemedicina, sulla tele visita, sulla telerefertazione, sull’assistenza domiciliare e sulla nuova figura di infermiere di famiglia. Lavorare sulla collaborazione con le strutture private, sull’accessibilità e mobilità dei pazienti, perché un aspetto importante è legato all’emigrazione sanitaria, che va assolutamente fermata. Economicamente oltre 50 milioni di euro vanno a pazienti che usufruiscono di servizi sanitari fuori regione. C’è tanto da fare, ma siamo ottimisti anche perché vogliamo accendere i riflettori sul nostro presidio ospedaliero, anche in funzione della collaborazione, fattiva, proficua, che abbiamo sia con gli organi sanitari, che con quelli politici della nostra regione”