POTENZA, SCALE MOBILI: STORIA DI UN DEGRADO SENZA SOLUZIONI
Rampe ferme, infiltrazioni e allagamenti
Ce le avevano promesse “mobili”, ma quanta tristezza invece mette oggi entrare negli impianti meccanizzati di Potenza, la città europea con le scale mobili più lunghe d’Europa. Con i suoi tre impianti raggiunge 1,3 chilometri con una capacità di trasporto di 18 mila persona l’ora, di poco inferiori a quelli di Tokyo, prima al mondo con 1,5 chilometri. Ma sono ormai lontani i tempi in cui si snocciolavano i dati dei passaggi sulla Scala Mobile Prima, su via Armellini, su Santa Lucia: 12 mila al giorno, 3.600 lungo il cosiddetto ponte attrezzato e la scala mobile con punte il fine settimana fino a 5.000 passaggi; 5.000 nella Scala mobile Prima e circa 3.000 a via Armellini. Gli anni sono passati, l’inaugurazione più di un decennio fa del ponte attrezzato, sembra lontanissima e l’orgoglio ha lasciato il posto ai sempre più evidenti segni dell’abbandono sulle pareti intrise di muffa, sui secchi a terra sparsi qua e là per raccogliere l’acqua piovana e le rampe delle scale mobili cominciano ad essere sempre più «immobili». Soffre il sistema meccanizzato potentino. Soffre e non c’è cura. La Scala Mobile Prima con 18 rampe e 4 ascensori verticali, quella di via Armellini con 4 rampe e 2 ascensori verticali, e l’impianto Santa Lucia, con le sue 26 rampe, 2 ascensori inclinati e 4 verticale, oltre al ponte sono completamente abbandonati. Sopravvive con piccoli espedienti: si cerca di mantenere in vita le rampe in salita, a scendere ormai sono praticamente quasi tutte bloccate e lungo gli angoli e i corridoi secchi per raccogliere l’acqua fanno pensare a una gimcana, in realtà sono lo specchio del degrado in cui pare si stia inabissando il Comune di Potenza. Ecco la porta d’ingresso del capoluogo lucano. Il cartellino da visita che offriamo a quanti arrivano nella città che il sindaco di Potenza vorrebbe un giorno “metropolitana” ed esempio virtuoso della mobilità sostenibile. Turisti o viaggiatori – quando capita – che uscendo dalla stazione di Potenza Centrale trovano il primo impianto Del Basento, che conduce al «nulla», o come quella che porta a via Armellini, ma doveva arrivare a rione Mancusi, tra giardini e verde. Vecchie polemiche mai sopite, antiche querelle politiche sul trasporto pubblico, con una città che aveva un sogno: fare della mobilità integrata il suo punto di forza: scale mobili, metropolitana, navette, trasporto pubblico. Tutto è rimasto sulla carta. Nessuna integrazione tra i diversi sistemi di mobilità, un parcheggio su viale dell’Unicef inutilizzato, un servizio pubblico inesistente, una metropolitana dal- le grandi potenzialità non sfruttata. Non ci sono i soldi, c’è stato il dissesto: era l’alibi. Poi i soldi sarebbero stati stanziati: sessanta mila euro – suppergiù – da parte della Regione Basilicata per assicurare ai passeggeri degli impianti meccanizzati di Potenza scale mobili e ascensori che funzionino. Un’azione che a novembre si dichiarava possibile grazie ad una delle istanze approvate dalla Regione Basilicata per l’ammissione a contributo del Comune di Potenza, in cui vi è compresa quella del progetto di fattibilità tecnica ed economica relativo all’intervento denominato “Riqualificazione del collegamento meccanizzato Prima” e “Sostituzione degli ascensori inclinati del collegamento meccanizzato “Santa Lucia -Ponte attrezzato” previsti nell’ambito del Fon- do “Basilicata Si Progetta”. Ma, solo da quanto emerge dalle foto che vedete – che si limitano alla sola situazione dell’impianto “Centro Storico – via Armellini” – è palese lo stato d’abbondano in cui si trovano alcune delle scale, tra l’altro molto utilizzate, del capoluogo. Quello che manca è lo sdegno davanti al degrado che avanza.