TARANTO, IL FUTURO DELL’EX ILVA
“Obiettivo finale entro il 2032 è l’impianto ad idrogeno verde” dichiara il presidente di Acciaieria d’Italia. Sindacati delusi, intanto continuano le giornate di Wind day
Un pressing di riunioni si sta susseguendo sulla questione Ilva in questi giorni, dopo quella ministeriale della settimana scorsa, nella giornata ieri, a Roma, presso la sede di Confindustria, si è tenuto un incontro programmato tra Acciaierie D’Italia e Fim, Fiom, Uilm nazionali e territoriali; l’unica esclusa la USB, un’organizzazione con 1800 iscritti tra fabbrica e indotto.
Nel corso dell’audizione, di poche ore fa, alla commissione Industria a Palazzo Madama sul decreto Ilva, il presidente di Acciaierie d’Italia Franco Bernabè annuncia: “Un piano in 10 anni per la completa elettrificazione dell’area a caldo. I punti del Piano sono quattro: ambiente, idrogeno verde; occupazione, assicurando stabilità e formazione nel periodo di transizione; economia, sostenere la produzione; crescita, da perseguire con una strategia di transizione e incrementare quote di mercato”.
Una situazione complessa quella dell’ex Ilva. Intanto delusione arriva dal fronte sindacale, che si dice preoccupato e non rassicurato dall’erogazione immediata dei 680 milioni dal ministero a Invitalia, dall’aumento di produzione entro il 2023, promesso dalla rappresentanza dirigenziale, del 15%, almeno 4 milioni di tonnellate di acciaio con l’obiettivo di arrivare a 5 entro il 2024, dalla promessa di investimenti a Genova e Novi Ligure e Cornigliano. Ma chiede un ulteriore sforzo sulla produzione per porre fine alle casseintegrazioni e consentire così il rientro degli stessi lavoratori.