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DALLA PROVINCIA DI POTENZA IL VICE PAPPALARDO: «STOP EOLICO SELVAGGIO»

Tar, no divieto aprioristico a Monteserico

La notizia dell’accoglimento, da parte del Tribunale amministrativo regionale (Tar) di Basilicata, del primo dei sedici ricorsi presentati da operatori del settore delle energie rinnovabili, avverso l’atto di Giunta dello scorso giugno con cui la Regione Basilicata ha dichiarato il notevole interesse pubblico quale bene paesaggistico dell’area costituita dal Castello di Monteserico e dal territorio circostante ricadente nel Comune di Genzano di Lucania, per il vice presidente della Provincia di Potenza, Rocco Pappalardo, «desta grande preoccupazione per l’intero territorio dell’Alto Bradano, da qualche anno invaso da imponenti infrastrutture elettriche, impianti eolici e fotovoltaici, che ne compromettono la naturale vocazione agricola, oltre a vanificare di fatto gli ingenti finanziamenti pubblici già investiti in reti irrigue (Dighe, Distretto G)». All’esito del giudizio incardinato da una società del gruppo Enfo Service, il Tar ha ritenuto illegittima la prescrizione che vietava in via aprioristica la realizzazione degli impianti Fer. Ciò comporterà una riattivazione dei procedimenti autorizzativi e la possibilità di richiedere ed ottenere il rilascio dell’autorizzazione paesaggistica anche in pendenza del vincolo. «Ricordo – ha spiegato Pappalardo – che con il suddetto provvedimento, supportato da una relazione della Soprintendenza, che sottolineava le caratteristiche uniche del luogo, a partire dal “panorama eccezionale” all’“antropizzazione estremamente ridotta”, fino alla “singolarità dell’ubicazione”, la Giunta Regionale aveva infatti dichiarato “il notevole interesse pubblico quale bene paesaggistico” dell’area costituita dal Castello di Monteserico e dal territorio circostante, ricadente nel Comune di Genzano di Lucania, stabilendo la possibilità di realizzare impianti a pannelli solari solo su tetti di edifici preesistenti. Il tutto per preservare da impianti fortemente impattanti un castello medievale sorto su una collina a circa 500 metri di altezza, e che domina dall’alto una valle, dal panorama mozzafiato, costeggiante la via Appia, quest’ultima ufficialmente candidata come patrimonio Unesco». «Purtroppo, con la sentenza citata, il Tar Basilicata ha stabilito che in questa area viene meno il divieto a prescindere di installare impianti di energia rinnovabile, mettendo a forte rischio uno dei beni monumentali più importanti e suggestivi dell’intero territorio. Si tratta dell’ennesima contraddizione registrata nell’area Alto Bradanica. Giova ricordare infatti, che nell’Alto Bradano, a marzo del 2016, grazie al riconoscimento del MiBact, è nato il secondo distretto turistico rurale in Italia meridionale, chiamato “Terre di Aristeo”. Sempre nell’Alto Bradano, solo due anni fa, è stata annunciata in pompa magna da Assessori regionali e Parlamentari dell’area, la costituzione di un biodistretto come progetto lungimirante e ambizioso di supporto allo sviluppo territoriale». «Quindi – ha rimarcato il vice presidente della Provincia di Potenza – mi chiedo come sia possibile, nello stesso territorio, coniugare una strategia di sviluppo locale a vocazione turistica e agricola, con la presenza di impianti altamente impattanti che ne compromettono l’uso? Per non parlare del “Completamento dello schema idrico Basento – Bradano – Attrezzamento settore G”, per il quale il Cipess ha confermato, solo un anno e mezzo fa, l’impegno finanziario dello Stato per la realizzazione delle opere, pari a circa 85 milioni di euro, di cui 6,866 milioni di euro a carico della Regione Basilicata. Una imponente opera irrigua, attesa dalla comunità dell’Alto Bradano da oltre 30 anni, e che interesserà circa 13 mila ettari, che rischia di “servire” terreni nel frattempo occupati da parchi eolici e fotovoltaici.È innegabile che, oggi più che mai, siamo di fronte ad una trasformazione epocale, in ambito energetico, volta all’abbattimento delle emissioni di gas serra, alla riduzione dei consumi, e all’aumento dell’efficienza energetica». «È impensabile nei prossimi anni – ha specificato Pappalardo – prescindere da un percorso di transizione energetica che guardi ad un nuovo e più sostenibile modo di produrre e usare l’energia, e nel quale la tecnologia fotovoltaica rappresenta senza dubbi un elemento chiave. È altrettanto fondamentale che tale processo si muova nel solco della sostenibilità ambientale, nel rispetto della vocazione dei territori e che favorisca il passaggio dei cittadini da semplici consumatori a vere e proprie parti attive nel processo produttivo, con l’effetto di una democratizzazione dell’intero sistema di approvvigionamento energetico, attualmente gestito prevalentemente da grosse multinazionali. In questo contesto giocano un ruolo fondamentale le Comunità Energetiche Rinnovabili (Cer), quali associazioni tra cittadini, imprese e pubbliche amministrazioni accomunate dal fine di produrre, condividere e consumare energia localmente da fonti rinnovabili, e che costituiscono un volàno per ulteriori benefici alle imprese stesse». «Pertanto – ha concluso il vice presidente della Provincia di Potenza, Rocco Pappalardo – ben vengano le installazioni di impianti fotovoltaici sui tetti di edifici pubblici o privati, o sui tetti di capannoni industriali o agricoli, congruenti con il modello di sviluppo, a tutela del suolo, e che andrebbero sostenute con forza. Tornando alla questione Monteserico, desidero ringraziare il Presidente Christian Giordano, da sempre sensibile e attento alle tematiche ambientali, e con il quale stiamo valutando la concreta possibilità di unirci, come Provincia di Potenza, ad un eventuale appello alla recente sentenza del Tar di Basilicata».

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