IL CALEIDOSCOPIO FURBASTRO DI SPERANZA
TACCO&SPILLO
Non sappiamo se nella sua vita politica di ministro, anzi di peggior ministro della sanità, tra un libro scritto, annunciato e comicamente ritirato dal mercato editoriale ed i sollazzi dialettici con l’immarcescibile e solito Massimo D’Alema, Roberto Speranza si sia mai imbattuto nella lettura ardita “Della dissimulazione onesta” di Torquato Accetto, ma di certo l’operazione dorotea e di potere mendicante che sta allestendo sul circo congressuale del PD mettendo il suo piede griffato nella scarpa di ogni candidato alla segreteria la dice tutta sulla tempra politica del personaggio che avrebbe dovuto pur resuscitare la sinistra dal cimitero degli elefanti ed invece ha contribuito massimamente ad appiopparle il riposo eterno, peraltro con una bravura officiante della funzione religiosa davvero unica e sorprendente. Ora, per stanare meglio il caleidoscopio furbastro – che pure con una certa genialità delle occasioni facili da sfruttare s’è inventato Speranza – prendete la Basilicata come esempio, quella che ha selfizzato con le pose euforiche con Vito Bardi e vedrete tutto l’acrocco politico di cui si è fatto promotore, mettendo figli e figliastri ovunque ci fosse disputa congressuale. Vincenzo Amendola, amico stretto fino allo scambio del collegio campano per quello lucano e di cui Speranza è stato celebrante matrimoniale, sta Comodo su Bonaccini, Antonello Molinari, assieme ad una truppa di vasto e surreale antiquariato ha scelto invece d’affidarsi a Schlein, mentre Giovanni Petruzzi collaboratore scelto dal consigliere Trerotola, farmacista gaberiano dal motto di convenienza destra-sinistra, s’è già accasato con Gianni Cuperlo, l’altra metà del cielo diviso a sinistra. Scrive Marcel Proust:“Tutto si trasforma in un vertiginoso caleidoscopio in cui non distinguiamo più nulla”.