CHI HA ARMATO LA MANO DI SALVATORE LA MOTTA❓“VOLEVA COSTITUIRSI POI SI È SPARATO ALLA TESTA” 3 MORTI
Colpi di pistola: una 48enne trovata in macchina, una cinquantenne sul marciapiede. L’assassino era legato al clan Santapaola.
Un fermato per concorso in omicidio
Riposto: uccide due donne e si suicida
“Era un ergastolano in licenza premio”
Ergastolano in permesso uccide due donne e si suicida, bufera sulle responsabilità
“basta col clima buonista”
“Mentre continuiamo a dissertare sul 41 bis e sui diritti dei detenuti al carcere duro nel Catanese un ergastolano, già condannato per associazione mafiosa e omicidio, in permesso premio, uccide due donne. Qualcuno deve interrogarsi sulle responsabilità di quanto è accaduto”
Ergastolano in permesso uccide due donne e si suicida, bufera sulle responsabilità “basta col clima buonista”
È l’affondo del segretario generale S.PP. {Sindacato Polizia Penitenziaria} Aldo Di Giacomo
“Mentre continuiamo a dissertare sul 41 bis e sui diritti dei detenuti al carcere duro nel Catanese un ergastolano, già condannato per associazione mafiosa e omicidio, in permesso premio, uccide due donne. Qualcuno deve interrogarsi sulle responsabilità di quanto è accaduto”
che aggiunge:
“il duplice omicidio dovrebbe innanzitutto segnare uno spartiacque sul 41 bis e mettere fine definitivamente al clima di buonismo che si sta diffondendo a partire dal “caso Cospito” contro il 41 bis e che trova terreno fertile in ambienti dell’Unione Europea e nelle campagne sui diritti dei detenuti a regime duro”
Colpi di pistola: una 48enne trovata in macchina, una cinquantenne sul marciapiede. L’assassino era legato al clan Santapaola.
Un fermato per concorso in omicidio
RIPOSTO (CATANIA)
Follia a Riposto: un uomo, Salvatore ‘Turi’ La Motta, di 63 anni, ha ucciso due donne a colpi di pistola e si è suicidato.
Il killer si è tolto la vita con la stessa arma vicino alla caserma dei carabinieri.
La Motta era un ergastolano in licenza premio e sarebbe dovuto rientrare oggi nel carcere di Augusta, nel Siracusano, come si apprende dai carabinieri del comando provinciale di Catania che indagano sul caso.
Era stato condannato per associazione mafiosa e per un omicidio commesso prima del 2000.
Era detenuto in regime di semi libertà: lavorava di giorno e la sera rientrava in carcere.
Oggi era l’ultimo giorno di un permesso premio di una settimana.
In serata la Procura di Catania ha disposto il fermo per concorso in omicidio di Luciano Valvo, di 55 anni.
Secondo l’accusa, con la sua Volkswagen Golf nera avrebbe accompagnato Salvatore La Motta, che poi si è suicidato, sul luogo del delitto del primo delitto, nel lungomare della città ionica.
Valvo, bloccato da militari dell’Arma mentre stava abbandonando la propria abitazione, nell’interrogatorio davanti al sostituto procuratore si è avvalso della facoltà di non rispondere. L’uomo è stato condotto in carcere.
La prima donna che La Motta ha ucciso, la 48enne Carmelina Marino, è stata trovata verso le 9 al lungomare: era dentro la sua macchina, una Suzuki Ignis, vicino al porto turistico, ammazzata da un colpo di pistola alla testa.
La seconda donna, la cinquantenne Santa Castorina, è stata trovata in una zona diversa del paese della riviera ionica, in via Roma, verso le 10.45. Era ferita gravemente per terra. Scesa dalla sua auto, una Panda, sarebbe stata centrata da colpi di pistola.
È morta poco dopo: sono stati inutili i tentativi di rianimarla sul marciapiede da parte di personale del 118. Nell’auto è rimasto il suo cane, un barboncino.
Il primo omicidio, quello sul lungomare, secondo il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro è “certamente collegato al suicidio”; sul secondo si sta “cercando di capire il movente”, anche se, “al 90 per cento c’è un’unica dinamica. L’uomo che si è ucciso è una persona con precedenti penali”
Il giallo sui due femminicidi non si chiude con la morte del presunto assassino.
Restano ancora non a fuoco il movente e alcuni aspetti della dinamica.
La prima voce che gira in paese è che La Motta avesse una relazione con almeno una delle due donne, ma nessuna conferma ufficiale arriva fino a sera.
Da chiarire anche se c’erano rapporti di conoscenza tra le due vittime.
Dettagli e particolari che potranno emergere dalla visione di tutti i sistemi di videosorveglianza delle due zone dove sono stati commessi i delitti e dal controllo dei tabulati di telefonini delle due donne e del presunto omicida-suicida.
Salvatore La Motta, ritenuto esponente di spicco del clan mafioso Santapaola, era stato arrestato a Riposto da carabinieri del nucleo operativo di Catania il 16 giugno del 2000.
Otto giorni prima era stato condannato all’ergastolo dalla terza sezione della Corte d’assise d’appello. Era stato riconosciuto colpevole di essere uno dei componenti del gruppo di fuoco che il 4 gennaio del 1992 davanti a un bar del paese uccise Leonardo Campo, di 69 anni, ritenuto dagli investigatori uno dei capi storici della malavita di Giarre.
Nel giugno del 1999 era stato tra i destinatari di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip di Catania, su richiesta della Dda della Procura, nei confronti di 71 presunti appartenenti alla cosca mafiosa Santapaola che opera tra i comuni di Fiumefreddo di Sicilia e Giarre.
L’operazione, denominata Cold River, fu eseguita da carabinieri della compagnia di Giarre e del reparto operativo del comando provinciale di Catania.
Salvatore La Motta è anche il fratello di Benedetto La Motta, noto come ‘Benito’ o ‘Baffo’, di 65 anni, arrestato da militari dell’Arma nel luglio del 2020 nell’ambito di un’inchiesta su un omicidio e indicato come il referente a Riposto della famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano. Secondo la Procura di Catania, che aveva coordinato le indagini dei carabinieri di Giarre del comando provinciale etneo, sarebbe stato Benedetto La Motta a “ordinare l’omicidio” di Dario Chiappone, ucciso a Riposto nell’ottobre del 2016″. L’inchiesta della Dda di Catania prese ulteriore spunto dall’arresto di Antonino Marino, 78enne di Riposto, noto come il killer delle carceri, avvenuto il 20 dicembre 2019 per lo stesso assassinio dopo che le sue impronte furono trovate dal Ris di Messina sul luogo del delitto.
Ha commentato il sindaco di Riposto, Enzo Caragliano :
“Sono sconvolto per quanto è accaduto. Lo è l’intera comunità, che nulla ha a che fare con l’immagine violenta che in queste ore viene trasmessa sui media. Non conoscevo né le vittime né il presunto omicida. Purtroppo, ancora una volta, vengono colpite delle donne; ancora una volta si assiste a un atto di forza contro le donne. Aspettiamo che sulla vicenda sia fatta chiarezza e che gli investigatori ricostruiscano l’esatta dinamica di quanto accaduto. Nessun atto di violenza può essere giustificato, nessuna motivazione è mai accettabile. Forse si può pensare al gesto di un folle, perché solo la pura follia può esserci dietro a una simile violenza. Sono vicino alle famiglie delle vittime, esprimo loro cordoglio a nome dell’intera collettività”
Follia a Riposto
Uccide due donne e si suicida
Due donne uccise in due zone diverse di un paese del Catanese
Due femminicidi a Riposto, nel Catanese.
Una donna di 48 anni è stata trovata uccisa con un colpo di pistola, sul lungomare Pantano. La vittima era dentro la sua autovettura. In una zona diversa del paese della riviera ionica, in via Roma, è stata trovata ferita gravemente per terra, colpita da un’arma da fuoco, un’altra donna, che il personale del 118 ha tentato di rianimare ma che poi è morta a causa delle ferite riportate.
La donna morta in via Roma aveva 50 anni. Sarebbe stata ferita mortalmente appena scesa dalla sua auto, una Fiat Panda, centrata a colpi di pistola. La vittima si è accasciata a terra, sul marciapiede. Nella vettura è rimasto il suo cane, un barboncino. Sul posto sono subito intervenuti medici del 118 che hanno tentato di rianimarla, ma inutilmente.
I due omicidi sarebbero avvenuti a distanza di tempo tra loro: la prima vittima sarebbe stata la 48enne trovata in auto nel lungomare Pantano, la seconda la 49enne ferita mortalmente in via Roma.
Si è suicidato con un’arma da fuoco, vicino a una caserma dei carabinieri, Salvatore ‘Turi’ La Motta, l’uomo sospettato di avere ucciso le due donne a Riposto, nel Catanese.
A quanto si è appreso aveva una relazione extraconiugale con la prima vittima, la donna assassinata in un’auto sul lungomare Pantano. L’uomo si è tolto la vita davanti alla caserma dei carabinieri di Riposto. Gli investigatori ritengono probabile lo abbia fatto con la stessa arma con cui avrebbe ucciso le due donne.
Il 63enne era un ergastolano in licenza premio. Era stato condannato per associazione mafiosa e per un omicidio commesso prima del 2000. Era detenuto in regime di semi libertà: lavorava di giorno e la sera rientrava in carcere. Oggi era l’ultimo giorno di un permesso premio di una settimana.
Le due vittime si chiamavano Carmelina Marino, 48 anni, assassinata dentro la sua auto, una Suzuki Ignis, nel lungomare Pantano, e Santa Castorina, 50 anni, ferita mortalmente via Roma, dopo essere scesa dalla sua vettura, una Fiat Panda.
LE INDAGINI
Il primo omicidio, quello sul lungomare di Carmelina Marino, 48 anni, è “certamente collegato al suicidio” avvenuto davanti alla caserma dei carabinieri. Sul secondo, quello di Santa Castorina, di 50 anni, si sta “cercando di capire il movente”, anche se, “al 90 per cento, visti dinamica, luoghi e tempi” sembra avere un’unica dinamica. Lo afferma il procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, sui due delitti e il suicidio di Riposto. L’uomo che si è ucciso è “una persona con precedenti penali”. Sull’accaduto indagano i carabinieri della compagnia di Giarre e del comando provinciale di Catania.
Ergastolano uccide due donne in strada e si suicida: il giallo dell’uomo che ha accompagnato il killer
Il collegamento tra le due vittime, Carmelina Marino e Santa Castorina, e il killer Salvatore La Motta resta al centro delle indagini dei carabinieri che contano molto sulla possibile testimonianza di un amico di La Motta, un uomo che sarebbe stato con lui durante il primo assassinio.
Rimane il giallo sul movente che si nasconde dietro al duplice omicidio di Carmelina Marino, di 48 anni, e Santa Castorina, di 50 anni, le due donne uccise ieri in strada a Riposto, nel Catanese, dall’ergastolano Salvatore La Motta, 63enne in licenza premio dal carcere di Augusta, dove sarebbe dovuto rientrare poche ore dopo.
Gli inquirenti in queste ore stanno setacciando la vita del killer e delle vittime per capire i possibili legami ma allo stesso tempo contano molto sulla possibile testimonianza di un amico di La Motta, un uomo che sarebbe stato con lui durante il primo assassinio, accompagnandolo con la propria auto sul posto e aspettandolo per riportarlo via dopo il delitto.
Luciano Valvo, un 55enne di Riposto come l’assassino che si è suicidato davanti alla caserma dei carabinieri, è stato fermato nelle scorse ore dagli stessi militari dell’arma su indicazione della Procura distrettuale di Catania che ha disposto per lui il fermo con la grave accusa di concorso in omicidio. Il 55enne, pregiudicato e vecchia conoscenza di Turi La Motta, secondo gli inquirenti avrebbe aiutato il killer e sarebbe stato con lui almeno al momento del primo omicidio.
Dalle telecamere di video sorveglianza della zona che hanno ripreso il primo delitto, infatti, è emerso che il killer è sceso proprio dalla vettura del 55enne prima di sparare al volto di Carmelina Marino, ferma nella sua auto sul lungomare della città etnea. La stessa vettura dell’amico, una Volkswagen Golf, in cui poi l’uomo sarebbe risalito, sempre dal lato passeggero, prima di compiere il secondo omicidio.
L’uomo è stato bloccato poche ore dopo il suicidio di La Motta mentre stava abbandonando la propria abitazione ma si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al pm che lo interrogava ed è stato condotto in carcere in attesa della decisione del Gip.
Come dimostrano le riprese video acquisite dai carabinieri, Salvatore La Motta, fratello del boss mafioso Benedetto, è arrivato sul posto ed è sceso proprio dal veicolo di Valvo prima di raggiungere velocemente la donna che sedeva sul lato guidatore, aprendo la portiera lato passeggero e sporgendosi nell’abitacolo dove ha fatto fuoco. Se l’amico sia stato un testimone involontario o consapevole resta tutto da accertare visto che l’uomo non sembrerebbe essere coinvolto nel secondo agguato mortale.
Il collegamento tra le due donne e l’uomo resta al centro delle indagini dei carabinieri di Giarre e del nucleo Investigativo del Comando provinciale di Catania. “Le due donne uccise le conoscevo, era due care ragazze. Non mi ricordo di contatti tra loro o con La Motta” ha dichiarato il legale del killer che era presente in caserma al momento del suicidio del suo assistito. “Mai avrei immagino che potesse accadere tutto questo, non c’è stato nessun segnale pregresso, nessuno. Impensabile” ha dichiarato l’avvocato Antonino Cristofero Alessi, aggiungendo: “Era un detenuto che aveva usufruito dei permessi di legge per buona condotta, lavorava a Riposto, prima in un panificio, poi in una rivendita di formaggi. Durante i due anni di Covid dormiva a casa della sua famiglia, dal 3 gennaio, finita l’emergenza pandemica, rientrava la sera al carcere di Augusta, nel Siracusano”
Ergastolano in permesso uccide due donne e si suicida, bufera sulle responsabilità “basta col clima buonista”
“Mentre continuiamo a dissertare sul 41 bis e sui diritti dei detenuti al carcere duro nel Catanese un ergastolano, già condannato per associazione mafiosa e omicidio, in permesso premio, uccide due donne. Qualcuno deve interrogarsi sulle responsabilità di quanto è accaduto”
È l’affondo del segretario generale S.PP. – Sindacato Polizia Penitenziaria – Aldo Di Giacomo che aggiunge: “il duplice omicidio dovrebbe innanzitutto segnare uno spartiacque sul 41 bis e mettere fine definitivamente al clima di buonismo che si sta diffondendo a partire dal “caso Cospito” contro il 41 bis e che trova terreno fertile in ambienti dell’Unione Europea e nelle campagne sui diritti dei detenuti a regime duro”
DUPLICE OMICIDIO NEL CATANESE, PRESUNTO ASSASSINO SI È TOLTO LA VITA
Il tremendo delitto
Si era presentato, a mezzogiorno, all’esterno della caserma dei carabinieri di Riposto, SALVATORE LA MOTTA, 63 anni, armato con una rivoltella, dicendo “mi voglio costituire”.
“VOLEVA COSTITUIRSI POI SI È SPARATO ALLA TESTA”
Riposto. II comandante dei carabinieri: “L’omicida è un pregiudicato, le due donne uccise con un colpo di pistola al volto”
DUPLICE OMICIDIO RIPOSTO
La Procura Distrettuale della Repubblica di Catania ha ordinato l’arresto del pregiudicato Luciano Valvo, sospettato di aver partecipato all’omicidio di Melina Marino insieme a Salvatore La Motta.
Secondo le prove raccolte dai militari, Valvo avrebbe accompagnato La Motta sul luogo del crimine e l’avrebbe poi riaccompagnato a casa.
Valvo si è rifiutato di rispondere alle domande durante l’interrogatorio del pm e adesso è detenuto nel carcere di Catania a Piazza Lanza.
La prima vittima
La prima vittima, Melina Marino, è stata uccisa con un colpo di pistola al volto all’interno della sua auto parcheggiata sulla strada. Il killer è sceso da un’altra macchina e ha sparato alla donna seduta sul lato guidatore.
La seconda vittima
Poco dopo un’altra vittima: Santa Castorina è stata uccisa con due colpi di arma da fuoco al volto. I carabinieri hanno effettuato numerosi controlli e perquisizioni a soggetti ritenuti coinvolti e stanno indagando sugli eventuali complici.
Chi era il presunto assassino
Il presunto autore degli omicidi, Salvatore “Turi” La Motta, pluripregiudicato e condannato all’ergastolo, si è suicidato dopo aver sparato alla tempia, pur trovandosi davanti alla Stazione carabinieri di Riposto.
Gli investigatori stanno ancora cercando di ricostruire completamente i fatti, determinare il movente degli omicidi e i legami tra le persone coinvolte.
Potrebbe esserci un rapporto sentimentale tra l’assassino e almeno una delle vittime.
Un soggetto è attualmente sotto interrogatorio per il concorso in omicidio.
Ritenuto l’autore dei due delitti, Salvatore La Motta, detto “Turi“, è un ergastolano in semilibertà che proprio in questi giorni stava usufruendo di una licenza premio di una settimana.
Il detenuto sarebbe dovuto rientrare proprio ieri, il giorno dei due omicidi, nel carcere di Augusta dove stava scontando la pena: era stato condannato per associazione mafiosa e per un omicidio commesso prima del 2000.
In base a quanto emerso, era detenuto in regime di semilibertà: di giorno lavorava e la sera ritornava in carcere.
Era fratello di Benedetto La Motta, conosciuto come Benito o Baffo, referente del clan Santapaola-Ercolano del gruppo di Riposto, arrestato nel luglio 2020 poiché ritenuto il mandante dell’omicidio di Dario Chiappone
Il suicidio davanti alla Caserma
ha dichiarato il Comandante del reparto operativo dei carabinieri del comando provinciale di Catania :
“Il presunto killer si è presentato in Caserma dicendo di volersi consegnare. Era armato di pistola. I militari hanno cercato di tenerlo sotto tiro, ma lui si è puntato il revolver alla testa e si è ucciso. Sono in corso le indagini per comprendere le motivazioni che si celano dietro i gesti dell’uomo per cercare di capire le dinamiche che lo legavano alle due donne“