LA RICETTA PER UN NUOVO PD

Di Massimo Dellapenna

Nelle primarie del Partito Democratico in Basilicata, come nel resto d’Italia, ha vinto Stefano Bonaccini la cui campagna congressuale in Basilicata era coordinata da Salvatore Margiotta. Ai microfoni di Oltre il Giardino su Cronache 76 l’ex parlamentare Dem non ha nascosto la sua soddisfazione per il suo risultato ma ha, con la grande onestà intellettuale che lo contraddistingue, riconosciuto che nel risultato di Bonaccini c’è un mix di territorio e di opinione mentre nel risultato lucano della De Micheli c’è molto territorio. Se è chiaro che il congresso lucano ci consegna un partito saldamente nelle mani di Vito De Filippo e Salvatore Margiotta è altrettanto chiaro che quest’ultimo, a nome della corrente maggioritaria invita all’unità del partito e della coalizione.

DIVISI SI PERDE

Non usa mezzi termini Margiotta quando dice che la sconfitta delle elezioni politiche e quella delle ultime elezioni regionali in Lombardia e Lazio sono il risultato degli errori madornali compiuti da Letta che ha scelto la via dell’isolamento, senza cercare alleanze di nessun tipo. Una scelta che Margiotta vorrebbe provare a ribaltare in Basilicata, invitando non solo il Partito Democratico all’unità interna ma anche i Cinque Stelle, i Centristi di Italia Viva e Azione a trovare le ragioni dell’unità. Il rischio, dice Margiotta, è che una frattura del PD produca due sinistre, una che si allea con i centristi, l’altra che si allea con i Cinque Stelle con il risultato finale di consegnare il Governo della Regione ma anche il Governo Nazionale stabilmente alla destra. Intanto si deve prendere atto del forte calo di tesserati nel PD lucano. La Regina fu eletto con oltre 9.000 voti, ieri neanche la somma dei voti espressi per tutti i candidati è arrivata a quel numero. Un calo che denota la grande crisi della sinistra lucana e non solo.

LA CRISI GLOBALE DEL RIFORMISMO E LA DESTRA-CENTRO ITALIANA

Il nostro Paride Leporace ha evidenziato come la crisi della sinistra non sia soltanto italiana. A Berlino, per esempio, i socialdemocratici hanno perso in quella che era una loro roccaforte a tutto vantaggio del centrodestra. Una situazione globale di crisi del riformismo socialdemocratico che non sfugge a Salvatore Margiotta che, però, si sofferma ad evidenziare la differenza tra i conservatori italiani e quelli europei, laddove quelli italiani hanno un motore e una trazione molto più a destra rispetto agli omologhi europei che sarebbe la causa dell’isolamento dell’Italia. La dichiarazione della Meloni secondo cui l’Italia può anche non stare al tavolo di Francia e Germania perché tanto dialoga con tutte le altre Nazioni non è piaciuta al nostro ospite, secondo cui la destra italiana ha un’idea un po’ provinciale dell’Italia che si esclude dai tavoli che contano.

IL FESTIVAL DI SANREMO E IL PROGRESSISMO CHE PIACE AI GIOVANI

Da uomo che ha seguito nelle istituzioni parlamentari la Rai come vicepresidente della vigilanza, non si è sottratto ad una analisi del Festival di Sanremo e del rischio di una sostituzione di Amadeus. Una sostituzione che reputa assolutamente immotivata. Il Festival di Sanremo è sempre una delle grandi prove per le dirigenze rai ma con Amadeus, secondo Margiotta, il risultato di pubblico da ragione alle scelte effettuate e squadra vincente non si tocca. Contro una classe dirigente conservatrice, secondo l’esponente dem, esiste un pubblico soprattutto giovanile che si riconosce nelle scelte di costume che la Rai ha effettuato a Sanremo e sarebbe ingiusto non comprendere quella fetta di Popolo italiano e quelle generazioni che chiedono che il festival sia proprio come è stato organizzato da Amadeus. Intanto, però, si è votato nel Lazio e in Lombardia. Nella capitale economica ed in quella politica della nostra Nazione hanno vinto i conservatori con oltre il 50% dei voti espressi. Un dato che dovrebbe far riflettere e non poco chi dovrebbe ricostruire la sinistra.