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IN SCACCO LOCALE DI ‘NDRANGHETA DI CIRÒ: ARRESTI ANCHE A NOVA SIRI

Blitz dell’Antimafia calabrese, dal Crotonese alla costa Jonica: tra i reati contestati, estorsione e traffico di armi

Vasta operazione messa in atto ieri dai militari del Comando provinciale di Crotone. I Carabinieri pitagorici hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia applicativa della custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip presso il Tribunale di Catanzaro, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia del citato capoluogo, nei confronti di 31 persone, 26 destinatarie di una misura cautelare in carcere e 5 agli arresti domiciliari, in ordine ai quali sono stati raccolti gravi indizi di colpevolezza dei reati di «associazione a delinquere di tipo mafioso», nonché per «reati in materia di armi e di sostanze esplodenti», questi ultimi aggravati dal cosiddetto metodo mafioso. Gli arrestati sono stati rintracciati nei comuni di Cirò Marina, Cirò, Umbriatico, Nova Siri, Trieste, nonché nelle case circondariali di Catanzaro e Ancona dove in due erano già detenuti per altro motivo. L’operazione antimafia della Dda ha sgominato vecchie e nuove leve della cosca di Cirò. Tra gli arrestati e gli indagati non ci sono persone di origine lucana anche se offre spunti di approfondimento il “rifugio” in Basilicata. Secondo il teorema accusatorio, l’inchiesta della Dda di Catanzaro è stata coordinata dai Pm Domenico Guarascio, Paolo Sirleo e Pasquale Mandolfino, due gruppi, che lavorano «in perfetta sinergia», si erano divisi la gestione illecita del porto di Cariati comprando all’ingrosso il pesce da pescatori del luogo a prezzi stabiliti dagli stessi componenti della cosche cirotane e rivendendolo «a prezzi maggiorati sia a ristoratori e commercianti della Calabria, che a commercianti all’ingrosso della Sicilia, della Campania, del Lazio e della Grecia; e imponendo altresì ai pescatori la fornitura di esche, ghiaccio e cassette». Gli abusi avvenivano «senza che i pescatori locali abbiano potuto in alcun modo opporsi. Ed invero chi ha provato a resistere è rimasto vittima di atti ritorsivi», è scritto negli atti dell’inchiesta. Un pescatore aveva subìto un incendio e un suo collega racconta che «probabilmente il danneggiamento poteva essere dovuto al fatto che, come avviene solitamente nel nostro ambiente, alcuni soggetti noti nella nostra comunità, che quotidianamente si recano dai vari pesca- tori pretendendo decine di chili tra il migliore pescato, non tengono conto né del valore di mercato del prodotto né degli accordi consuetudinari tra il pescatore e la pescheria di fiducia, rapporti che esistono in alcuni casi da anni e anni». Il controllo del territorio da parte degli affiliati al Locale di Cirò si manifestava anche amministrando giustizia fra cittadini vittime di atti illeciti che spesso si rivolgevano a loro, invece che alle istituzioni preposte, per ottenerne la riparazione. Così come all’organizzazione criminale si rivolgevano coloro che intendevano intraprendere un’attività commerciale al fine di ottenere il “nulla osta” da parte della consorteria. È un altro degli spaccati che emergono dall’indagine della Dda. A titolo esemplificativo, gli inquirenti citano i furti di un autocarro e quelli compiuti ai danni di un bar e in un appartamento nel Villaggio Volvito. E ancora alla richiesta di nulla osta per aprire un negozio di frutta e verdura. «Emblematico, sotto il profilo del controllo del territorio di Cirò da parte della cosca e di come la stessa operi al fine di conseguire il consenso della popolazione, risulta altresì l’episodio relativo all’allontanamento di una prostituta di colore» dal territorio di Cirò: «la nera di là va tolta, la acchiappo a calci nelle gambe» è una delle conversazioni in proposito intercettate dai Carabinieri tra affiliati alla cosca. I quali avevano delle vere e proprie basi operative, nello specifico un bar e un negozio di autoricambi, ove sostavano abitualmente i vertici delle consorterie per poter incontrare in qualsiasi momenti i componenti di altre organizzazioni criminali o i cittadini che avevano bisogno di rivolgersi a loro per dirimere le proprie questioni private.

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