IL METEORITE CADUTO A SAN VALENTINO HA UN NOME: SI CHIAMERÀ MATERA
Il sindaco materano Bennardi: «Stiamo già pensando di posizionare i frammenti nel museo nazionale»
È l’asteroide dei primati, quello caduto nel pomeriggio di San Valentino nelle campagne di Matera nord, proprio sul balcone di casa dei fratelli Pino e Gianfranco Losignore. Un evento straordinario, perché i frammenti recuperati sono assolutamente incontaminati, come fossero stati prelevati direttamente nello spazio. Merito del caso, perché sono caduti sul balcone e non a terra, merito dei fratelli Losignore che li hanno recuperati in modo “asettico”. Un evento che, con questi contorni, è avvenuto circa 100 anni fa l’ultima volta e permetterà ai ricercatori di capire tanto di più sulle origini dello spazio, databili circa 4,5 miliardi di anni fa. Un evento unico per la natura del materiale recuperato e perché incardinato in altri due episodi simili e consecutivi, avvenuti il 13 febbraio in Francia e il 15 in Texas. Al momento non ci sarebbe alcun collegamento tra le tre “cadute”, ma gli studiosi non escludono nulla. Ora servirà circa un anno per poter comprendere cosa nascondono questi frammenti del bolide di San Valentino, poi i ricercatori hanno già anticipato che sarà battezzato “Matera”, in onore della città dei Sassi che tanto ha fatto per agevolarne il recupero e la perfetta conservazione. Il percorso sarà accompagnato da una serie di eventi scientifici e divulgativi, che la rete “Prisma” (una sorta di osservatorio da terra degli asteroidi in caduta), organizzerà nei prossimi mesi a Matera. Ora la priorità sarà della ricerca, perché si tratta di un materiale molto delicato e friabile, quindi sarà di vitale importanza procedere in modo tempestivo. Dopo il ritrovamento del meteorite Cavezzo, avvenuto ai primi di gennaio del 2020, i calcoli eseguiti dagli hanno fatto nuovamente centro, stavolta indicando nella zona Nord di Matera. Quindi, questa è la seconda meteorite italiana, dopo quella di Cavezzo avvenuto ai primi di gennaio del 2020, ritrovata con un metodo sistematico, ovvero in modo programmato e scientifico grazie ai calcoli degli esperti della rete Prisma. Un’ultima curiosità: L’ultimo pezzo più consistente (ma meno pregiato perché contaminato da terreno), caduto nei pressi dell’abitazione dei Losignore, è stato trovato da Pierluigi Cox e Silvia Padilla dell’Associazione astrofili di Terni, ovvero la città di San Valentino: l’ennesima curiosa coincidenza! Ricostruiamo brevemente i fatti: Lo scorso 14 febbraio, infatti, verso le sette di sera, un bolide luminoso era stato osservato da numerosi testimoni solcare il cielo della Puglia e della Basilicata, fra i quali tre “occhi” elettronici delle camere di Castellana Grotte, Tricase e Vasto appartenenti alla rete Prisma, un network di una sessantina di camere sparse sul territorio italiano. Un progetto coordinato dall’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) Grazie a queste informazioni, già nel pomeriggio di mercoledì 15 febbraio era stato possibile tracciare lo strewn field, cioè l’area di possibile caduta al suolo di frammenti del corpo celeste progenitore. “Cercare a Nord di Matera”, avevano indicato gli esperti di Prisma. Subito era scattato l’avviso ai mezzi di comunicazione e alla popolazione locale ed ecco che lo stesso giorno, sul balcone dell’abitazione dei genitori di Gianfranco e Pino Losignore, fra Contrada Rondinelle e Contrada Serra Paducci (periferia nord del capoluogo della Basilicata), alcuni sassi hanno attirato l’attenzione dei due fratelli. Anche perché gli anziani genitori avevano udito un forte botto la sera precedente proveniente dall’esterno. Finora sono stati recuperati oltre 70 grammi in 12 frammenti principali e decine di frammenti più piccoli. La meteorite, secondo i calcoli di Prisma, è caduta con una velocità di circa 300 km/h e in effetti nell’impatto ha scheggiato una piastrella del balcone che corre lungo il perimetro dell’abitazione. I frammenti sono stati consegnati sabato 18 febbraio, nelle mani del dottor Carmelo Falco, rappresentante del Project Office della rete Prisma e associato Inaf, subito accorso in loco per coordinare le ricerche. Che adesso continueranno con nuovo vigore, irrobustito dal ritrovamento, alla ricerca di altri eventuali campioni sopravvissuti all’attraversamento dell’atmosfera. Nel mentre, il materiale già recuperato verrà presto sottoposto ad analisi particolareggiate per determinare composizione chimica, mineralogia e caratteristiche petrografiche utili alla classificazione della meteorite appena ritrovata. Le meteoriti, hanno attraversato quasi inalterate i circa 4,5 miliardi di anni dalla formazione del nostro Sistema Solare e ritrovarne una appena caduta come quella rinvenuta a Matera aiuta moltissimo gli scienziati a ricostruire le tappe che hanno portato alla formazione dei pianeti, Terra compresa. Dunque, si chiamerà “Matera”. Il meteorite caduto la notte di San Valentino prenderà il nome della città dei Sassi, alla cui periferia è stato ritrovato. L’annuncio è stato dato da Giovanni Pratese, docente dell’Università di Firenze, nel corso della conferenza stampa di ieri in municipio. «Quanto accaduto qui ha dell’eccezionale. Non solo è stato osservato il bolide – ha proseguito il professore – ma all’osservazione ha fatto seguito il ritrovamento, un caso davvero raro». I frammenti del bolide saranno portati ai Laboratori del Gran Sasso. Ma l’obiettivo del sindaco è di farli tornare a Matera, una volta ultimate le analisi e ricerche necessarie: «Stiamo già ipotizzando di posizionarli nel Museo nazionale che ospita già i resti della balena Giuliana oppure nella casa delle tecnologie emergenti o, ancora, nel Centro di geodesia spaziale», ha affermato Domenico Bennardi, a margine della conferenza stampa. «L’importante è che i frammenti tornino a Matera e diventino un altro attrattore turistico naturalistico della città», ha dichiarato il sindaco.