GUARENTE E LA PATAFISICA DELLO STUZZICADENTI
TACCO&SPILLO
Non vogliamo continuare ad infierire sul banchetto surreale, svelato in modo “Massimo” da un collega de plume che ci sa fare col mestiere “Dellapenna”, che all’occorrenza cinematografica e per discutibile scelta sindacale ha trasformato una sala bella e specchiata del Comune di Potenza in una tavolata bivaccante fino al socratico andante e resa ancor più immaginifica dal tocco serafico con cui Rocco Coviello, in capo allo staff di Mario Guarente, dichiara guerra ad una sparuta rimanenza di cibo assiepata in sopravvivenza eroica tra i suoi denti leghisti e finalmente soprafatta dalla bravura d’uso nello stuzzicadenti come quando un samurai incazzato ci volteggia in faccia la sua affilata katana, ma alcune piccole cose prudenziali d’etica pubblica e d’estetica minimale vanno pur dette per far svolazzare la bellezza democratica della critica che fa bene a tutti e a taluni, come nel caso di Guarente fa addirittura benissimo e su cui perciò è d’obbligo affondare lama o stuzzicadenti che si tenga. Innanzitutto che le Istituzioni e la politica hanno onore e merito se non mischiano a piacere luoghi, fini, eventi. La rappresentanza è netiquette e bon ton e se è necessario che almeno si scelgano per la convivialità i luoghi naturali dei ristoranti piuttosto che le sale comunali che pur dovrebbero ospitare altri fini ed altri eventi. E poi la simbologia che ci arriva da quel banchetto ormai vissuto fino all’abbandono e che ci riporta ad un senso triste e quasi di disfatta come quando sul punto di morte Alfred Jarry era ad invocare la gioia di uno stuzzicadenti per farne addirittura una patafisica della sua esistenza d’artista. Perciò su quel tavolo e malgrado i commensali c’è anche dell’altro. C’è la festa dell’inadeguatezza di Guarente, sindaco di gaffe e stropicciamenti politici che in molti anni di malgoverno ha offeso Potenza col verde abbandonato e con le strade a groviera bavarese, coi quartieri appestati nel buio e coi lampioni in caduta spericolata, coi servizi fatiscenti e le tasse di soggiorno e di pedaggio autostradale. Cantano I gufi:“Passami lo stuzzicadenti e ti dirò merci beaucoup. Fragili nel piatto abbandonati stuzzicadenti come sogni spezzati. Per favore passami uno stuzzicadenti”.