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COSTANZO, NON SOLO TALK SHOW

Il Ricordo di Paride Leporace

Conducendo il talk sul nostro Cronache Tv “Oltre il giardino” voglio omaggiare vita e opere di Maurizio Costanzo scomparso ieri a 84 anni, icona della nazione come ha ricordato la premier Giorgia Meloni, ma come ha anche subito detto mio figlio ventenne appendendo la notizia, inventore del canone e del genere. La mia trasmissione è figlia di quelle mie visioni da quindicenne quando vedevo questo conduttore poliedrico mettere insieme Rino Gaetano e Susanna Agnelli dal cantautore dileggiata in “Nuntereggae più”, oppure il giudice bacchettone con Cicciolina, l’uomo anonimo da strada con il manager di successo. Costanzo mescolava l’alto con il basso sapendo sempre coniugare l’intrattenimento con il sapere. “Bontà loro”, “Acquario” erano trasmissioni figlie della radio, la sua voce mi era familiare da quando con Angela Lu- ce conduceva alla Rai “Buon pomeriggio”, negli anni Settanta. Maurizio Costanzo è stato poliedrico. Un bulimico della creatività. Ha scritto il testo di “E se telefonando” per Mina con Ennio Morricone, ha creato il personaggio di Fracchia per Villaggio, ha firmato la sceneggiatura del film capolavoro “Una giornata particolare” di Ettore Scola e il regista lo omaggia ne “La famiglia” quando il figlio dalla finestra dice al protagonista Vittorio Gassman: “Vieni da noi a vedere il Maurizio Costanzo Show?”. Costanzo è stato un personaggio della vita pubblica nazionale. Con pagine anche oscure. Autore di un’intervista al Corriere della Sera a Licio Maurizio Costanzo, giornalista ma anche potente tra i potenti Morto a Roma all’età di 84 anni il maestro dei talk show che con l’ultima sua moglie De Filippi ha reinventato la tv commerciale con modelli ancora in voga sabato 25 febbraio 2023 Attualità 31 www.lecronache.info Gelli, nessuno ne coglie l’eversivo significato. Si scopre la tessera della P2 nel 1981. Cerca di negare: “Mi hanno iscritto a mia in- saputa” dice. Capisce che non può reggere. Era stata fissata un’intervista con Giampaolo Pansa per “Uomo Tv”, la futura “Italia 1”. Costanzo prima di iniziare dice al celebre giornalista: “Butta le domande, confesso tutto”. Così fu, Costanzo si assegna la patente del cretino per avere accettato la massoneria occulta e nervoso si asciuga continua- mente il sudore con dei fazzolettini di carta. La leggenda racconta che la cassetta della confessione sia stata distrutta. L’intervista è andata in onda solo una volta. Anni difficili per un uomo di grande successo. Aveva provato a lanciare il giornale “L’occhio”, sorta di tabloid scandalistico all’inglese, ma era andata male chiudendo dopo tre anni e lasciando anche in archivio una disdicevole campagna a favore della pena di morte. Lo fa lavorare solo Grauso a Videoline, ci penserà Silvio Berlusconi a far aprire il sipario del Maurizio Costanzo nel 1982, e nulla sa- rà come prima nella televisione italiana. Ha registrato prima dal Sistina, qualche edizione in giro per i teatri italiani, e poi per lunghi anni al Parioli; circa 4000 puntate avendo oltre 250000 ospiti. Paola Borboni rivela nel suo show di essersi concessa al presidente dell’Argentina per salvare la compagnia teatrale rimasta senza denaro. Scopre e lancia tra i tanti Vittorio Sgarbi, Luciano De Crescenzo,Nik Novecento, Zecchi, Riondino, Iachetti, Vergassola. Inventa la formula dell’uno contro tutti, e ancora oggi molti guardano su Youtube la puntata con Carmelo Be- ne per capirne il personaggio. Quello show, mai definitivamente defunto, è stata la più grande rappresentazione del popolo italiano nel suo modificarsi. Costanzo nel tempo di un ventennio fa dimenticare Gelli e diventa eroe civile della povera patria tricolore. Mette sulla ribalta Giovanni Falcone che diventa eroe popolare, ma anche il giudice Di Maggio (il fratello del materano Tito) che denuncia le collusioni tra mafia e politica. Con Michele Santoro in una storica staffetta tra rete pubblica e privata, nel teatro Massimo di Palermo con Falcone sul palco e un giovanissimo Totò Cuffaro che urla in platea, Costanzo in diretta brucia la maglietta con la scritta mafia. Cosa Nostra segna e aspetta. Il 14 novembre 1993 un’autobomba esplode a Roma in via Fauro, a pochi passi del teatro Parioli, proprio nel momento in cui passava l’automobile di Maurizio Costanzo. Nessun ferito. Una sorta di miracolo l’errore umano. La sua vita diventa blindata, Costanzo è un giusto dei tempi moderni, la P2 uno sbiadito ricordo solo di cronisti con la memoria d’elefante. Per appassionati di biografie scomode segnalo “Maurizio Costanzo shock” (Kaos edizioni 1996) di Riccardo Bocca, impossibile da reperire, il conduttore ha fatto in modo che nessuno ne parlasse e che sparisse subito dalle librerie. In politica per sua ammissione votava Dc, ma non ha mai fatto sgambetti a Berlusconi suo editore, anche se non sono mancate le ruggini con i figli. Amico di D’Alema, Fini, spin doctor di Rutelli sindaco, Maria De Filippi ultima moglie ha detto: “Vive malissimo la scheda bianca”. Assieme hanno reinventato la tv commerciale contemporanea. Aveva un rapporto speciale con Walter Veltroni. Il nonno di Costanzo aveva fittato una stanza al padre di Walter, il celebre Vittorio della radio che aveva scoperto Alberto Sordi. Papà Veltroni lo porterà in visita agli studi televisivi del- la Rai nel 1954. Maurizio Costanzo, figlio di un ministeriale, bambino che si annoia alla finestra, sogna subito di diventare giornalista. Divora la terza pagina del Corriere della Sera. Scrive una lettera a Indro Montanelli a 14 anni: “Vorrei conoscerla”. Squillerà il telefono di casa Costanzo: “Sono Montanelli. Maurizio vieni a trovarmi al giornale”. Il ragazzo grassottello marina la scuola e va all’in- contro. Il più celebre giornalista d’Italia lo ascolta e dice: “Ti capisco. Se vuoi farlo, comincia a farlo prima possibile”. Inizia in un’agenzia di stampa retta da un tipografo, poi al quotidiano “La Giustizia” di Saragat. È un liceale del Giulio Cesare, il suo professore d’Italiano scrive per “Il Popolo” della Dc e si confrontano sui pezzi. Il ragazzo andrà volontario estivo a “Paese sera” e non si fermerà più fi- no a ieri. E’ stato un consumatore folle di articoli, trasmissioni, cibi, sigarette e mogli. Cinema, teatro, televisioni, radio, giornali, pubblicità, ha fatto tutto, quasi sempre da leader. Era ancora molto lucido. Lo scorso anno nella sua rubrica su “Libero” di recensione televisiva radiografando “Linea Ver- de” aveva notato il lucano Calabrese : “Un simpatico e travolgente Peppone, si occupa di cibo, ma nel fisico e nel modo di porsi è tal- mente divertente che lo farei occupare anche di altre cose”. Maurizio Costanzo. Giornalista. Ma anche un potente.

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