«REGIONALI, ALLEANZA LARGA»
Rosato a Cronache lancia la sfida lucana: «Noi moderati, no agli estremismi». L’intervista – Assemblea regionale, Italia viva propone l’idea di un soggetto politico riformista, liberale e popolare
POTENZA
Girare i territori, incontrare gli amministratori ma soprattutto parlare ai delusi della politica. Sembra questo l’ultimo progetto politico che l’onorevole Ettore Rosato ha intrapreso con il suo partito. Dopo le elezioni politiche il braccio destro di Matteo Renzi vuole rilanciare Italia Viva sul territorio. Complici gli ottimi risultati raggiunti alle elezioni del 25 settembre scorso e un programma politico che parli più al popolo che nel chiuso delle stanze. Ettore Rosato arriva in Basilicata per presenziare e dare il suo contributo fattivo alla seconda assemblea regionale lucana. Un appuntamento importante per i renziani che soprattutto in Basilicata vedono davanti a loro un futuro di crescita non di poco conto. L’onorevole Rosato prima di sedere tra la folla potentina accorsa per dialogare con i renziani ha concesso una intervista esclusiva a Cronache Tv. Tra i punti non solo il futuro del partito ma anche gli impegni per gli italiani.
Onorevole Rosato un appuntamento importante quella che l’ha spinta a ritornare in Basilicata: la seconda assemblea regionale di Italia Viva. Un partito che continua a crescere?
«Un partito sempre in crescita. Ma soprattutto che punta a fare un salto di qualità. Il lavoro insieme ad Azione, per la costruzione del Terzo Polo, punta ad un partito in grado di intercettare i consensi e le attenzioni di quei cittadini che sono stanchi dello scontro destra-sinistra molto polarizzato. Con i tanti amministratori che con noi stanno costruendo questo percorso giungiamo anche in Basilicata per ragionare sui temi dello sviluppo, della crescita economica e altro. Queste assemblee sono l’occasione per parlare di problemi concreti, perché la politica non deve parlare di alchimie ma deve trovare soluzioni che possano essere all’altezza di una situazione difficile come quella che stiamo attraversando».
Le regionali che si sono concluse in Lazio e Lombardia hanno dato il via ad una nuova campagna elettorale, non a caso sui territori si comincia a lavorare con più intensità. Quale è il futuro del centro?
«Credo che le elezioni politiche abbiano dato un là. Ci hanno dato un segnale pur in una legge molto bipolare. C’è bisogno di uno spazio diverso, dove si può ragionare in maniera molto più pragmatica di temi che abbiano al centro la concretezza di uno scontro che non sia volto semplicemente a cercare il nemico dall’altra parte. Ma serve uno scontro che faccia emergere la miglior soluzione. Anche il lavoro che stiamo facendo in Parlamento, pur essendo all’opposizione e non avendo alcuna intenzione di essere maggioranza, non è rivolto a dire solo no. Noi siamo stati mandati in parlamento con l’obiettivo di governare il Paese. E si può governare anche stando all’opposizione, dando una mano al Governo quando presenta qualcosa di positivo, richiamandolo quando si vede che la strada intrapresa è quella sbagliata o facendo anche opposizione dura quando le cose proprio non funzionano. Non si misura il livello di efficacia dell’opposizione dai decibel dello scontro dialettico ».
Una opposizione costruttiva la vostra, l’abbiamo visto anche con alcune proposte al Governo Meloni. Sui territori, però, se si dovessero aprire delle nuove coalizioni Italia Viva dove si schiererebbe?
«Si schiererebbe con la logica di trovare lo spazio dove i programmi e i contenuti possano trovare gambe più solide. È evidente che vale in Basilicata con Mario Polese e Luca Braia ma vale anche nelle altre regioni. Polese e Braia sono all’opposizione di questo Consiglio regionale ma fanno parte di quella opposizione che tende a trovare soluzioni, non semplicemente a mettere in difficoltà chi governa. Non è compito dell’opposizione mettere in difficoltà chi governa. Il compito dell’opposizione è quello di portare a casa dei risultati per i cittadini che li hanno mandati a rappresentarli. Questo è il modello con cui vogliamo pensare anche nel 2024 quando si cambierà il governo regionale della Basilicata di costruire una alleanza larga che sia capace di offrire le migliori soluzioni ad una terra che ha grandissime opportunità. Noi vogliamo dare il nostro contributo e lo facciamo pensando che il Terzo Polo si misurerà nel 2024 anche nel confronto molto importante delle Europee dove la politica italiana sarà chiamata a dire la propria idea».
In Basilicata Italia Viva sta costruendo sul territorio una rete molto importante. Non a caso alcuni giorni fa si è inaugurata anche una sede a Potenza. Dimostrate di voler investire nel vostro progetto politico…
«Con Mario Polese che ha lavorato molto su Potenza abbiamo voluto dare un segnale su quanto fatto aprendo la sede, stesso ragionamento che facciamo con Luca Braia sul resto del territorio. Ragioniamo su come possiamo radicare questa nuova esigenza dei cittadini. Nel 1996 c’è stato uno scontro tra Romano Prodi, democristiano di sinistra che guidava l’Ulivo, e Silvio Berlusconi, leader del Partito Popolare in Italia con un consenso molto largo, che si basava tutto sul cercare di raccogliere voti al centro dei moderati. Di coloro che cercavano una rappresentanza nella posizione più moderata, anche nei toni della società italiana. Oggi invece l’ultimo scontro tra le politiche, per sintetizzarla, da una parte ha visto Conte e dall’altra la Meloni. Ed entrambi erano attratti a massimizzare la loro posizione estrema. Ma c’è un pezzo di Italia che non si riconosce in questo, e noi vogliamo provare a dare una risposta proprio a loro. Una risposta moderata nei toni e moderata anche nei valori. Molto riformista sui contenuti ma che apra uno spazio ad una politica che sappia essere di ricomposizione e non di enfatizzazione degli estremi. La politica è chiamata non certo a dividere ma ad unire. E noi vogliamo provare a fare questa cosa anche nella costruzione di uno spazio politico che in Basilicata come in Italia abbia questo obiettivo».
Onorevole Rosato lei ha parlato di ricostruzione. Nelle ultime regionali ha vinto soprattutto l’astensione. Cosa bisogna fare per far tornare gli italiani a credere nella politica?
«Un astensionismo gigantesco. Bisogna dire però con onestà che è in linea con l’astensionismo che c’è con le grandi democrazie. Anche in Germania abbiamo visto una affluenza come la nostra. Certamente però noi guardiamo alla nostra affluenza e alle motivazioni dei nostri elettori. La cosa importante secondo me è racchiusa in due punti. Primo, quello che si dice in campagna elettorale poi bisogna realizzarlo. Lo dico senza polemica. Gli spot che faceva Giorgia Meloni durante la campagna elettorale sulla benzina e le accise oggi la vede al Governo fare esattamente il contrario. Persino gli elettori di destra che oggi la vedono a Palazzo Chigi dicono che c’è qualche piccolo inganno elettorale. La classe politica deve essere misurata sulla capacità di realizzare quello che dice in campagna elettorale. Il secondo punto. Qualificare e rendere la nostra classe dirigente più vicina al territorio. Questo si fa con uno sforzo importante di dialogo con gli enti territoriali. Questa linea di collegamento dovrebbe garantire un ritorno immediato ai cittadini delle decisioni che si assumono in tutti gli ambiti. Abbiamo bisogno di trovare una politica di relazionalità diversa tra la politica romana e quella degli enti territoriali che sono i primi interlocutori con i cittadini».
Onorevole Rosato, due progetti che Italia Viva intende portare avanti.
«Le dico: sanità e sviluppo. In questo Paese abbiamo una sanità mediamente accessibile a tutti ma ci sono molti disagi in diverse aree geografiche, dove la sanità ancora non è all’altezza e dove le liste d’attesa sono inaccettabili. Problemi che riscontriamo soprattutto al sud. Bisogna investire di più nella sanità, perchè investire di più significa spendere di meno e riporta ad un miglioramento della vita dei cittadini. La seconda questione è lo sviluppo economico. Ci troviamo in un mercato globale dove l’economia Italiana tira ancora, perchè le nostre imprese continuano ad essere competitive e continuano ad esportare. Ma per farlo hanno bisogno di due cose: la sburocratizzazione e un mercato del lavoro competitivo e con più incentivi».