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«DICHIARARE INAMMISSIBILI I RICORSI»

Sulle misure cautelari chieste dall’antimafia di Potenza, si mette bene per Di Lascio, Cupparo e Spera: udienza a marzo. Sanità e comunali Lagonegro, la richiesta del sostituto Pg alla Corte di Cassazione

Inchiesta dell’Antimafia di Potenza su Sanità lucana e voto di scambio alle comunali di Lagonegro del 2020: l’ex sindaca del Comune ancora commissariato, Maria Di Lascio (difesa dall’avvocato Singetta), l’ex assessore e consigliere regionale Franco Cupparo (difeso dall’avvocato Bonafine) e l’attuale Dg del San Carlo, Giuseppe Spera (difeso dagli avvocati Murro e Spera), dovrebbero superare lo snodo Cassazione senza particolari difficoltà. Il 14 marzo saranno al vaglio della Corte di Cassazione i ricorsi della Procura di Potenza avversi la decisione del Tribunale del Riesame del capoluogo che revocò le misure cautelari nei confronti dei 3 indagati citati. Oltre alla restituzione della totale libertà personale, dal Riesame presieduto da Aldo Gubitosi, nel frattempo trasferito a Salerno, effettuata anche una parziale riqualificazione dei reati con particolare riferimento alle comunali di Lagonegro. Il dato rappresenta un punto nodale dello spartiacque Cassazione poiché, come rilevato dal Sostituto procuratore generale, Raffaele Piccirillo, il ricorso della Procura di Potenza si sofferma «lungamente sull’errore qualificatorio nel quale sarebbe incorso il Tribunale del Riesame nella definizione in termini di mera corruzione elettorale proponendo il ripristino della qualificazione ritenuta dal Gip in termini di corruzione propria», ma nulla deduce «sulla sussistenza delle esigenze di cautela e sulla loro correttezza e attualità». Tranne che per Spera, per il quale erano stati richiesti gli arresti domiciliari, comunque lo scorso ottobre non concessi dal Gip Amodeo, che decise il divieto di dimora la sospensione dall’esercizio di pubblici uffici e di pubblici servizi, per Cupparo e Di Lascio, l’uno ebbe l’obbligo di dimora a Francavilla in Sinni, l’altra i domiciliari, la Procura voleva il carcere. Al di là dell’entità della misura cautelare, il reato di corruzione elettorale non ne prevede alcuna. Di conseguenza, ragionevole che a sostegno degli arresti, la Procura abbia insistito sul ripristino dell’originaria qualificazione dei reati fatta dal Gip. Il vuoto dei ricorsi in Cassazione, così come specificato dal Pg, è l’assenza di elementi idonei a scardinare la non sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza o la non attualità e concretezza delle eventuali misure cautelari. Per esempio, nel caso di Cupparo, coinvolto in 5 capi di imputazione, 2 riguardanti le comunali di Lagonegro, 2 la vicenda dell’ex Dg del San Carlo Barresi, e l relativo alla presunta intimidazione nei confronti dell’ex Au di Acquedotto lucano SpA, Giandomenico Marchese, il Riesame, pur non giudicando necessaria l’applicazione di una qualsiasi misura cautelare, solo per quest’ultimo capo aveva ravvisato degli indizi di colpevolezza. Nel ricorso in Cassazione, però, del capo 17, non v’è traccia. Il passaggio tecnico al di là della qualificazione dei reati è d’obbligo. Per spiegarla con l’espressione utilizzata ad ottobre dal Gip Amodeo: « Si ritengono sussistenti le esigenze cautelari di cui tenuto conto della gravità delle condotte che dimostrano la concretezza e l’attualità del pericolo che i destinatari del provvedimento se lasciati in libertà possono commettere delitti della stessa indole di quelli per i quali si procede». Con il caso Di Lascio, la questione tecnica dovrebbe apparire definitivamente comprensibile. Imprescindibile l’onere motivazionale sull’applicazione della misura cautelare, essendo Di Lascio incensurata, risalendo i fatti ad oltre 2 anni fa, ed essendo gli stessi limitati alla competizione elettorale locale del 2020, nonché, infine, essendo stato sciolto il Consiglio comunale di Lagonegro a seguito delle dimissioni dell’ex sindaca e di numero- si consiglieri. La sola eventuale riqualificazione, per il Pg non basta. Per questi e altri motivi, il sostituto Procuratore generale Piccirillo, nelle conclusioni scritte della requisitoria ha chiesto alla Corte di Cassazione di dichiarare, relativamente alle posizioni di Di Lascio, Spera e Cupparo, inammissibili i ricorsi della Procura di Potenza contro la contestata decisione del Riesame del capoluogo. Sui 2 consiglieri regionali in carica, Rocco Leone e Francesco Piro, la Cassazione non si esprimerà, le loro posizioni non sono oggetto di ricorso, perché il primo non fece ricorso al Riesame, mentre il secondo ottenne già la restrizione, poi revocata, in istituto penitenziario

Ferdinando Moliterni

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