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PD E DISGRAFIE RENZIANE

TACCO&SPILLO

Lungi da noi qualsiasi forma scomposta d’ottimismo sul PD, ma le prèfiche di centrodestra che erano accorse al suo funeral party sono, almeno momentaneamente, rimaste a secco perché la diagnosi di morte è stata alquanto prematura come il caso di quello scrittore che aveva letto della sua dipartita, giudicandola con scaramanzia “leggermente esagerata”. Ora però in assenza d’autopsia è rimasta appesa la solita amletica su cosa fare per ritrovare unità sul fronte democratico e magari ritornare a vincere. Per questo ci piace assai il lapsus politico sotto forma di refuso che è saltato fuori dall’inconscio di Giovanni Lettieri, segretario predestinato del PD lucano, sul patronimico congressuale della povera Elly che in eccesso di foga pro Bonaccini ha voluto stroppiare in “Schlain” al posto del più svizzero “Schlein”. Una specie di disgrafia renziana l’avrebbe chiamata Recalcati se fosse stato a spasso per la bella Basilicata e che la dice tutta sulla voglia freudiana di non far morire comunista il PD e non assistere all’edizione aggiornata di Botteghe Oscure proprio ora che è ritornato Speranza col suo pallore d’indagato e con i suoi accoliti della sinistra da caviale a peggiorare le cose per i riformisti appassionati. Scrive Roberto Gervaso:“Cada pure il cognome ma almeno se ne senta il tonfo”.

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