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LA FAMIGLIA GLINNI : I CONTI IRLANDESI DI ACERENZA

La famiglia Glinni, i cui avi giunsero dall’Irlanda ad Acerenza ai primi del ‘600, scacciati dalla loro patria, conquistata dagli inglesi, spicca per nobiltà di casato ed intellettuale

I Conti Irlandesi di Acerenza

I rapporti che intercorrono tra la comunità Acheruntina e l’Ambasciata d’Irlanda a Roma hanno stimolato studi sull’origine della famiglia Glinni, nobile casato del paese e ne sono risultati dei legami tra la storia della comunità acheruntina e i fatti dell’Irlanda del 1600:

“La Fuga dei Conti”


La storia:
All’inizio dell’anno 1600, l’Irlanda è sconvolta dalla ennesima rivolta per l’indipendenza contro gli Inglesi.
I rivoltosi , capeggiati dai clan O’ Neill , O’Donnell, Maguire ed O’Connors, sono sostenuti dal Papato e dal Re di Spagna.
In un primo momento la rivolta sembra volgere in favore degli indipendentisti celtici, i quali infliggono pesanti sconfitte agli occupanti.
Dopo tale fase, gli Inglesi riprendono il controllo ed al fine di evitare nuove rivolte, iniziano a sgomberare vaste zone ed in particolare dall’Ulster, sostituendo la popolazione locale con coloni protestanti.
Nel 1607 i capi della rivolta, unitamente ad altre 100 famiglie dell’ aristocrazia dell’Ulster , sono costretti all’esilio, (l’episodio è molto noto nei libri di storia irlandesi con il nome della “Fuga dei Conti-The flight of the Earls). I profughi, dopo un lungo viaggio, arrivano in Italia dove si stabiliscono in parte a Roma, accolti dal Papato, ed in parte a Napoli , nel Regno delle Due Sicilie dove ricevono dei sussidi dal Vicerè di Spagna.
Gli Spagnoli, assegnano quindi delle terre nelle province , al fine di permettere il sostentamento degli esiliati. Ancora oggi sono visitabili a Roma le tombe dei capi celtici della rivolta.

In Basilicata e precisamente nella cittadina di Acerenza, sede Arcivescovile, viene assegnato un palazzo ed altri possedimenti alla famiglia patrizia dei Mc Glinn.

Occorre tener conto che detto paese era all’epoca un importante centro di potere, e zona di notevole importanza economica.


La famiglia adotta nel tempo il cognome nella versione gaelica “GLINNI” foneticamente comprensibile in italiano, già da tempo in uso nell’Ulster,che significa “from the Glens” o più specificatamente “proveniente da Glin”, corrispondente a più località Irlandesi

Si specifica che detto cognome è diffuso in Irlanda nelle variabili “ GLINN- MC GLINN- GLIN – GLYNN- GLINNY .. ecc.

La famiglia Glinni s’impianta stabilmente ad Acerenza e con rami collaterali in Basilicata, pur mantenendo un palazzo anche a Napoli nei quartieri Spagnoli 

Per tale vicenda la piazza di Acerenza prospiciente la Cattedrale ha lo stesso nome di un castello e di diverse località Irlandesi.

Donna Isabella Glinni

– Romanzo –

Rachele Zaza Padula

All’atto della partenza, una promessa: “Isabella ti porto nel cuore. ti scriverò.
Ed Isabella da quel momento non visse che per quelle parole.


Il romanzo è ambientato nella Basilicata del ‘700 pervasa dai primi fermenti liberali di riscatto, interpretati e avvertiti da spiriti illuminati dell’alta borghesia e della nobiltà

In contrasto, qualsiasi tentativo di lotta in nome della libertà e dell’uguaglianza lascia le masse popolari, che vivono e sono vissute nell’ignoranza e nell’abbandono, incredule e indifferenti.

La famiglia Glinni, i cui avi giunsero dall’Irlanda ad Acerenza ai primi del ‘600, scacciati dalla loro patria, conquistata dagli inglesi, spicca per nobiltà di casato ed intellettuale.

Tra i suoi membri ci sono figure indimenticabili: Patrick o Connors, Gran Maestro dei Cavalieri Templari; l’arcidiacono Filippo; il letterato Giuseppe, che aggiunge al suo nome quello di Ottomani come esperto orientalista, maestro e amico di Mario Pagano, il giurista eccellente, il patriota, vittima della Rivoluzione napoletana del 1799; Luigi, il velite dell’esercito napoleonico, morto in Russia nel 1812; Antonio, fisico nella Regia Università di Napoli;  e tante altre, palpitanti di forte umanità appartenenti  alla servitù contadina e domestica di casa Glinni.

Donna Isabella è al centro della narrazione; intorno a lei si muovono i numerosi personaggi e le vicende della famiglia.

Ella affascina per la audacia che la spinge a sfidare consuetudini antiche e per questo diventa il simbolo del mondo che sta cambiando.

Con la sua personalità certamente moderna per l’età in cui vive, personifica le aspirazioni della donna ad  essere protagonista della storia, pur nel rispetto dei ruoli che le sono propri, con onestà di propositi e con grande spirito di sacrificio.

La Basilicata con i suoi silenzi, la sua solitudine, la sua  asperità fa da sfondo.

Tra mito e storia l’autrice fa rivivere, attraverso un linguaggio, volutamente ampio ed evocativo,  atmosfere, usi, costumi, eroismi e quotidianità di un mondo  lontano, che, a guardar bene, ancora oggi sopravvive in alcuni angoli della regione lucana.

In Basilicata il vento, le rocce, gli animali delle foreste, gli alberi raccontano e sono talvolta gli unici testimoni dello sforzo di una regione, che, pur consapevolmente aperta alla nuova civiltà tecnologica e globale, vuole conservare gli echi e i richiami delle proprie tradizioni.


LA CARTOLINA
“…Acerenza è una città, non un paese. La storia non le ha risparmiato gli onori della grande architettura e la natura stessa, ponendola alta a dominio della valle del Bradano e della pianura pugliese, le ha dato l’importanza strategica che i Romani, i Longobardi, la Chiesa sempre le riconobbero nel corso dei secoli, forse a questa sua storia Acerenza deve la sua grandiosa e fredda tristezza che l’esclude da ogni povera vivacità paesana e le rende più fatale l’esodo dei suoi abitanti, più tenace e inspiegabile l’amore di chi rimane a vivere nel silenzio e nella suggestione della sua cattedrale” (Alfonso Gatto, Viaggio in Lucania)

LA STORIA
Le origini di Acerenza risalgono alle prime tribù della Basilicata e, precisamente agli Osci che diedero il nome di Akere alla loro comunità che si trasformò poi in Acheruntia. Nei secoli divenne colonia e prefettura Romana, vastissimo gastaldo Longobardo munita di mura di cinta e di un castello,nel tempo rimaneggiato, il cui impianto è venuto fuori dopo i recenti restauri, e oggi adibito a Museo Diocesano di Arte sacra. In seguito fu occupata dai Normanni nel 1061 con Roberto il Guiscardo e, nello stesso periodo viene elevata al rango di Diocesi Metropolitana con il monaco clunyacense Godano come vescovo. Grazie a questo Vescovo e ai finanziamenti di Roberto il Guiscardo, si iniziò la costruzione di una nuova e più imponente cattedrale. Tuttavia fu Arnaldo, abate di Cluny, venuto al seguito di altri Normanni, che nominato arcivescovo nel 1067, continuò e portò a compimento i lavori di costruzione della Cattedrale, a mezzo di maestranze locali e architetti francesi. Il matrimonio di Costanza, regina normanna, con Enrico IV di Svevia, segna l’inizio della dominazione Sveva nell’Italia Meridionale, e anche Acerenza si schierò con i nuovi signori contro il papato.In seguito gli Angioini, nel 1281 progettarono la costruzione di una nuova cattedrale da erigersi fuori le mura, ma il disegno non fu mai attuato. Dagli Angioini passò agli Aragonesi e, infeudata a baroni avidi, gli acheruntini ricorsero direttamente al sovrano Ferdinando che la rese libera e demaniale e, nel 1476 donò alla città un nuovo stemma per ringraziare della fedeltà mostrata. La città viene gravemente danneggiata dal sisma del 1456 e, nel 1477 con l’avvento della famiglia Ferrillo perde il privilegio di città demaniale. Durante il feudo dei Ferrillo ,Acerenza conobbe un periodo di ripresa e di ricostruzione non solo urbana ma anche artistica. Giacomo Alfonso Ferrillo commissiona la realizzazione di una cripta sotto l’area presbiteriale della cattedrale a un certo Pietro di Muro Lucano, architetto. Allo stesso maestro, nel 1531 vennero affidati i lavori per la ricostruzione del campanile voluto dall’arcivescovo Giovanni Michele Saraceno. Nel corso del XVIII secolo la città vide susseguirsi al potere varie famiglie, dagli Orsini ai Pinelli, dai Pignatelli-Belmonte ai Lancillotti, infine i Panni che, l’acquistarono per 21.500 ducati. Sede del Giudicato di pace nel periodo napoleonico e capoluogo di circondario, dall’unificazione d’Italia fu sede degli uffici del Registro e delle Imposte dirette e del Collegio elettorale.

La famiglia Glinni, i cui avi giunsero dall’Irlanda ad Acerenza ai primi del ‘600, scacciati dalla loro patria, conquistata dagli inglesi, spicca per nobiltà di casato ed intellettuale.

Tra i suoi membri ci sono figure indimenticabili: Patrick o Connors, Gran Maestro dei Cavalieri Templari; l’arcidiacono Filippo; il letterato Giuseppe, che aggiunge al suo nome quello di Ottomani come esperto orientalista, maestro e amico di Mario Pagano, il giurista eccellente, il patriota, vittima della Rivoluzione napoletana del 1799; Luigi, il velite dell’ esercito.

La famiglia Glinni, i cui avi giunsero dall’Irlanda ad Acerenza ai primi del ‘600, scacciati dalla loro patria, conquistata dagli inglesi, spicca per nobiltà di casato ed intellettuale.
Origine del cognome Glinni
Origine
Potrebbe risalire all’epoca sveva e prendere il nome dal paese polacco di Glinno situato nell’area meridionale dell’attuale nazione polacca,oppure più probabilmente deriva dal nome del paese irlandese di Glinni o da quello di Glinn.
Nel 1600 circa, a seguito delle guerre celtiche, il Marchese D.Spinola, luogotenente di Olanda ebbe a collocare in Basilicata, presso suo cugino l’Arcivesco di Acerenza Mons. A.Spinola, i profughi della guerre irlandesi da lui tutelati.
Il cognome Glinni, molto raro, ha un piccolo ceppo nel materano.
Tra i suoi membri ci sono figure indimenticabili:

Patrick o Connors, Gran Maestro dei Cavalieri Templari;

l’arcidiacono Filippo;

il letterato Giuseppe, che aggiunge al suo nome quello di Ottomani come esperto orientalista, maestro e amico di Mario Pagano, il giurista eccellente, il patriota, vittima della Rivoluzione napoletana del 1799;

Luigi, il velite dell’esercito napoleonico, morto in Russia nel 1812;

Antonio, fisico nella Regia Università di Napoli;

e tante altre, palpitanti di forte umanità appartenenti alla servitù contadina e domestica di casa Glinni, napoleonico, morto in Russia nel 1812 

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