CON L’EQUINOZIO INIZIA UFFICIALMENTE LA PRIMAVERA NELL’EMISFERO BOREALE
Come per tutte le altre stagioni, tanti i riferimenti nelle belle arti principali Il suo inizio convenzionale coincide con la Giornata mondiale della poesia
Quando pensiamo alla Primavera subito ci torna alla memoria il celebre dipinto di Sandro Botticelli, dipinto di difficile e variegata interpretazione, nel quale viene evidenziato l’amore in tutte le sue forme proprio perché la stagione primaverile è l’emblema della rinascita ciclica della fisicità e spiritualità non solo di tutti gli esseri umani ma dell’intero Creato. E mi pare che gli ultimi notissimi versi di una poesia di Pablo Neruda pubblicata nel 1924 dedicata all’amore ne siano l’espressione più giusta “Vorrei fare con te quello che la primavera fa con i ciliegi” con un esplicito riferimento all’esplosione di colori e profumi dei ciliegi in fiore. Non è la prima volta che scrivo sulla Primavera che, comunque, si commemora, quasi sempre, per tre volte nel mese di Marzo. Il 1° Marzo cade la Primavera meteorologica, tra il 19 e il 21 Marzo cade quella astronomica cioè l’equinozio che varia per far coincidere l’anno siderale con il calendario gregoriano. Ogni anno dura 365 giorni e 6 ore e per questo ogni quattro anni vi è un anno bisestile e l’equinozio varia la sua data: nel giorno dell’equinozio di Primavera e di Autunno (che avviene a Settembre) ci sono le stesse ore di luce e di buio. L’equinozio di Primavera del 2023 cade il 20 Marzo alle ore 22,24 e da quel momento le ore di luce aumenteranno fino al solstizio d’Estate che avverrà a Giugno. Ma la data del 21 Marzo ormai è considerato il giorno in cui arriva idealmente e convenzionalmente la Primavera e non è un caso che, nel 1999, l’Unesco ha istituito la Giornata Mondiale della poesia che è un arte considerata alla base di tutte le altre forme della creatività letteraria ed artistica. Sicuramente la Prima- vera ha fatto sì che si creassero tanti miti e racconti leggendari legati al suo arrivo: fra tutti il mio preferito è il ratto di Proserpina (nell’Olimpo greco denominata Persefone). Mentre Proserpina giocava nel bosco con le sue amiche nei pressi delle mura di Enna, raccogliendo fiori perché la Primavera era al culmine, Plutone, dio degli Inferi, la nota e si invaghisce e decide di rapirla. Incita i cavalli e si precipita con tutto il carro e con la sua preda nel cratere che si è aperto ai loro piedi. Cerere, madre di Proserpina, cercò la figlia per tutta la terra e quando scoprì che era stata rapita decise di fermare il ciclo della Natura e ovunque vi furono carestie ed epidemie al punto che tutti gli esseri viventi rischiavano di scomparire. Così Giove convinse Plutone a restituire Proserpina alla madre Cerere ma Proserpina aveva mangiato sei chicchi di melagrana e, per questo, fu costretta a trascorrere sei mesi con Plutone in qualità di regina degli Inferi e sei mesi sulla terra con la madre Cerere. In questi sei mesi di ricongiungi- mento fra la madre e la figlia, la Natura si risveglia e produce innumerevoli varietà di fiori e frutti rendendo bellissima la vita sulla terra. Da Ovidio e Goethe in tanti hanno raccontato questo mito che è stato dipinto e scolpito da artisti di chiarissima fama e bravura. La Primavera è strettamente collegata anche alla Pasqua. Dal Concilio di Nicea del 325 si decise che la Pasqua cadeva la prima domenica successiva al primo plenilunio dopo la Primavera. Non dimentichiamo che in inglese il termine che indica la Pasqua è Easter, con una palese provenienza etimologica dalla dea Eostre, divinità legata alla primavera, alla rinascita e alla fertilità. Il legame tra passato pagano e presente cristiano della festa si trova nell’uovo pasquale: tale simbologia si ritrova in un mito celtico della dea Eostre, raffigurata con una testa di lepre mentre depone l’uovo della nuova vita. Ma il simbolo di nascita appare in altre tradizioni. In India un’antica leggenda narra che un essere assoluto, dopo aver dato vita alle acque, vi depose sopra un uovo che al proprio interno generò Brahama, il creatore di ogni cosa: il dio, nel dividerlo in due parti, formò il cielo e la terra. Allo stesso tempo, in un mito orfico greco si narra che in principio, un grande uccello fecondato dal vento depose un uovo d’argento nel ventre dell’oscurità e da esso balzò fuori Eros, che portò alla luce il cosmo intero con le sue creature. Anche il rito dei Sepolcri del giovedì santo può essere ricollegato alle antiche feste primaverili: si usa preparare vasi e cesti di grano e legumi fatti germogliare in penombra e guarniti da fiori e nastri colorati che venivano poi posti sui sepolcri che si allestivano in chiesa con le immagini del Cristo morto. Così come, secondo il mito greco, avveniva nei giardini di Adone dopo la sua morte, quando si seminavano nei vasi semi che, germogliati velocemente, erano gettati in alcune sorgenti insieme con le statuette del defunto, per produrre rinnovamento e fertilità nella natura. Primavera d’intorno Brilla nell’aria, e per li campi esulta, sì che a mirarla intenerisce il core. Odi greggi belar, muggire armenti; gli altri augelli, contenti, a gara insieme, per lo libero ciel fan mille giri, pur festeggiando il loro tempo migliore. In Primavera si risveglia- no fastidiose allergie dovute alla fioritura di molte piante e arbusti e, si dice, che in questo fermento carnale e spirituale, spesso ci si innamora trascinati da un turbinio di desideri fisici e mentali… Maledetta Primavera!
Di Antonella Pellettieri