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IMPERO DE PASCALIS ALLA FRUTTA

Fragole e riciclaggio, blitz Antimafia nel Metapontino: 9 misure cautelari. Svelato il “sistema” per spolpare l’azienda sequestrata
L’inchiesta della Pm Piccininni fa finire la famiglia d’imprenditori agricoli in carcere

Per l’imprenditore agricolo del Metapontino, Aldo De Pascalis, nato a Montalbano Jonico e residente in Scanzano Jonico, che in una intercettazione si lamentava con un familiare per essersi messo «in questo guaio… in questo giro di malavita qua», ancora altri guai giudiziari. Su richiesta della Direzione distrettuale Antimafia presso la Procura della Repubblica di Potenza, dal Gip del capoluogo emesse misure cautelari, 4 in carcere, 4 ai domiciliari, e 1 obbligo di dimora nel comune di residenza, nei confronti di 9 indagati ritenuti, a vario titolo, gravemente indiziati dei delitti di associazione a delinquere, peculato, riciclaggio e auto riciclaggio. Fatti commessi nella provincia di Matera, Policoro e Scanzano, e in numerose regioni italiane quali Piemonte, Lombardia, Toscana, Lazio, Abruzzo e Puglia. Nell’ambito dell’inchiesta “Cagnotta”, risultano, inoltre, indagate anche al- tre 8 persone. Le indagini, ferma restando la presunzione d’innocenza fino a condanna definitiva, hanno disvelato un complesso e strutturato meccanismo che, seconodo l’ipotesi accusatoria, intendeva sottrarre alla futura confisca i proventi delle condotte delittuose già investigate dall’Antimafia di Potenza nei confronti dei medesimi soggetti che ruotano intorno all’imprenditore agricolo Aldo De Pascalis, già rinviato a giudizio per vicende connesse al reimpiego di denaro proveniente dalle attività delittuose poste in essere da soggetti facenti parte di un sodalizio criminale operante nell’area Metapontina, per acquisire terreni, immobili e macchinari, ed acquistare “a nero” prodotti ortofrutticoli provenienti da produttori terzi, dissimulandone la reale provenienza ed indicando, quale fonte produttiva, i terreni intestati, o in uso, alla propria azienda agricola. Lo Stato, nel 2021, aveva sottratto a De Pascalis i suoi compendi aziendali, posti in Amministrazione giudiziaria poiché l’imprenditore accusato, tra le altre cose, di utilizzare capitali illeciti provenienti, in buona parte, dallo spaccio di droga gestito dai fratelli Solimando e De Pascalis, a sua volta, stava cercando di sottrarre quegli stessi beni proprio allo Stato attraverso una persistente e sistematica spoliazione patrimoniale. Nel mirino degli inquirenti anche la “Società agricola Dea Frutta Srl”, riconducibile alla moglie di Aldo De Pascalis, Antonietta Rizzello. Come spiegato dalla Pm Antimafia Anna Gloria Piccininni e dal Procuratore distrettuale Francesco Curcio, tra le condotte delittuose emerse dalle indagini svolte dalla Guardia di Finanza, la distrazione di risorse finanziarie provenienti da erogazioni Agea e di pertinenza della azienda agricola amministrata da Aldo De Pascalis, il trasferimento di utili di pertinenza della azienda agricola amministrata sempre da De Pascalis, che, invece, venivano trasferiti alla “Società agricola Dea Frutta”. Questa pratica avveniva mediante il coinvolgimento di venditori-posteggianti compiacenti, operanti su numerosi mercati ortofrutticoli nazionali, fra cui Milano, Torino, Firenze, Guidonia Montecelio in provincia di Roma e Pescara, i quali sottraevano quote rilevanti di ricavi per incassarne il quantum con consegne di somme in contanti extra-conto, che i coinvolti denominavano “cagnotta”. Sulle fatture risultava un importo fittizio, inferiore all’importo reale incassato. La differenza, nei fondi “neri”. Dall’Antimafia contestata anche la sottrazione di ingenti volumi di prodotto ortofrutticolo destinati ad illegittima commercializzazione, mediante il coinvolgimento attivo di maestranze “infedeli”. Lo stesso De Pascalis è stato colto in fragranza a rubare prodotti dai terreni dell’azienda sotto sequestro. Svelata, pertanto, secondo la Procura, la «sistematica ingerenza nei processi decisionali afferenti la produzione, la commercializzazione e la gestione dell’azienda agricola amministrata, mediante condizionamenti operati dai De Pascalis nei confronti delle sue maestranze» che erano rimaste al servizio dell’Amministratore giudiziario. Quello Per le condotte citate, è stato operato il sequestro dei compendi aziendali di due aziende agricole, ivi compresi terreni, fabbricati, beni mobili e disponibilità finanziarie riconducibili ai De Pascalis. Secondo il teorema accusatorio, l’obiettivo della famiglia di imprenditori agricoli era far fallire la società sotto sequestro, per poi rimanere ope sul mercato con le nuove società comunque riconducibili a De Pascalis. L’Amministratore giudiziario, però, ha denunciato tutto e in tempo. In carcere Aldo, Rossana e Leo De Pascalis e Antonietta Rizzello.

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