“MAGISTRATE FINALMENTE”: 8 STORIE DI DONNE IN 1 LIBRO
La caparbia volontà delle prime otto giudici italiane in un mondo di maschi raccontata tra le pagine del libro di Eliana Di Caro, da pochi giorni in libreria e presentato a Potenza
Graziana Calcagno, Emilia Capelli, Raffaella d’Antonio, Giulia De Marco, Letizia De Martino, Annunziata Izzo, Ada Lepore e Gabriella Luccioli sono questi i nomi delle «temerarie» vincitrici del primo concorso che, nel 1963, aprì le porte della magistratura alle donne. Le loro storie sono riportate, nero su bianco, tra le pagine del libro – da qualche giorno in libreria – di Eliana Di Caro, “Magistrate finalmente. Le prime giudici d’Italia” (edito da Il Mulino) che racconta il percorso che ha portato all’ingresso delle prime donne nella magistratura italiana. Il divieto per le donne italiane di diventare magistrate durò fino a sessant’anni fa, quando, grazie alla legge n.66 del 9 febbraio 1963, le prime di loro poterono partecipare al concorso. L’ingresso della figura femminiel nel corpo giudiziario italiano appare come un’importante momento di emancipazione in un Paese in pieno sviluppo economico e sociale e un definitivo superamento della legge del 1919 che escludeva le donne dagli impieghi implicanti poteri pubblici giurisdizionali, che aveva condizionato anche i nostri padri Costituenti, uomini che, sebbene illuminati, erano ancora vittime di un retaggio maschilista. Un importante momento di emancipazione focus di un dibattito tenuto- si ieri a Potenza direttamente con l’autrice Eliana Di Caro, natìa di Matera e giornalista del Sole 24 Ore che scrive di tematiche attinenti alle donne, ai loro diritti e all’emancipazione femminile. Grazie al suo certosino lavoro d i ricerca, Di Carlo, ha seguito e ben delineato il percorso biografico e professionale – ricostruito attraverso documenti e testimonianze di discendenti e colleghi – con cui lascia che ci si addentro in un’Italia caratterizzata da profondi mutamenti sociali e culturali, in una storia che è corale e individuale In cui le protagoniste sono figure d’eccellenza, sconosciute ai più, che si misero in gioco sfidando il pregiudizio maschilista fortemente radicato tanto in ambito giudiziario quanto in quello sociale e culturale. A dialogare con lei presso il Palazzo della Cultura a Potenza la giornalista Cinzia Grenci, la Presidente della Commissione Pari Opportunità della Regione Basilicata Margherita Perretti, il Sostituto procuratore distrettuale Anna Gloria Piccininni, l’assessore comunale alle Pari Opportunità Vittoria Rotunno e l’assessore comunale alla Cultura Stefania D’Ottavio, che ha raccontato dell’incontro direttamente a Cronache: «È questa una giornata importante per la quale sono assolutamente onorata di aver rilasciato, insieme con la Giunta comunale, il Patrocinio. Parliamo di donne che diventano “Magistrate finalemente”, in un periodo già fertile della storia dei diritti lega- ti alla figura femminile. Siamo poco dopo il 1960 – prosegue D’Ottavio – ed otto donne riescono, grazie alla lotta di altre precedenti a loro, a par- tecipare al concorso da magistrato e a vincerlo. Che cosa accede in realtà che risulta tanto epocale? Che alle donne venga riconosciuto quello che hanno da sempre avuto, in verità: il potere decisionale. In questo caso, proprio di sentenziare. E una sentenza che cosa fa? – enfatizza l’assesore alla Cultura della Città di Potenza – Entra nella nervatura di un popolo e va a modificare e a indirizzare non solo il suo comportamento bensì anche la sua cultura. È bello ed importante ricordare tutto questo – conclude D’Ottavio – che spesso viene dimenticato, e rimarcato oggi grazie anche a questo libro che racconta della forza di volontà di queste donne deve essere stimolo per ognuna di noi di avere come unico nostro “padrone” la grande forza di volontà di cui siamo dotate».