CRIMINOLOGA URSULA FRANCO : ANALISI DI ALCUNI STRALCI INTERVISTA RILASCIATA IL 2 MAGGIO 2006 DA LUCA DELFINO SUL CASO OMICIDIO LUCIANA BIGGI
Se ritenuto ancora pericoloso, dopo l’espiazione della pena (2023), Delfino verrà trasferito in una struttura psichiatrica
UN CASO ALLA VOLTA FINO ALLA FINE CON LA SQUISITA COLLABORAZIONE DELLA NOTA CRIMINOLOGA DOTTORESSA URSULA FRANCO
Omicidio di Luciana Biggi: analisi di alcuni stralci di un’intervista rilasciata da Luca Delfino il 2 maggio 2006
CRIMINOLOGA URSULA FRANCO : ANALISI DI ALCUNI STRALCI INTERVISTA RILASCIATA IL 2 MAGGIO 2006 DA LUCA DELFINO SUL CASO OMICIDIO LUCIANA BIGGI
Luciana Biggi aveva 33 anni quando è stata sgozzata con un coccio di bottiglia in un vicolo di Genova.
All’epoca, Luciana aveva una relazione con Luca Delfino, un ragazzo di 29 anni ed aveva passato con lui la serata.
Delfino, una volta tornato a casa al mattino, aveva chiesto alla compagna del padre di lavargli la camicia e le scarpe
“sporche di vino”
Nel 2011, Delfino è stato processato per l’omicidio della Biggi ed è stato assolto nei 3 gradi di giudizio.
Quattro giorni dopo l’omicidio, il 2 maggio 2006, dopo essere stato sentito come persona informata sui fatti dal pubblico ministero che indagava sull’omicidio della Biggi, Delfino ha scambiato alcune battute con i giornalisti.
In Statement Analysis partiamo dal presupposto che chi parla sia “innocente de facto” e che parli per essere compreso.
Da un “innocente de facto” sospettato di aver ucciso la ex fidanzata ci aspettiamo che neghi in modo credibile e che lo faccia spontaneamente.
Ci aspettiamo anche che nel suo linguaggio non siano presenti indicatori caratteristici delle dichiarazioni di coloro che non dicono il vero.
Un “innocente de facto” non ci sorprenderà, negherà in modo credibile già nelle prime battute.
Ci aspettiamo che Delfino non solo abbia negato in modo credibile di aver ucciso Luciana Biggi, ma che abbia anche mostrato di possedere anche il cosiddetto “muro della verità”, un’impenetrabile barriera psicologica che permette ai soggetti che dicono il vero di limitarsi a rispondere con poche parole in quanto gli stessi non hanno necessità di convincere nessuno di niente, questo perché le dichiarazioni di Luca Delfino che stiamo per analizzare sono state registrate prima che fosse processato per l’omicidio della ex fidanzata Luciana Biggi e poi assolto.
Una negazione credibile è composta da tre componenti:
- il pronome personale “io”;
- l’avverbio di negazione “non” e il verbo al passato “ho”, “non ho”;
- l’accusa “ucciso tizio”.
Una negazione è credibile non solo quando è composta da queste tre componenti, ma anche quando è spontanea, ovvero non è pronunciata ripetendo a pappagallo le parole dell’interlocutore.
La frase “io non ho ucciso Luciana”, seguita dalla frase “ho detto la verità” o “sto dicendo la verità” riferita a “io non ho ucciso Luciana”, è una negazione credibile. Anche “io non ho ucciso Luciana, ho detto la verità, sono innocente” è da considerarsi una negazione credibile.
Luca Delfino: Ci siamo salutati… in modo normale: “Ciao, ciao”.
Poi, oltretutto, non essendo neanche più la miaa… la miaragazza, non posso neanche… cioè… ha la sua vita, non… non è che… po… poteva vedersi con chi voleva, non è che dovevo seguirla “Mi vedo con altra gente, mi vedo con altri ami… Ciao, io vado”.
Purtroppo non è stata diffusa la domanda del giornalista dunque non sappiamo il perchè il Delfino parli dei saluti. Negli omicidi di prossimità un racconto spontaneo dei saluti (Kiss Goodbye) è spesso un segnale linguistico che indica il momento in cui è stato commesso l’omicidio.
Si noti “in modo normale”, parole superflue che il Delfino usa per normalizzare una situazione che evidentemente normale non lo era.
“Poi, oltretutto, non essendo neanche più la miaa… la mia ragazza, non posso neanche… cioè… ha la sua vita, non… non è che… poteva vedersi con chi voleva, non è che dovevo seguirla” sono informazioni non necessarie che servono a Delfino per convincere che lui non avesse motivo per ucciderla.
Il fatto che Luca Delfino parli al negativo “non è che dovevo seguirla” ci induce a pensare il contrario.
Luca Delfino: Eh… lei ha preso la discesa, è andata via e boh… e non so, se ha f… ha preso il telefono, ha fatto il gesto di parlare con altre persone o che le hanno telefonato o che le … o a cui ha telefonato lei, non lo so, cioè… mi ha detto: “Io, dai, io vado, mi devo vedere con gli amici”, qua e là.
Anche in questo caso purtroppo non è stata diffusa la domanda del giornalista dunque non sappiamo il perchè il Delfino parli di una telefonata.
Si noti “qua e là”, Delfino nasconde informazioni.
Giornalista A: Sì, ma quand’è che hai saputo che era morta?
Luca Delfino: L’ho saputoooo… venerdì sera sul tardi. Mi hanno avvisato i miei genitori, io ero a letto, ero stato venerdì sera e venerdì pomeriggio… venerdì sera non sono uscito.
Si noti “L’ho saputoooo… venerdì sera sul tardi”. Delfino prende tempo per rispondere perché evidentemente la domanda è per lui sensitiva.
Giornalista: Perché non sei andato subito alla polizia?
Luca Delfino: Quellooo… è stato il mio errore, il mio errore tra virgolette. Sono rimasto mortificato, sono rimasto scioccato e, su consiglio dei miei genitori, che ero senza parole, io ero un vegetale… ero, mi hanno detto: “Guarda, vieni con noi, cambia aria”. Eeee…. cioè, perché ero… non ho sentito né amici né niente.
È Delfino a dirci di essere “mortificato”. In accordo con il vocabolario Treccani: mortificato agg. [part. pass. di mortificare]. – 1. Che mostra dispiacere e umiliazione insieme: se ne stava in un angolo tutto m.; sono proprio m., ne sono veramente m., per esprimere vivo rincrescimento di aver fatto qualcosa che possa arrecare dispiacere ad altri; anche di animali: come un branco di segugi, dopo aver inseguita invano una lepre, tornano mortificati verso il padrone, co’ musi bassi, e con le code ciondoloni (Manzoni).
Giornalista A: Forse sarebbe stato meglio andare subito.
Luca Delfino: Probabilmente sì. Recarmi subito e dire: “Guardate, è successo così, cosà“. Io son rimasto senza parole perché una cosa così mi ha scioccato.
Si noti “così, cosà”, Delfino nasconde informazioni.
Il giornalista avrebbe dovuto chiedere “è successo così, cosà”, in che senso?
Si noti che Delfino minimizza, dice “una cosa così” invece di “l’omicidio di Luciana”.
Giornalista: Quindi tu respingi tutte le accuse comunque?
È il giornalista a suggerire a Delfino di dire che respinge le accuse. Delfino ha avuto in precedenza l’occasione di negare in modo credibile di aver ucciso Luciana pertanto è un non sense invitarlo a respingere le accuse.
La domanda da fare a Delfino sarebbe stata “Ci dici cosa è successo quella sera?”
Luca Delfino: Le respingo assolutamente. So di essere innocente e nonn… ho nessun problema, chiaramente son preoccupato per tutta questa cosa perché… e cioè… voglio dire eeee… interrogatorio in questura, ore e ore in questura, polizia, perquisizione, avvocato e poi la sofferenza e il dolore che ho perso questa ragazza, perché comunque ha diviso 4 mesi della sua vita con me, io hodiviso 4 mesi della mia vita con lei. Siamo stati insieme, voglio dire non è…
Quando Delfino dice “Le respingo assolutamente” non solo ripete a pappagallo le parole del giornalista, ma mostra di avere bisogno di convincere. Peraltro neanche uno spontaneo “Respingo le accuse” sarebbe stata una negazione credibile. “Respingo le accuse” è un modo di negare le accuse non l’omicidio.
“So di essere innocente” non è una negazione credibile.
La frase in negativo “nonn… ho nessun problema” lascia supporre il contrario.
Giornalista: Tu te la senti di dire che sei innocente, che non l’hai uccisa?
Il giornalista, non si accontenta del tentativo di negare di delfino e lo invita ad essere più incisivo.
Si chiama contaminazione.
Se non è lui spontaneamente a negare, perché suggerirglielo?
Non si ottengono risposte credibili quando si imbocca l’intervistato, anzi lo si aiuta a mentire, ma soprattutto bisogna sempre prendere atto di ciò che un interrogato/intervistato dice e trarre le conclusioni sulla base delle sue spontanee dichiarazioni, non imboccarlo o indurlo a rilasiare dichiaazioni aderenti alle nostre aspettative.
Le regole di un’intervista e quelle di un interrogatorio sono le stesse:
- evitare le domande chiuse che permettono all’interrogato/intervistato di rispondere con un sì o un no;
- evitare le domande multiple per impedire all’interrogato/intervistato di scegliere a quale rispondere;
- non interrompere mai l’interrogato/intervistato; è nei sermoni e nelle tirate oratorie che si trovano spesso informazioni utili ed ammissioni tra le righe;
- non introdurre nuovi termini;
- evitare affermazioni perché non prevedono una risposta;
- evitare giudizi morali perché mettono l’interrogato/intervistato sulla difensiva;
- non suggerire le risposte.
Luca Delfino: (incomprensibile) finora che mi riprendete.
Delfino prende tempo, evidentemente ne ha bisogno per articolare la risposta.
Giornalista: Adesso che ci sono le telecamere, respingi tutte le accuse?
È ancora un giornalista a suggerire a Delfino di dire che respinge le accuse.
Luca Delfino: Respingo tutte le accuse. Io sono innocente. Io non l’ho uccisa. Trovate chi l’ha uccisa.
“Respingo tutte le accuse” è una frase ripetuta a pappagallo, peraltro è un modo di negare le accuse, non l’omicidio.
“Io sono innocente” non è una negazione credibile. Dirsi innocente non equivale a negare l’azione omicidiaria. Peraltro, all’epoca, Delfino “innocente de iure” lo era e lo è rimasto dopo essere stato giudicato.
Le parole di Delfino “Io non l’ho uccisa” non rappresentano una negazione credibile in quanto sono state ripetute a pappagallo.
Una negazione per essere credibile deve essere ben costruita ma anche spontanea e non il frutto di una contaminazione.
Luca Delfino: Mi sento svuotato perchécomunque… perché è mancata una ragazza, una persona cara e p… e perché… è pesante tutto questo. È pesa… è pesa… (interrotto)
Non solo Delfino non ha mai nominato Luciana, ma non è riuscito a dire che è stata uccisa.
Giornalista B: Rischi anche.
In seguito a questa affermazione del giornalista, ci aspettiamo che Delfino neghi in modo credibile.
Luca Delfino: È pesante stare 13 ore, 12, 10, eeee…. anche un’ora sola davanti a un ma… ad un pubblico ministero e dire tutto quello che (incomprensibile).
Delfino perde l’ennesima occasione.
Giornalista: Hai paura?
Un’altra domanda che permetterebbe a Delfino di negare in modo credibile.
Luca Delfino: Ma paura no, dicono: “Pa… male non fare, paura non avere”, però non è una cosa che… non mi capita tutti i giorni, speravo non mi capitasse mai.
Ancora una volta Delfino non nega di aver ucciso Luciana.
“male non fare, paura non avere” non è una negazione credibile.
Delfino è incapace di negare in modo credibile di aver ucciso Luciana e spera che, citando il proverbio “male non fare, paura non avere” siano i suoi interlocutori a trarre conclusioni a lui favorevoli.
Anche Andrea Landolfi Cudia, a processo per l’omicidio della fidanzata, in un’intervista, ha detto: Io non ho paura di nulla, perché “Male non fare, paura non avere”.
Andrea Landolfi Cudia ha citato un proverbio perché è incapace di dire “Io non ho ucciso Sestina”.
Luca Delfino: Devono cercare il colpevole altrove, non sono io.
“Devono cercare il colpevole altrove” e “non sono io” non è una negazione credibile.
CONCLUSIONI
Deception Indicated.
Luca Delfino non ha mai negato in modo credibile di aver ucciso Luciana Biggi e ha mostrato di essere un manipolatore.
Il 10 agosto 2007, a Sanremo, Luca Delfino ha ucciso a coltellate un’altra ex fidanzata Maria Antonella Multari, 33 anni. Per l’omicidio della Multari è stato condannato a 16 anni e 8 mesi di detenzione.
Dopo l’omicidio della Multari, Delfino è stato sottoposto a perizia psichiatrica e gli è stato riconosciuto un vizio parziale di mente.
Secondo lo psichiatra che lo ha analizzato, professor Pietro Ciliberti, Luca Delfino ha un “gravissimo disturbo misto di personalità in cui predominano tratti borderline, paranoidei, antisociali, narcisistici e sadici”, è incapace di accettare le frustrazioni e soprattutto l’abbandono ed è socialmente pericoloso.
Se ritenuto ancora pericoloso, dopo l’espiazione della pena (2023), Delfino verrà trasferito in una struttura psichiatrica
Luca Delfino sconta la pena nel carcere di Pontedecimo.