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BENNARDI DI NUOVO IN CRISI

CAOS MATERA Fastidi per l’attivismo di Lisurici (ex Lega, ma non troppo), ma non solo: il sindaco ricorteggia Volt

Articolo di Bruna Tataranni

MATERA.

Da mesi Domenico Bennardi assiste al dibattito per il secondo rimpasto della sua Giunta quasi senza toccare palla. I king maker degli assessori e del presidente del Consiglio comunale (da nominare o da riconfermare) stanno altrove: Antonio Materdomini (M5S) e Vincenzo Santochirico (Campodemocratico) sono sempre attivissimi in riunioni e conciliaboli in cui immaginano nuovi scenari politici e nel contattare questo o quel consigliere da aggregare ad una maggioranza sempre più cangiante. E mentre gli esponenti che potrebbero dare vita al gruppo di Azione restano in attesa di sviluppi e del concretizzarsi delle promesse ricevute, c’è chi come il capogruppo della Lega Francesco Lisurici (che pur non avendo rinnovato la tessera della Lega non ha lasciato il gruppo consiliare per non perdere il ruolo di capogruppo) è impegnatissimo nei nuovi panni di esponente di mag- gioranza sempre più ascoltato e decisivo nelle scelte. Il sindaco Bennardi non batte ciglio (preoccupato più che altro per le vicende giudiziarie), ad essere in imbarazzo sono soprattutto quei consiglieri ed esponenti politici che nel 2020 diedero vita alla coalizione che vinse le elezioni. Con Volt autoesclusa dal giro di poltrone e dalla stessa maggioranza, la giostra di strategie e capovolgimenti è sicuramente maldigeri- ta dal segretario dei Verdi Giuseppe Digilio (benchè confermatissimo al suo posto di assessore all’Ambiente) e da consiglieri co- munali che sembrano pentiti delle scelte che hanno stravolto la maggioranza. In qualcuno si fa strada l’idea di cospargersi il capo di cenere e chiedere il reinte- gro di Volt in giunta e in maggioranza e, con qualche resistenza in più, anche alle consigliere di Matera 3.0 Filomena Tosti e Cinzia Scarciolla. Un’idea che i diretti interessati non sembrano avere alcuna intenzione di cogliere: l’Amministrazione Bennardi – è questo il ragionamento – non è solo in crisi di numeri, ma non riesce a produrre nessun risultato concreto per la città, nonostante Bennardi e i suoi si sforzino di comunicare il contrario in un perpetuo e compulsivo selfie sui social network. L’ipotesi di tornare all’antico acuisce i dissapori già evidenti al- l’interno dei gruppi di maggioranza, e Michele Paterino in particolar modo non perde occasione per sfogare nei corridoi del palazzo di via Moro e nelle pause del Consiglio comunale la sua insofferenza nei confronti di quelli che definisce governisti e poltronisti che gli siedono accanto. Resta il fatto che il risiko delle poltrone trova ostacoli invalicabili anche a causa dei lauti stipendi (indennità) che consentono a Bennardi di portare a casa più di 8.000 euro al mese (l’anno prossimo saranno quasi 10.000) e agli assessori che non percepiscono altri redditi da lavoro come ad esempio Angelo Cotugno, di ricevere poco meno di 5.000 euro al mese, che l’anno prossimo diventeranno quasi 6.000.

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