“LUCANITÀ SARACENA”, UN SUCCESSO AL NORD
La Basilicata che piace di Vincenzo Capodiferro
È stato presentato sabato 25 marzo alle ore 16.00, presso l’oratorio della parrocchia dei Santi Erasmo e Teodoro a Cassinetta di Biandronno, il volume “Lucanità saracena. Tra poesia e fotografia”, edito da Monetti editore di Battipaglia, dei cugini Prospero, preside in pensione, e Valerio Cascini, avvocato residente a Torino, entrambi originari di Castelsaraceno, in Provincia di Potenza. Sono intervenuti: il sindaco di Biandronno, Massimo Porotti, il sindaco di Albizzate Mirko Zorzo, il professore Vincenzo Capodiferro, l’editore Salvatore Monetti e gli autori. Hanno letto le poesie in vernacolo ed in italiano Angelica De Mare, Mariella Cirigliano, Marisa Titolo, e Rosario Cirigliano, l’affettuoso mastro Rosario di Scupolo, da tanti anni residente a Travedona Monate. Si ringrazia il parroco don Luigino Aldegheri per la disponibilità concessa. Folta ed accorata è stata la partecipazione popolare, soprattutto della popolazione di Castelsaraceno, residente da anni nella zona di Ternate, Biandronno e Cassinetta. Ha accompagnato con la fisarmonica l’artista e scrittore Enea Biumi. Sentita e numerosa è stata la partecipazione dei castellani: “Casteddo nosto, gagliardo e tosto”. Ricordiamolo stemma che rappresenta un forzuto che sradica due alberi che tiene sulle braccia, con la scritta: “Fortes invicta roboris prodigia”. È stato un momento intenso, di ritrovo, di riabbraccio, molto commovente e sincero. Tanti di Castelsaraceno sono per- venuti proprio a lavorare nella grande Ignis, sotto la protezione offerta dal grande illuminato industriale Giovanni Borghi (1910-1975). Hanno fatto sacrifici e si sono realizzati, ma non hanno mai dimenticato le loro radici, hanno portato con loro le tracce della “Lucanità” di cui si parlava. Basti ricordare che a Ternate, in piazza, c’è il Castel Bar. “Lucanità saracena” raccoglie componimenti in vernacolo di Valerio Cascini e in italiano di Prospero Antonio Cascini, testimonianza forte ed inedita della civiltà contadina, quella civiltà che aveva ammaliato tutti, da Levi a Scotellaro, accompagnata anche da fotografie molto intense.
Di Vincenzo Capodiferro